“La invitiamo a partecipare alla straordinaria economia degli Stati Uniti, di gran lunga il mercato numero uno al mondo. Non vediamo l’ora di collaborare con voi come vostro partner commerciale per molti anni a venire”. Comincia così la lettera che Trump ha inviato sabato scorso alla Presidente della Commissione Europea Von der Leyen, per conto dei 27 paesi che compongono l’Unione.

Robert Engle ha vinto il premio Nobel per l’economia nel 2003 proprio per i suoi metodi di analisi sulle serie storiche dei comportamenti, delle azioni e reazioni dei mercati rispetto a shock imprevisti. Così ha dichiarato ad un quotidiano italiano: “Ormai sembra un quiz televisivo a premi, in cui il confine fra il reale e il paradossale si sta sfumando. È un modo terrificante di interpretare la presidenza di un Paese importante come gli Stati Uniti e un modo di giocare con l’economia mondiale senza precedenti. Non si è mai visto un presidente che decide e dispone sui destini del pianeta dalla sua camera da letto, armato di un cellulare, con un semplice messaggio su un social network”.

Nella lettera in cui il presidente Trump, con toni provocatori, annuncia per l’ennesima volta dazi pesantissimi sull’export europeo l’EmiliaRomagna sarebbe particolarmente colpita, in quanto è la regione italiana con il più alto “export pro capite” verso gli Stati Uniti, che supera complessivamente i 10 miliardi di euro all’anno.

La lettera è un esempio rappresentativo di una visione economico-politica protezionista, unilaterale e strumentale della cooperazione internazionale, con alcune implicazioni forti, che meritano un breve approfondimento.

Innanzi tutto questo passo mira a costringere le imprese europee a portare le loro produzioni negli Stati Uniti. Questo equivale a premiare chi abbandona il proprio sistema economico nazionale, non in base a logiche di mercato, ma a decisioni politiche imposte e chi non accetta subisce sanzioni economiche: per la prima volta assistiamo ad un vero e proprio dumping geopolitico e non economico.

La frase “Il nostro deficit commerciale con l’Unione Europea è una minaccia alla sicurezza nazionale” rivela il concetto di sicurezza interna come una giustificazione per azioni aggressive sul piano commerciale, calpestando ogni accordo commerciale internazionale.

Ovviamente dai primi passi della sua presidenza abbiamo capito che gli Stati Uniti non sono più un alleato, ma un competitore che usa il proprio potere per indebolire gli altri.
In estrema sintesi la cooperazione tra alleati vale solo se vantaggiosa per gli USA: la visione di Trump è il manifesto ideologico di un mondo che sta tornando al commercio internazionale basato sulla forza militare.

Non a caso poche settimane fa è stato chiuso l’accordo della NATO, guidata del Segretario Generale Rutte, per portare le spese in armamenti al 5 per cento del PIL, occasione dove sarebbe stato auspicabile trovare un accordo complessivo tra investimenti e dazi tra USA ed Europa.

L’Europa dovrà battere un colpo, cercando di essere protagonista attiva, in un mondo che dal 20 gennaio scorso sembra diventato irriconoscibile.

Tiziano Conti

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Trump ha inviato a Ursula von der Leyen una lettera pubblica in cui rivendica rapporti commerciali più equilibrati tra USA e UE, con toni protezionisti.