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Dal 7 maggio 1899:
il Piccolo

La copia del primo numero conservato in archivio, datato 7 maggio 1899, porta in alto la firma in bella grafia: A.Medri. Antonio Medri, sindacalista, rappresentante di quel vivace mondo cattolico faentino da sempre pungolo per la città e l’Italia intera. Nell’editoriale di quelle prime quattro pagine, “Per intenderci”, si comincia. “Il giornale è per eccellenza il libro del popolo”.

E il Piccolo fu da subito libro per alfabetizzare il popolo, soprattutto delle campagne, e guidarlo a capire il contesto di tempi nei quali le utopie socialista e massonica sembravano farla da padrone. “Opporci ai pregiudizi che la credulità e l’inganno diffondono nel popolo, tener calcolo di quanto può giovare a migliorare i costumi, la salute, la fortuna, l’istruzione di ogni specie” diventa il compito che la redazione si assume.

Fra i principali protagonisti degli albori il vescovo Cantagalli, il conte Zucchini e mons. Francesco Lanzoni. Poi arrivò il confronto scontro con l’utopia fascista. Fino alla censura evidente su più edizioni e l’irruzione di devastatori in redazione. Fu dura superare quella stagione che ebbe l’epilogo nella guerra mondiale. Ma la vita della redazione ha proseguito il suo cammino fino ai giorni nostri, passando per il tempo del collateralismo democristiano, senza mancare di esprimere le doverose osservazioni di cattolici popolari appassionati della vita della città degli uomini. Tanto appassionati dal giungere, nel 1999 a festeggiare il secolo di edizioni con un convegno nazionale promosso in collaborazione con la Fisc e incentrato sulla tematica insorgente allora dell’immigrazione extra comunitaria.