Al 31 dicembre 2022 le istituzioni non profit attive in Italia sono 360.061 e, complessivamente, impiegano 919.431 dipendenti. 

In Italia oggi contano anche 59.000 cooperative, dato che equivale al 30% delle cooperative europee, che nel nostro paese hanno un valore aggiunto di 151 miliardi di euro, ovvero l’8% del PIL. Esse coinvolgono oltre 12 milioni di soci e socie e quasi 2 milioni di lavoratori e lavoratrici (7% del totale). 

La ricchezza di questo mondo ha prodotto una grande varietà di forme organizzative: cooperative di consumo, di produzione, di lavoro, cooperative sociali, banche di credito cooperativo, banche etiche, fondi etici, commercio equo e solidale, cooperative di comunità, fondazioni di comunità. Il terzo settore e la cooperazione sono due polmoni del nostro paese che rispondono all’invito di Mattarella di fine anno “2025 è l’anno della speranza, dobbiamo tradurla in realtà coltivando fiducia, riorientando il modo di vivere insieme… contro la forza centrifuga che ci polarizza e radicalizza…. Il rispetto è la parola dell’anno, primo passo verso il dialogo”. “La speranza non può tradursi solo in attesa inoperosa. La speranza siamo noi, il nostro impegno, le nostre scelte”  La direzione di marcia per il futuro dovrebbe essere quella dell’ibridazione. 

Gli ibridi organizzativi introducono un nuovo modo di fare impresa, poiché il loro obiettivo principale è ottenere miglioramenti di innovazione sociale attraverso un’attività commerciale. In Italia numerosi sono i tentativi che recentemente sono stati sviluppati di affrontare i bisogni sociali per creare benessere e aumentare i livelli di crescita delle comunità attraverso l’introduzione di nuove forme di imprenditorialità sociale. Basta con la separazione tra chi crea valore economico senza preoccuparsi dei danni collaterali sociali ed ambientali e il terzo settore che viene considerato alla stregua della Croce Rossa che mette i cerotti. Il profit diventa più ricco di senso con la responsabilità sociale ed ambientale e il non profit potrebbe creare “valore con i valori”. E la vita per chi lavora in queste organizzazioni diventa più ricca di senso.

Il terzo settore non solo risolve problemi, ma crea partecipazione e cittadinanza attiva, la linfa di cui ha bisogno l’albero della democrazia per sopravvivere e prosperare. In questi anni sono state identificate buone pratiche, costruito reti, prodotto cultura attraverso la rete dei festival, identificato un nuovo genere musicale. Questo ha generato relazioni, fiducia, cooperazione, cittadinanza attiva, partecipazione, scambio di doni reciprocità. E che oggi serva nuovo slancio al sistema della democrazia per dare un futuro al nostro paese, dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti!

Tiziano Conti