«Tessere relazioni nuove, fraterne, generose, libere: questa è la sfida racchiusa nella nostra fede». È questo il messaggio lasciato dal vescovo, monsignor Mario Toso, alla chiesa di San Giuseppe al termine della visita all’Unità pastorale Faenza Est (che comprende anche San Marco, San Pier Laguna). Nell’omelia il vescovo ha sottolineato che «la propria comunità e la propria associazione divengono più belle e attrattive se ci impegniamo non solo a ricevere ma anche a dare. Per riuscire in ciò, impegniamoci a trovare maestri di spirito, disponibili ad accompagnarci per cogliere il sogno di Dio su di noi. Tutti i santi hanno ricercato e avuto guide spirituali. L’accompagnamento spirituale e la partecipazione al sacramento della riconciliazione sono il segreto per far crescere nella Chiesa vocazioni forti al matrimonio, al sacerdozio e alla vita consacrata».
“L’Unità pastorale deve divenire unità dei cuori nel cuore di Cristo”
Il vescovo ha poi indicato alcuni segni dell’incontro e dell’unione con il Signore, il missionario per eccellenza. «Il primo – ha detto – è la condivisione e la corresponsabilità nell’evangelizzazione. L’Unità pastorale non può rimanere una espressione vuota. Deve diventare un’effettiva unità dei cuori nel cuore di Cristo, come ci sollecita a vivere l’ultima enciclica di papa Francesco Dilexit nos. Condividiamo prospettive pastorali, risorse, gestione delle iniziative formative, in ordine all’annuncio del Vangelo da parte di tutti. Come battezzati in Cristo siamo chiamati a camminare insieme, siamo sollecitati a convergere, ad essere Paradiso gli uni degli altri: per annunciare a tutti il Vangelo di salvezza del Crocifisso e del Risorto. Specie in una situazione di estrema secolarizzazione, di crescita dell’analfabetismo religioso, di percorsi formativi talora disparati se non paralleli, bisogna unire le forze, occorre coltivare un sentire comune».
“Serve una rinnovata conversione missionaria e pastorale”
«Abbiamo bisogno – ha sintetizzato – di una rinnovata conversione missionaria e pastorale, da parte di tutte le nostre associazioni, di tutte le nostre strutture ecclesiali e sociali. Non possiamo negarci che oggi l’evangelizzazione e la fede sono il “caso serio” della Chiesa» e «l’impegno missionario va vissuto anche nei confronti di quei cristiani che immigrano nel nostro Paese, per varie ragioni. A fronte di non pochi immigrati e stranieri dobbiamo investire insieme, in cammini di integrazione a livello sociale, linguistico, etico, culturale, soprattutto a livello di dialogo religioso». È poi sempre più urgente risvegliare e promuovere i molteplici carismi laicali che lo Spirito non smette di donare alle nostre comunità. «Non possiamo accontentarci di laici che “collaborano” saltuariamente – ha evidenziato monsignor Toso – abbiamo bisogno di laici corresponsabili, ossia di persone generose che sappiano fare costantemente proprie le necessità della Chiesa. Non bastano i tanti ministeri “di fatto”, ma abbiamo bisogno di persone che sappiano sostenere, in maniera stabile, le attività delle comunità ecclesiali, dei gruppi, il lavoro pastorale del parroco, con l’ausilio di gruppi ministeriali, composti da persone scelte, preparate, infiammate di amore per Cristo». «Ascoltando il Signore, dando tutto noi stessi a Lui, nell’annuncio, nella celebrazione, nella carità – ha concluso il vescovo -, la vita dei credenti diventa più ricca di senso, più eloquente sul piano della testimonianza: abbiamo bisogno di cristiani innamorati del Signore, cattolici che hanno il “sapore” evangelico, che non sono insipidi e che non mimetizzano la propria identità. Non dobbiamo aver paura di amare con «tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» il Signore Gesù».