“E ora nessuno più osi parlare male dei giovani”. Sono parole, volti, energie, storie decisamente fuori dai cliché quelle che si sono viste ed ascoltate, ieri sera alle Indie di Pinarella per il “Gmg Party”. Oltre 700 giovani da tutta la Romagna si sono dati appuntamento assieme ai loro educatori e ai vescovi di Forlì-Bertinoro, Livio Corazza e all’arcivescovo Lorenzo per la prima tappa estiva di preparazione alla Gmg di Lisbona organizzata dalle Pastorali giovanili di tutta la Romagna.
Sulla strada per la capitale portoghese, il primo passo che si è deciso di fare, insieme, tra diocesi sorelle della Romagna, è quello della memoria, delle ferite che hanno segnato questa terra con l’alluvione e della straordinaria risposta solidale che è venuta proprio dai giovani. Un “moto interiore” l’abbiamo definito nell’editoriale firmato da tutti i direttori del settimanali diocesani della Romagna, che ricorda quel “si alzò e andò in fretta” di Maria al centro del brano biblico di riferimento della prossima Gmg. E che unisce, anche a livello ecclesiale, la Romagna.
“Non possiamo farci scivolare addosso quello che è successo – spiega a inizio serata don Marcello Palazzi, direttore della Pastorale Giovanile della Diocesi di Cesena-Sarsina – dobbiamo raccontare, raccontarci, quel che è successo”.
A raccontare partono Marco, Lorenzo ed Elena, volontari dell’Azione Cattolica di Faenza: “Ho visto tanta acqua, distruzione e disperazione in queste settimane. La mia città come non l’avevo mai vista. Ma c’era anche speranza, senso di gratitudine, solidarietà”, dice Elena. “Oggi c’è voglia di ripartire in città, si sente molto, e scalda il cuore”, aggiunge Marco. “Quando andavamo nelle case, ci presentavamo come volontari di Azione cattolica – racconta Lorenzo -. E qualcuno ci ha chiesto dove fosse Dio in quella situazione. Sul momento siamo stati in silenzio. Ma in cuor nostro abbiamo sperato di essere quella piccola e calda luce di Dio che ti sta accanto nelle difficoltà”.
“Dov’è Dio?”. “Il loro”, è la risposta sovra-impressa all’immagine sorridente dei ragazzi del fango che hanno percorso la Romagna in queste settimane. Cartolina che dice tanto di queste settimane di fango e cuore, in Romagna, inviata al vescovo di Forlì da una suora di clausura.
C’è poi il racconto di Maria Vittoria, di Forlì, alluvionata e ospitata con la sua famiglia a casa di amici: “E’ un’esperienza che non si riesce a spiegare con le parole. Ci sono state lacrime, dolore, disperazione ma anche forza, coraggio e determinazione. In pochi minuti, abbiamo visto azzerarsi casa, affetti, lavoro e ricordi. Ma c’è stata anche tanta fraternità e solidarietà. Non conoscevamo molto i nostri vicini di casa, ma dal giorno dopo l’alluvione, siamo come fratelli”. E non solo con loro: “Ho incontrato Anna, che veniva di Verona ed si è fatta tutta la strada a piedi dal casello dell’autostrada fino a casa mia per dare una mano. Non ci conoscevamo nemmeno. La settimana dopo è tornata con le sue due sorelle e 5 amici. Devo ringraziare, e basta”.
È anche l’esperienza anche di Pol, si fa chiamare così, da Ferrara: “Quando abbiamo sentito cos’era successo, abbiamo lasciato quello che stavamo facendo e siamo partiti. Abbiamo fatto quel che c’era da fare. Dovevamo portare quella luce e quel coraggio che date voi a tutti. Voi, romagnoli, ci date tre volte la carica, siamo noi a dovervi ringraziare perché ci insegnate a vivere al 100 per cento”.
Ancora, sotto le luci stroboscopiche delle Indie, hanno portato la loro testimonianza Luca e Arianna di Cesena: “Erano tante le difficoltà, ma eravamo tanti anche noi giovani, con la voglia di fare qualcosa. Per molti siamo stati un appoggio, per qualcuno un’ancora: questa è òa cosa più bella”. “Ci ricorderemo della forza di volontà delle persone colpite – dice Arianna -, e del nostro bisogno di voler aiutare e dell’unione che ha creato tra noi”.
Ed è da qui che si può ripartire, ha spiegato il vescovo di Forlì, Livio Corazza commentando il brano del Vangelo di Gesù che seda la tempesta (Marco 4,35-41): “‘Coraggio, non abbiate paura, sono io’, ci dice Gesù. La paura ci blocca. Quello che ci aiuta a uscirne – spiega il vescovo – è essere insieme, sulla stessa barca. E imbarcare Gesù”. Sono le storie che hanno raccontato i ragazzi durante tutta la serata. Ma anche il vescovo Livio ha esempi concreti da portare: “Anche noi siamo stati isolati nel seminario di Forlì per alcuni giorni, assieme ad alcuni sacerdoti anziani. Quando l’acqua ha lasciato il posto al fango, mi hanno chiamato alcuni rappresentanti della comunità islamica di Forlì per chiedere di se potevano dare una mano e così hanno fatto. È una storia di amicizia e solidarietà, oltre che di dialogo interreligioso – commenta -. In quei giorni ho visto tanto disastro ma nel cuore avevo anche tanta gioia perché vedevo tanta solidarietà”.
L’immagine finale, che lascia ai giovani, è quella della “Madonna del fango”, dipinta pochi giorni dopo l’alluvione da ranco Vignazia: “Richiama la nostra Madonna del Fuoco, che è stata salvata dall’incendio di una scuola. Col suo manto accoglie tanti ragazzi e ha ai suoi piedi pale e strumenti di lavoro. Questa esperienza ci ha mostrato quanto siamo capaci di fare del bene e quanto bene ci sia dentro di noi”.
A tarda sera è tempo di musica, alle Indie, non prima però di aver dato spazio a risonanze sui passi del Vangelo che affiorano al cuore dei tanti ragazzi riuniti qui, e di un Padre Nostro che concretezza la fraternità, filo rosso della serata.
L’appuntamento per tutti, vescovi compresi, è alla Gmg di Lisbona. Ma anche dopo, spiega il vescovo Livio: “Credo sia importante riflettere su quel che è accaduto in queste settimane: su come è potuto accadere, se ci sia una nostra responsabilità, se ci siano stili di vita che devono cambiare. Lo farei in settembre, nel tempo nel quale la Chiesa ringrazia per il Creato. A Maria chiediamo la capacità di risorgere e incoraggiare chi è nel fango”