Potevano finire nell’immondizia. E invece vanno nelle mani di chi ha bisogno. Ci sono yogurt che scadono a breve oppure barattoli di legumi ammaccati. Sono ancora buoni da mangiare, ma non abbastanza per la società dei consumi. Ogni giorno quintali di eccedenze alimentari vengono sprecate, ma grazie a un grande lavoro di rete e a tanti volontari, quello che per alcuni è eccesso qui diventa un pranzo caldo da condividere. Mouhamadou Ndaye ha 26 anni e da giugno sta svolgendo il servizio civile alla Caritas di Faenza. Tra le tante attività che svolge al Centro di ascolto diocesano, c’è anche quella del recupero delle eccedenze alimentari dai supermercati.
“Una corsa contro il tempo per portare il cibo in eccesso a chi ha bisogno”

Questo cibo viene poi donato in pacchi viveri o utilizzato alla mensa per i poveri di via d’Azzo Ubaldini, dove i cuochi fanno del loro meglio per ottimizzare i pasti di modo che meno cibo possibile venga sprecato. Una corsa contro il tempo. «Ogni lunedì, per esempio andiamo al Conad Arena – racconta Ndaye -, dove ci vengono donati cibi in scadenza o in scatole danneggiate che non possono più essere messe in vendita. Si tratta in particolare di latte, frutta e verdura, pasta, yogurt, a volte carne. Ogni volta riusciamo a riempire da tre a sette casse, che portiamo al Centro di ascolto. Il venerdì siamo invece al supermercato Aldi, mentre una volta a settimana passiamo anche da un fornaio in corso Mazzini che ci dona il pane invenduto». Una volta recuperati, i volontari fanno una selezione accurata degli alimenti, suddividendoli per data di scadenza. Si valuta quello che deve essere subito cucinato in mensa, anche il giorno stesso, e cosa invece può andare bene per i giorni successivi. Poi si preparano i pacchi viveri per le famiglie, che vengono a ritirarli direttamente al Centro di ascolto. Ogni pacco ha precise indicazioni su come deve essere composto in base al nucleo famigliare che ne fa richiesta. Il cibo recuperato dai supermercati si aggiunge a quello proveniente dal Banco Alimentare e dalle donazioni di privati, in particolare la frutta e verdura dei contadini.
Dalle lezioni di italiano alle attività al Centro di Ascolto: il servizio civile è un anno per gli altri

Un servizio che porta a creare nuovi legami e relazioni, mettendo alla luce una “città invisibile” che spesso rimane nascosta. «A una signora che non può muoversi – dice Mouhamadou – porto il pacco viveri direttamente a casa, ed è un’esperienza davvero significativa. Così come mi ha colpito molto quando ho visto presentarsi alla Caritas una persona che conoscevo e che ha perso il lavoro: sicuramente questo servizio ti apre gli occhi su una realtà che altrimenti non avresti visto». Oltre al servizio di raccolta di eccedenze alimentari, Mouhmadou aiuta nelle lezioni di italiano per stranieri e coordina gli appuntamenti per gli ascolti. «Alle lezioni abbiamo avuto negli ultimi tempi molti ucraini – spiega – poi ci sono tanti africani, che suddividiamo in classi in base alle competenze linguistiche».
“Questa esperienza mi ha insegnato a non avere vergogna nel chiedere aiuto”
Il servizio civile è per Mouhmadou un’esperienza avvincente e che fa crescere, in particolare nel modo di rapportarsi con gli altri. «Ho imparato a non vergognarmi nel chiedere aiuto e a raccontare di più me stesso. Può essere il bisogno di viveri o di altro, ma c’è sempre un momento in cui, ricco o povero, si ha bisogno di una mano. Quest’anno in Caritas mi ha insegnato a non essere indifferente al prossimo e a non giudicarlo. Non sai mai cosa sta passando la persona che ti sta a fianco, per questo bisogna sempre essere gentili».
Per approfondire le esperienze di servizio civile nel 2023 in Caritas per giovani dai 18 ai 28 anni, leggi qui. Il bando scade il 10 febbraio 2023.