Sebastian ha 23 anni e da maggio sta vivendo un’esperienza di servizio civile al Centro di ascolto della Caritas di Faenza. Una scelta che nasce dal desiderio di restituire un po’ dell’aiuto ricevuto in passato e che si sta rivelando una preziosa occasione di crescita personale e relazionale. «Dopo il Covid non sapevo dove sbattere la testa», racconta Sebastian con la sincerità che lo contraddistingue. «Non ho terminato le superiori e mi sono trovato in una sorta di limbo. Anni fa, la mia famiglia aveva chiesto aiuto proprio alla Caritas, così ho pensato che impegnarmi in questa realtà fosse un modo per rendere il favore». Da qui la decisione di intraprendere il servizio civile, che oggi rappresenta per lui un punto fermo e una fonte di soddisfazione quotidiana.
Le attività al Centro di ascolto diocesano, accanto ai più bisognosi
Al Centro di ascolto, Sebastian si occupa di accoglienza: risponde alle telefonate, organizza gli appuntamenti e orienta le persone che si rivolgono alla Caritas. Tra i suoi incarichi ci sono stati anche turni alla mensa, dove ha contribuito alla distribuzione dei pasti, e attività più pratiche come la gestione del magazzino viveri. Tuttavia, quest’ultimo compito si è rivelato emotivamente impegnativo: «Distribuire i viveri è stato difficile perché mi ha riportato indietro a quando eravamo io e la mia famiglia a chiedere aiuto». Durante questi mesi, Sebastian ha trovato grande soddisfazione nel costruire rapporti significativi con gli ospiti della Caritas. «Alcuni sono molto amichevoli e si fermano a chiacchierare, altri hanno solo bisogno di essere ascoltati. Quello che mi colpisce è come riesco a relazionarmi anche con le persone più difficili, quelle che all’inizio sembravano chiuse a ogni dialogo. Quando cercano proprio me per parlare, mi sento gratificato».
“Un’esperienza che fa crescere”
Un episodio recente lo ha emozionato in particolare: «Un nostro ospite è riuscito a trovare una sistemazione stabile e non dovrà più appoggiarsi al dormitorio. Lo conosco da mesi, so quanto desiderava una camera sua. Mi dispiace non vederlo più, ma sono felicissimo per lui». Sebastian non ha dubbi: il servizio civile gli ha insegnato tanto, soprattutto su se stesso. «All’inizio non avevo nemmeno il coraggio di rispondere al telefono. Ora non solo lo faccio, ma riesco a gestire situazioni e impegni che prima mi spaventavano. Anche nella vita quotidiana sto imparando a risolvere conflitti e ad affrontare le difficoltà con più serenità». Le formazioni offerte dalla Caritas hanno giocato un ruolo chiave in questa evoluzione: «Mi hanno aperto mondi nuovi».
Sorpresa, aiuto e realizzazione: così riassume il suo anno di servizio civile, un’esperienza che definisce uno strumento per affrontare la vita. «È come un attrezzo che inizialmente sembra inutile, ma che, una volta imparato a usarlo, si rivela molto più prezioso di quanto immaginassi».
Samuele Marchi