Siamo custodi e non proprietari di ciò che abbiamo. È con questo spirito che, dal 1972, il Comitato di Amicizia opera in tredici paesi al mondo, tra Africa, America del Sud e Asia, con l’obiettivo di combattere la povertà e l’emarginazione, sostenendo progetti sanitari e di primo soccorso e promuovendo scolarizzazione, alfabetizzazione e accesso al lavoro. Per finanziare questi progetti il Comitato di Amicizia gestisce il centro di raccolta materiali a Faenza, dove vengono selezionati e recuperati oggetti. A farlo sono i volontari e ben 38 dipendenti, tra cui persone diversamente abili e in condizioni di fragilità, in un’ottica di inclusione sociale.

L’allagamento arrivato dalle foglie “Diverse perplessità circa l’operato di Hera”

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Il centro di raccolta ha sede in via Argine Lamone Levante e nella notte tra il 18 e il 19 settembre è stato invaso dalle acque per la terza volta, in sedici mesi. “In realtà per noi si tratta della quarta alluvione – dice Raffaele Gaddoni, presidente del Comitato dal 1972 al 2022 e ancora impegnato nelle attività. Già qualche anno fa la nostra sede si era allagata e l’acqua non è mai arrivata dal fiume ma sempre dalle fogne”. Anche qui l’ultimo allagamento è stato prodotto dall’impianto fognario che tanti problemi ha causato in diverse zone di Faenza, tra cui Orto Bertoni, via Ponte Romano e via Lapi, con diverse perplessità circa l’operato di Hera e l’assoluta certezza che si tratta di un problema non più procrastinabile ma che deve essere risolto con la massima urgenza.

“Stavolta l’acqua maleodorante è arrivata oltre il metro di altezza – prosegue Gaddoni – e davvero non comprendiamo perché ogni volta la nostra sede si deve allagare a causa delle fogne. A maggio 2023 in via De Gasperi c’erano molti metri d’acqua e la situazione era diversa, stavolta invece l’acqua è arrivata esclusivamente dalla fognatura e infatti ci sono cittadini che vengono a consegnare del materiale che si stupiscono di trovare la nostra sede allagata, vedendo che la zona circostante si è salvata. Ci siamo rivolti al sindaco per risolvere questo annoso problema ma non abbiamo avuto nessuna risposta, non c’è stato nessun sopralluogo da parte di tecnici per provare a trovare una soluzione. Ora la paura più grande è che, in caso di nuove piogge sostenute, possa ripresentarsi il problema, con ulteriori danni.”

Gaddoni: “Il morale è a terra, ci dispiace rallentare i nostri progetti di solidarietà”

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Già, perché i danni anche in questa occasione sono stati molto pesanti. “L’impianto elettrico – spiega Gaddoni – sarà da valutare ma è probabilmente danneggiato così come l’impianto di allarme e videosorveglianza, le fotocopiatrici e l’archivio, senza contare i 180 metri cubi di materiale, tra oggetti, libri, utensili e giocattoli, completamente da buttare. Ripartire ogni volta è sempre più difficile, soprattutto per un’associazione di volontariato, che può contare solo sulle proprie forze. “Stiamo pulendo e ripristinando la nostra sede, spiega Gaddoni, con l’aiuto fondamentale dei volontari però il morale è a terra anche perché dover investire per il ripristino del nostro centro comporta che la progettualità del Comitato di Amicizia debba, per forza, rallentare. Sapendo però che dal nostro lavoro dipende la vita di tante persone, in tutto il mondo, ci rimbocchiamo le maniche e andiamo avanti.”

L’impegno a favore degli ultimi del mondo: tra gli ultimi progetti, una scuola per giovani con disabilità in Bangladesh

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Il Comitato di Amicizia, nonostante le grandi difficoltà, non molla e rilancia l’impegno in favore degli “ultimi” del mondo, attraverso tanti progetti. “Stiamo dando priorità, in questo momento, alla scolarizzazione – spiega orgoglioso Gaddoni – con la costruzione di una scuola media in Ciad, frequentata da 700 bambini. Abbiamo poi una scuola in Angola, frequentata da 350 bambini, contro i cinque che andavano a scuola prima del nostro intervento. Stiamo operando anche in Congo, Benin, Burkina Faso, Messico e Madagascar, dove abbiamo avviato un progetto per la gestione di trenta scuole di villaggio. Un altro progetto di cui andiamo fieri è in Bangladesh dove i volontari Enzo e Laura hanno aperto un centro di riabilitazione per portatori di handicap motori. Purtroppo nella zona sono tanti i bambini con disabilità agli arti perché molto spesso le donne incinte partoriscono da sole, senza accedere in ospedale e senza svolgere visite preventive. Per questo abbiamo allestito un ambulatorio con un ecografo, fondamentale per capire se i nascituri presentano dei problemi. Inoltre sempre in Bangladesh ci adoperiamo per aiutare le donne, spesso emarginate e costrette a vivere in condizioni disumane”.

Il Comitato di Amicizia non si arrende e non valuta neppure, in questo momento, un cambio di sede. “Dal 1983 siamo qui – afferma Gaddoni – e abbiamo sostenuto, potendo contare solo sulle nostre risorse, spese molto ingenti per adattarla alle nostre esigenze. Non possiamo abbandonarla e permetterci ulteriori investimenti per una nuova sede.”

Samuele Bondi