Carlotta Ragazzini continua a collezionare medaglie e riconoscimenti. Dopo aver trionfato recentemente al torneo di preparazione alle Olimpiadi di Parigi a Taipei, Carlotta ha ricevuto a giugno il Premio Laura Bassi – Woman’s Award Under 25. Adesso sta ultimando la preparazione atletica che la porterà direttamente alle Paralimpiadi di Parigi che si svolgeranno dal 28 agosto all’8 settembre. Classe 2001 la faentina, stella del tennistavolo, ha grinta da vendere. Gentile e pacata nei modi, possiede però forza, determinazione e autocontrollo insospettabili, che l’hanno portata a coronare il suo sogno a cinque cerchi. Da mesi Carlotta trascorre tutto il tempo libero ad allenarsi, dividendosi tra la casa di Reda e il Centro federale di Lignano Sabbiadoro dove dedica 39 ore settimanali all’allenamento tecnico e fisico.
«Ringrazierò sempre i miei genitori»
La famiglia, che la segue ovunque, è la sua forza «ringrazierò sempre i miei genitori – afferma – senza di loro non sarei mai arrivata fino a qui». In tasca ha una maturità classica, ed è iscritta a Lettere moderne all’Università di Bologna «ma il tempo per studiare è poco al momento. Da piccola camminavo senza appoggi e indossavo un corsetto giorno e notte per la scoliosi – ricorda -. Ero abituata a sentire il dolore, a entrare e uscire dagli ospedali». All’origine di tutto, un cavernoma intramidollare insorto a 18 mesi, poi tornato a crescere a 4 anni. Visite, consulti, interventi e riabilitazione sono stati una compagnia abituale, fino al 2015 quando è arrivata la carrozzina.
Poi, nel 2021, un altro periodo difficile. «Per sei mesi non ho gareggiato per problemi fisici, che non mi hanno permesso di disputare l’ultimo torneo di qualificazione alla paralimpiadi di Tokyo e non è stato facile riprendere. Ho dovuto ricominciare praticamente tutto da capo, mettendo ancora più grinta e impegno».
Tutto è iniziato a Montecatone
I suoi allenatori affermano che ha grande determinazione e spirito di sacrificio, oltre a un innato talento. È l’unica giocatrice al mondo a ruotare la racchetta durante il punto, sorprendendo l’avversario con continui cambi di effetto, velocità e direzione. Carlotta ha anche tre modi diversi di portare i colpi di dritto e ben sette per il rovescio. Eppure tutto è iniziato durante il ricovero nell’unità spinale a Montecatone, come riabilitazione. «In quel momento lo sport era l’ultimo dei miei pensieri – racconta –. Ero ricoverata per un periodo di riabilitazione, ma non volevo restare in camera da sola a piangermi addosso. Una sera, ho sentito il rumore di palline da ping pong provenire dallo spazio dedicato alle attività ludico-ricreative. Ho trovato Vincenzo Andalò e Davide Scazzieri che stavano insegnando la pratica del tennistavolo. Dopo quella sera ho iniziato ad andare a giocare ogni volta che potevo». Da lì il passo verso la nazionale è stato breve. «Un giorno è venuto a Montecatone Alessandro Arcigli, il direttore tecnico della Nazionale paralimpica. Era stato invitato da Davide per conoscermi e poi mi ha invitata ad andare ai Campionati Italiani che si sarebbero disputati poco dopo a Lignano Sabbiadoro». E così è iniziato tutto. «Quando si ha una passione e si è determinati, come lo ero io, per migliorare la propria qualità di vita, si riesce a ottenere ciò che si vuole». Carlotta è felice di volare a Parigi. «Sono contentissima e non vedo l’ora – dice -. Oltre al risultato ottenuto, sono soddisfatta per il modo in cui l’ho conquistato, ma dovrò farmi trovare pronta, sarà impegnativo».
Barbara Fichera