«Qui non ci sono differenze – racconta Pietro – possiamo essere tutti veramente noi stessi, ospiti, volontari e operatori. Mentre fuori per tante persone, quelle più in difficoltà, non è sempre così». Pietro e Diallo hanno due storie molto diverse. Pietro ha 19 anni, e sta svolgendo il proprio servizio civile alla Caritas di Faenza. In futuro vorrebbe fare il personal trainer. Diallo ha 28 anni, ed è arrivato in Italia nel 2016 dalla Guinea. Lavora occasionalmente nelle campagne, vorrebbe mantenersi e studiare Giurisprudenza. Due storie diverse che si sono incontrate lì, nello stesso luogo, al centro diurno La Tenda di via Manzoni a Faenza, nei pressi della chiesa di San Domenico.

Pietro sta giocando a carte con alcuni ospiti, mentre Diallo chiacchiera con un’altra persona guardando la televisione. Un volontario sta disputando una partita a scacchi con una signora, mentre altri ospiti commentano alcune notizie lette sul cellulare e si preparano qualcosa di caldo in cucina. Le preoccupazioni per il lavoro o per il non riuscire a pagare l’affitto restano, ma qui, per qualche ora, possono essere lasciate per un attimo da parte. Mentre si gioca a carte, tra una risata e una battuta, si può essere se stessi, senza dover essere giudicati per l’italiano incerto o per un momento di vita che ci vede fragili.

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La Tenda è uno spazio gestito dalla Caritas diocesana che offre un luogo di convivialità e ristoro a coloro che ne hanno necessità. Sono presenti giochi da tavolo, the caldo e brioche per merenda e una tv. Rappresenta uno spazio in sinergia con il dormitorio Caritas, presente nello stesso stabile, e soprattutto un luogo di relazione. «Trascorro qui tre pomeriggi a settimana – continua Pietro -. Ho deciso di fare il servizio civile perché non sapevo ancora bene quale fosse la mia strada, e questa poteva essere un’esperienza importante per crescere». Pietro svolge il proprio servizio anche al Centro di ascolto diocesano, il luogo nel quale si incontrano i bisogni dei poveri.
La Tenda è uno spazio parallelo, ma diverso. «Alcune persone che si rivolgono al Centro di ascolto vengono poi qui per trascorrere il pomeriggio – prosegue – ed è bello vederle muoversi in un ambiente diverso, che le mette a loro agio , senza necessariamente parlare delle loro problematiche». «Vengo qui perché è un posto nel quale giocare, divertirmi un attimo – racconta Diallo -. Al momento lavoro part time in campagna e nel pomeriggio svolgo ogni tanto delle pulizie, ma il mio sogno sarebbe quello di studiare, per avere una vita migliore. Sicuramente, si deve partire dallo studio e dal lavoro per riuscire a ottenerla, e la Caritas mi sta aiutando in questo».

Un progetto sostenuto con i fondi 8xmille

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Il centro diurno La Tenda, attivo da alcuni anni a San Domenico e sostenuto con i fondi 8xmille, vuole dare posto caldo e di socializzazione in cui stare. Si rivolge non solo a chi non ha una casa, ma anche a persone sole e senza reti sociali. Il centro è aperto il mercoledì, il giovedì e il venerdì dalle 16 alle 18. «Dopo un iniziale periodo di rodaggio, ora viene frequentato con continuità da una decina di persone» commenta Giulia Babini, referente del progetto. Oltre a cibi e merende, il centro è dotato di carte e giochi da tavolo. «Una delle cose che mi colpisce, è come la dimensione del gioco riesca a rimuovere le formalità istituzionali tra le persone. E rende gli ospiti molto più propositivi con noi e tra di loro». Capita così che l’ospite tunisino, prima timido, si sciolga nell’imparare a giocare con le carte romagnole e rilanci insegnando lui qualche gioco del suo Paese. «Il gioco da carte ‘Uno’ ormai spopola – commenta Giulia- e a fianco alle attività ludiche, alla Tenda si offrono anche merende, magari tipiche di qualche nazionalità degli ospiti».

Samuele Marchi