Una via Crucis che ha unito povertà e sofferenze legate all’alluvione quella che si è tenuta mercoledì sera in città. Punto di partenza è stata infatti la Chiesa di San Francesco, uno dei luoghi simbolo della storia faentina, ma anche dell’alluvione nel centro città. Acqua e fango hanno inondato la chiesa, il convento, il refettorio, le aule per i giovani, le stanze di catechismo, scout e Caritas, senza contare il chiostro che si era trasformato in una palude di fango. I danni non hanno riguardato la struttura, ma sono andati persi paramenti liturgici, libri, tutti gli armadi della sagrestia che ancora oggi porta ancora i segni del disastro.  Molto è stato fatto in questo anno, ma restano i danni al coro ligneo della chiesa, difficilmente recuperabile e a una pala. La Via Crucis cittadina si è snodata lungo le quattordici stazioni concludendosi, come di consueto, in Cattedrale.

“Una povertà che arricchisce”

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L’organizzazione è stata curata dai parroci e al vicariato urbano di cui Monsignor Mariano Faccani Pignatelli è il priore. “Abbiamo scelto come simbolo della via Crucis cittadina – spiega Monsignor Pignatelli – un busto di Cristo del ceramista Angelo Biancini. La scultura è particolarmente significativa per la sua espressività: si desume il carico della sofferenza umana del Cristo, traslato però in termini contemporanei”. Tema della Via Crucis di quest’anno “Una povertà che arricchisce” con messaggi di Papa Francesco. Chiave dell’intera via crucis è stata “essere uniti nell’amore e nella solidarietà, continuando a prendersi per mano, perché le ferite dell’alluvione sono ancora aperte – ha sottolineato Monsignor Pignatelli – molti non sono ancora potuti rientrare nelle loro case. Ci vorrà ancora tempo prima di poter tornare alla normalità, molti edifici attendono un iter ancora lungo prima di poter tornare al loro originario splendore”.  La solidarietà da sola, però, non basta. Secondo Monsignor Pignatelli “solo rinnovando il nostro cuore con Cristo possiamo pensare di fare del bene agli altri e al mondo, se restiamo uniti a Lui possiamo aprire con coraggio strade nuove di evangelizzazione”.

La preghiera del vescovo: “attendiamo di rinascere a vita nuova”

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Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo,

perché non hai avuto paura del nostro peccato,

ma te lo sei caricato sulle spalle,

sul legno della croce,

perché ogni crocifisso della storia,

ogni uomo che sperimenta il male e la morte

possa trovare in te speranza.

Con la tua croce hai redento il mondo,

e noi immersi, battezzati nella tua morte

giunti alle soglie delle celebrazioni pasquali,

volgiamo a Te il nostro sguardo

e, attratti dalla tua umile e grande gloria,

attendiamo di rinascere a vita nuova.

Con la liturgia abbiamo il coraggio di credere che,

mentre ti vediamo veramente uomo, appeso al legno della croce,

Tu sei un Santo Dio.

Mentre ti vediamo debole e inerme,

Tu sei un Santo Forte.

Mentre ti vediamo morto e senza vita,

Tu sei un Santo Immortale.

Tu, Dio forte e immortale,

abbi pietà dei nostri errori e peccati,

salvaci dal male e dall’ombra di morte,

donaci la luce gioiosa della tua vita divina,

facci riscoprire come veri Figli del Padre,

rialza chiunque è caduto,

rianima gli sfiduciati,

dona la fede a chi non crede in Te,

sana chi soffre nel corpo e nell’anima,

aiutaci a riconoscerti nei segni sacramentali e

a celebrarti in Spirito e verità,

fa che ti ascoltiamo più profondamente nelle Scritture,

manda operai nella tua messe,

sostieni quanti vivono al tuo servizio,

conduci papa Francesco e tutta la Chiesa con il tuo Spirito,

donaci la tua pace, quella che il mondo non può dare,

distruggi ogni guerra,

insegnaci a pregare, a credere, ad attendere Te,

non abbandonarci alla tentazione

ma liberaci dal male

Amen