La vigilia dell’Epifania, come tradizione, dal 1971, a Faenza è dedicata alla Nott de Bisò, manifestazione conclusiva del Palio del Niballo. Il grande fantoccio raffigurante Annibale, il guerriero saraceno che simboleggia le avversità, è stato bruciato in un enorme falò nel centro della piazza. E non è mancata una protesta politica. A ogni modo, nonostante fosse previsto maltempo, la giornata è stata decisamente positiva per i cinque rioni, con stand che sono stati presi d’assalto sin dalla tarda mattinata e la manifestazione è risultata un successo. Sicuramente una boccata di ossigeno importante per le casse rionali dopo un anno non facile.

Il fantoccio è giunto in piazza, secondo un’antica tradizione, su un carro trainato da buoi bianchi. Il rione vincente del Palio, il Verde, ha avuto il diritto a bruciarlo. La festa ha avuto il suo apice, allo scoccare della mezzanotte, nel momento in cui il rappresentante del rione di Porta Montanara, Massimo Liverani, capo rione nel 2023 al tempo del 66° Niballo, (non ha potuto farlo il cavaliere Marco Diafaldi come prassi, essendo impegnato con la scuderia a Ascoli per una gara), ha dato fuoco al Niballo. La testa del fantoccio ha piegato verso il Borgo ma è caduta verso il Giallo. La leggenda vuole che indichi il prossimo vincitore del Palio del Niballo.

Il bilancio dei rioni sulla Nott de Bisò

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Ecco il bilancio di questa edizione a partire da Luciano Dal Pozzo capo rione Verde: «Nonostante il rischio pioggia che ha condizionato la giornata, è andata molto bene, l’affluenza di gente è stata buona; i nuovi stand sono stati una scelta azzeccata, come tutte le cose nuove avrò bisogno di un qualche ritocco ma l’idea è condivisa; in merito al 2024, speriamo sia decisamente migliore per la nostra città, e di potere finalmente festeggiare le nostre settimane del Palio a giugno, magari con qualche buon risultato degli sbandieratori, e di risolvere la querelle con la Fisb. Punteremo a rivincere il Niballo e vogliamo vedere disputare una Bigorda dove i nostri giovani cavalieri possano esprimersi al meglio».

Damiano Tinelli del Nero: «Serata molto bella, parzialmente disturbata dal meteo; i nuovi allestimenti degli stand sono risultati molto gradevoli alla vista di chi si presentava in piazza; auspicio che il rogo del Niballo abbia simbolicamente bruciato l’assurdo e durissimo 2023; da oggi si lavora per far sì che la città e i rioni ritornino a vivere la bellezza della nostra manifestazione nel rispetto del calendario di giugno». Gian Luca Maiardi primo dirigente del Rione Rosso. «Archiviamo un 2023 difficile, chiuso con un grande successo di questa Nott de Bisò, che nonostante le previsione avverse e il freddo non certo pungente ci ha visto fare un record di vendite di cibo e di incasso; mi è dispiaciuta la protesta durante il rogo, ma ci sono argomenti che vanno affrontati e in Comitato Palio lo dovremo fare, anche se reputo sbagliato farlo in questo modo; per il 2024, speriamo di tornare alla vittoria del Palio, che ci manca da qualche anno».

«Un rogo che esclude, va proposta una riflessione»

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La protesta è arrivata dall’associazione Spazi Mirabal che ha organizzato un’azione di protesta pacifica durante la Nott de Bisò. «Contestiamo – scrivono in una nota stampa gli attivisti – il rogo del fantoccio che raffigura un uomo nero (il “Niballo”, cioè Annibale), chiamato saraceno – che rimanda al mondo arabo e musulmano. Quest’anno abbiamo deciso di portare l’attenzione sul razzismo insito a questo evento e sul genocidio in Palestina, con l’obiettivo di far riflettere sull’immaginario collettivo e per poterlo cambiare in futuro, magari già dal prossimo anno. Attraverso la nostra azione – proseguono – chiediamo alla cittadinanza di interrogarsi sull’attualità e la validità di questa rappresentazione e, in particolare, del razzismo di cui questa giovane tradizione è intrisa». «La nostra critica – concludono – non è rivolta alla festa della Nott de Bisò in sé, che può ancora essere un rituale collettivo per fare comunità ma la collettività oggi non è quella del 1964. Riteniamo che il rogo di una “simbolica persona nera” escluda dalla comunità tutte le persone nere, le persone di origine araba o di fede musulmana, che in quell’immagine trovano una rappresentazione stilizzata e parodica di se stesse, relegate al ruolo di “nemico” da bruciare, soprattutto in un contesto di razzismo sistemico come quello italiano».

Gabriele Garavini