Evitare nuovi allagamenti e dare più sicurezza ai cittadini. La lista degli interventi c’è, ora è necessario riuscire a intercettare i finanziamenti per trasformarli in realtà. Migliorare il sistema fognario faentino, specie dopo l’alluvione, è una priorità: l’obiettivo è razionalizzare i carichi di acqua che devono trasportare le tubature facendo sì che alcune aree attualmente critiche per la loro posizione ‘bassa’ – come per esempio via Lapi – siano meno sovraccaricate. Dai rilevamenti svolti da Hera in questi mesi, il sistema fognario dopo l’alluvione di maggio ha subito ingenti danni strutturali, risolti nei mesi successivi con il ripristino di reti e impianti. Se si vuole però dare una risposta a quanto accaduto sono necessari interventi di razionalizzazione e di aggiornamento anche alla luce dei cambiamenti climatici in atto. Per questo i tecnici di Hera, su mandato del Comune e dopo varie analisi svolte in questi mesi, hanno stilato una lista di interventi concreti e prioritari per risolvere gli allagamenti che, in passato, si sono verificati in aree come via Lapi, via Cimatti, via Pellico.
La criticità delle ’aree basse’
Per analizzare gli interventi proposti, bisogna prima comprendere come è strutturato il sistema fognario faentino nel suo complesso e capire perché alcune aree della città sono messe sotto pressione al verificarsi di certe condizioni. A Faenza la maggior parte delle strade hanno un sistema fognario di “tubazione misto”. I tubi fanno transitare al loro interno sia l’acqua di scarico delle case (la cosiddetta ‘acqua nera’) sia l’acqua piovana (‘acqua bianca’). Le proporzioni tra questi due tipi di acqua sono impari: quando piove – anche una pioggia non particolarmente forte – l’acqua bianca è nettamente superiore all’acqua di scarico che viaggia nei tubi col ‘tempo secco’ senza pioggia. Le tubazioni, come è normale che sia, sfruttano la gravità per far viaggiare l’acqua, per cui vanno verso il basso e si dirigono verso il fiume.
Il ruolo del depuratore
Per come sono state costruite, le tubazioni in via Lapi raccolgono non solo l’acqua delle vie limitrofe, ma anche l’acqua proveniente da un’area molto più grande, come per esempio tutto viale Stradone fino a via Volpaccino. Un bacino molto ampio che rende la gestione dell’acqua piovana più complessa. Nello specifico, tutta questa acqua arriva in via Lapi, dove scorre a un livello molto basso. Attraverso delle pompe di sollevamento l’acqua da qui viene indirizzata al depuratore di Formellino. Nel depuratore è fondamentale l’azione dei batteri, che purificano l’acqua. Si tratta di un vero e proprio impianto biologico da gestire con cura: per questo i depuratori non possono essere troppo grandi, rispetto al tempo secco: la fauna batterica non avrebbe abbastanza nutrimento. Al tempo stesso, l’arrivo di troppa acqua minerebbe il loro ecosistema. Ecco perché un modo per risolvere il problema del sistema fognario non può essere portare più acqua ai depuratori.
Fiume alto e piogge in città
Gli impianti di sollevamento, per norma di legge, riescono a sollevare un carico di almeno tre, cinque volte superiore a quello previsto dagli scarichi del tempo secco. Questo significa che quando piove (essendo i volumi di acqua piovana molto superiori) non tutta l’acqua riesce a essere portata al depuratore: parte viene indirizzata agli scarichi nel fiume. Qui sono presenti le famose valvole di non ritorno che consentono all’acqua delle fogne di uscire, ma non a quella del fiume alto di entrare. Per come è stata costruita Faenza, alcune zone (come via Lapi, via Cimatti, via Pellico, zona del Borgotto, via De Gasperi) sono più basse. Da qui nascono i problemi: quando il livello del Lamone si alza per la pioggia (non tanto per la pioggia in città, ma per quella in particolare che arriva da monte) le eccedenze fognarie, inevitabilmente non riescono a scaricare, essendo più basse del livello del fiume. Se però non piove particolarmente forte su Faenza, il sistema fognario in queste aree regge. La concomitanza critica avviene dunque quando c’è sia il fiume alto (per la pioggia a monte) sia forti piogge su Faenza (che saturano il sistema fognario). Quando si verificano entrambe queste situazioni, l’acqua, non trovando sfogo, tende a risalire dalle fognature. Portare più acqua, tramite le pompe di sollevamento, al depuratore non sarebbe una soluzione: sia per i costi fuori scala, sia perché verrebbe annientata la fauna batterica del depuratore, che non sarebbe in grado di sostenere un carico eccessivo di acqua.

Le valvole hanno funzionato?
Le valvole di non ritorno sono degli sportelli che fanno sì che l’acqua delle fogne vadano verso il fiume e non viceversa, quando il fiume è alto. Nel 2014 si verificarono allagamenti nell’area di via Lapi proprio perché, come accertato, le valvole erano andate fuori uso e furono poi ripristinate. Da Hera fanno sapere che gli allagamenti del 2 maggio non sono stati dovuti a difetti di valvole. «In quel giorno c’è stata la concomitanza di situazioni di fiume alto e continue piogge su Faenza – spiegano da Hera. Le valvole hanno funzionato bloccando l’acqua del fiume, ma l’acqua piovana non ha potuto essere scaricata e, con le piogge prolungate, è risalita dal sistema fognario».
Le soluzioni? Razionalizzare
Una prima soluzione è ridurre il carico d’acqua che deve sopportare il bacino idrico di via Lapi, attraverso una razionalizzazione delle tubature. In questo modo, dividendo il bacino delle tubature in parti più piccole, l’acqua diviene più facile da gestire. In caso di piogge più forti, l’acqua in eccesso verrebbe per esempio dirottata in via Batticuccolo, dove è presente la Canaletta. Questo approccio razionale verrebbe fatto in tutta la città, con particolare riguardo, appunto, per le aree più critiche. Gli interventi più importanti, per complessità e costi, riguardano la realizzazione di impianti idrovori a servizio delle zone più basse della città. Non porterebbero l’acqua in eccesso al depuratore, ma entrerebbero in funzione scaricando l’acqua nel fiume quando il suo livello è troppo alto. Nella lista redatta da Hera per tutta Faenza sono presenti poi altri interventi di rete sul sistema fognario ed è garantito il supporto al Comune per la redazioni dei piani di emergenza in situazioni critiche.
Chi paga?
Opere complesse, mai realizzate a Faenza, chiedono alcuni anni e milioni di euro. Razionalizzazioni e opere di rete sono invece interventi più rapidi. Sarà fondamentale perseguire tutte le forme di finanziamento (struttura commissariale, Atersir, bandi…) per mettere a terra al più presto questi interventi.
Samuele Marchi