Nel numero del 31 agosto 2023 avevamo dato spazio a una testimonianza di chi aveva dovuto affrontare varie difficoltà nel reparto di Geriatria dell’Ospedale di Faenza. Il dott. Stefano Boni, direttore dell’U.O. di Geriatria di Faenza ha risposto inviando una lettera in redazione. La pubblichiamo di seguito.

La risposta del dr. Stefano Boni

Premesso che, come scritto, è indicata una fascia oraria telefonica per il colloquio telefonico tra medico e famigliari/caregiver, si tiene a precisare, che è sempre possibile un colloquio con il medico di riferimento, ove richiesto, sulla base dell’evoluzione clinica del caso.
Rispetto alla frase riportata: “La sensazione provata è quella in cui l’unico obiettivo è dover liberare un posto letto il prima possibile indipendentemente dalla salute del paziente” è professionalmente doveroso evidenziare come, sulla base della mole di letteratura internazionale e nazionale pubblicata nei decenni, il ricovero ospedaliero di un paziente anziano fragile (definito sulla base di scale di valutazione multidimensionali e criteri clinici, e non solo sulla base di quanto percepito da famigliare/caregiver) così come la sua durata, esponga la persona a rischi per la salute impattanti sull’esito prognostico delle cure. 2) Pur essendo veritiera 3) Non è stata fatta menzione da parte del medico di reparto di dimettere la paziente “in previsione di un rientro in Ospedale per un intervento” quando le condizioni cliniche e funzionali non lo consentivano, ma altrettanto vista la procedura in elezione dell’intervento stesso questo non poteva essere fatto contestualmente al ricovero nella presente U.O.

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4) Il ricovero per la rieducazione motoria in una struttura dipende dalla valutazione dei sanitari, mantenendo sempre alta l’attenzione sul pericolo che ricoveri prolungati determinano sulla salute psico-fisica del paziente, come ampiamente riportato in letteratura. Sempre in quest’ottica è necessaria una valutazione olistica delle condizioni del paziente orientata a un attento bilanciamento rischi/benefici per la salute e il recupero dell’autonomia residua. A tale proposito si specifica che l’attivazione di un percorso che preveda l’inserimento in una struttura residenziale socio-sanitaria, quando la paziente è ancora in fase acuta della malattia, non è possibile, non potendo ancora identificare il Percorso Dimissorio appropriato. Si precisa come nell’ambito dell’UO oggetto della segnalazione sia stato avviato un percorso di fisioterapia che ha conseguito un beneficio per la paziente, la quale ha ripreso la deambulazione con ausilio e questo di per sé supporterebbe una possibile dimissione a domicilio ove vi fossero le condizioni di supporto famigliare necessarie, a giovamento della paziente. Su richiesta dei famigliari, valutate le condizioni psicofisiche della paziente, è stata, comunque, inviata la richiesta per il ricovero temporaneo in Ospedale di Comunità, non essendoci la possibilità di un rientro a domicilio della paziente.

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5) Sulla base del referto dermatologico si precisa che trattasi di rash cutaneo alla mano di natura infiammatoria-irritativa, escludendo un’eziologia batterica o virale da setting ospedaliero. 6) In merito all’episodio riferito in data 17/08, sulla base del diario clinico si precisa come l’evento sia avvenuto in data 18/08, e sia clinicamente ascrivibile ad episodio lipotimico tempestivamente gestito dai sanitari presenti. 7) Con riferimento alla data 26/8 in cui il medico di medicina generale avrebbe contribuito in maniera determinante a rettificare le dimissioni della paziente, tralasciando le imprecisioni della segnalazione (dovute alla non conoscenza delle competenze istituzionali assegnate al medico ospedaliero e territoriale), si sottolinea come in tale occasione sia intercorso un confronto telefonico tra i rispettivi medici al fine di condividere il Percorso Dimissorio maggiormente appropriato per la tutela della salute della paziente. Pur dispiaciuto per le incomprensioni comunicative avvenute, rimango come sempre pienamente disponibile ai chiarimenti del caso, precisando come il rapporto medico/famigliari/paziente debba essere inquadrato nell’ambito delle rispettive competenze.

Dott. Stefano Boni
Direttore U.O. Geriatria ospedale Faenza