Ora Oksana, Irina e le altre donne ucraine ospitate al monastero Santa Chiara di Faenza si alzano presto, alle 5 di mattina. Lasciano i bambini alle nonne e partono in bicicletta, o accompagnate in auto, verso le campagne faentine. Alle 6 devono essere operative nei campi a raccogliere le albicocche. Alle 14 il rientro a casa, dove vengono accolte dalle nonne che finiscono di cucinare e dai loro bambini che le hanno aspettate per il pranzo. Segni di normalità in vite che da febbraio scorso sono segnate dalla guerra.
E dopo l’adrenalina delle prime settimane, c’è ora la consapevolezza che quella che era inizialmente un’emergenza circoscritta nel tempo rischia di allungarsi a tempo indeterminato.

Prosegue l’esperienza di accoglienza delle famiglie ucraine accolte dalla Diocesi di Faenza-Modigliana e dalla Caritas. Attualmente al monastero di Santa Chiara sono 24 le persone ospitate e di queste tutte le donne, undici, hanno trovato un impiego nei campi, con contratto a chiamata, che porteranno avanti per tutta l’estate. Anche le modalità di accoglienza, infatti, evolvono nel tempo. «Dopo quattro mesi in Italia le donne ucraine vivono ora un forte senso di responsabilità e di dovere – spiega Giulia Babini, operatrice Caritas -. Ora sono molto concentrate sul lavoro, visto anche come un mezzo per riacquistare una propria autonomia. Sono consapevoli che la situazione che stanno vivendo, purtroppo, non è più circoscritta, e su questo si sentono un po’ rassegnate. Alcune di loro pensano di stabilirsi definitivamente in Italia».

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Ora non siamo più nella fase emergenziale, e c’è più rassegnazione sulla possibilità di tornare a breve in Ucraina

A dare loro forza è il gruppo. «All’inizio erano diffidenti le une dalle altre, anche perché non è facile trovarsi a vivere in un contesto comunitario da un giorno all’altro – aggiunge Roberta, volontaria Caritas -, inoltre provenivano da aree molto diverse dell’Ucraina, differenti per culture e tradizioni. Però col tempo si è formato un vero spirito di gruppo». Una comunità che ha aiutato anche i bambini a vivere con serenità un momento drammatico. Sei bambini su dodici hanno frequentato nei mesi finali del semestre la scuola e l’obiettivo è per il prossimo anno scolastico avviare le iscrizioni per tutti. «L’esperienza è andata bene. – dice Babini -. Per fare un esempio, una mamma e un bambino hanno espressamente richiesto di continuare a frequentare la materna a Sant’Umiltà all’interno della quale si erano trovati molto bene, e la scuola ha deciso di venire incontro alle loro esigenze».

Una comunità solidale

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Laboratorio di ceramica con Fiorenza Pancino.

Tra le esperienze più significative di questi mesi, la gita al mare. Alcune donne e bambini ucraini lo hanno visto per la prima volta. «Trascorrere quella giornata con loro è stato emozionante – commenta Roberta – e ha regalato loro un momento di grande serenità». Tante realtà si sono strette attorno a queste famiglie. Viaggi Erbacci ha offerto il proprio pullman per portarle in gita a Ravenna con visita guidata ai tesori bizantini. Faenza Danza e Seishin Karate hanno proposto le proprie attività. Per la parte culinaria Il Girasole ha offerto le proprie pizze e Timo Be food continua tutt’ora. E poi Molino Spadoni, Greenfruit, Pizzeria Turismo. Parrucchieri Revolution ha offerto loro un taglio, così come il supporto medico di alcuni studi dentistici, e il Mic una visita. Tra le attività più seguite ci sono quelle dell’artista Fiorenza Pancino che propone i suoi laboratori di disegno e argilla. «Inizialmente erano pensate per i bambini – commenta Roberta -, ma poi si sono aggregate anche le mamme, incuriosite». Pensando al futuro «il progetto più immediato è riprendere l’insegnamento dell’italiano per i bambini in vista della scuola – conclude Babini -. E poi portare avanti dei ragionamenti sulle singole famiglie per portarle verso l’autonomia, anche come alloggio. Ora la campagna offre tanto lavoro, ma da ottobre non sarà più così e dovranno cercare altro».