Una mano tesa al popolo ucraino. La Diocesi di Faenza-Modigliana ha risposto presente al grido di aiuto arrivato dai profughi ucraini in fuga dalla guerra. A partire dall’inizio del conflitto, in tutto sono circa 120 i profughi accolti sul territorio diocesano: un centinaio nel faentino mentre altri sono distribuiti tra il Lughese e Russi. Un’accoglienza nel segno della vera e autentica carità cristiana.

Dietro a questi importanti numeri infatti ci sono i volti e le storie delle persone. In gran parte madri scappate dall’Ucraina con i loro figli che in questi mesi hanno perso tutto, dalla casa al lavoro, lasciando i loro mariti a combattere al fronte. Quello messo in campo dalla Diocesi è un modello di accoglienza capillare sul territorio in grado di fornire non una semplice assistenza, ma un aiuto integrale e dignitoso alla persona. La prima struttura messa a disposizione dalla Diocesi, Casa Bersana, già dai primi giorni dell’inizio della guerra ha iniziato ad accogliere diverse famiglie ucraine e a oggi ospita 24 persone, mentre al monastero Santa Chiara di Faenza ne risiedono 29. Altri spazi d’accoglienza più piccoli sono stati allestiti sul territorio diocesano, come per esempio nelle parrocchie del Paradiso, di Santa Maria Maddalena e di Russi, e anche in altre realtà come Basiago. Costante il confronto con il tavolo di coordinamento promosso dall‘Unione della Romagna faentina e dall’Amministrazione comunale.

Le storie di accoglienza

ucraini casa bersana

Casa Bersana: testimonianze dalle prime famiglie ucraine

L’accoglienza al monastero Santa Chiara

Una famiglia che ha deciso di accogliere alla parrocchia del Paradiso

Quelle madri più forti della guerra

A come accoglienza: la lezione dei bambini a Sant’Umiltà

I bimbi ucraini a scuola: affamati di giochi e di relazioni

Accanto agli aiuti materiali e burocratici, la Caritas offre a queste persone un percorso di inclusione grazie alla grande onda solidale che mette al centro la dignità umana. Volontari e associazioni sono attivi ogni giorno per mettersi a fianco di queste famiglie. La Diocesi ha rivolto la propria attenzione non solo all’accoglienza in Italia, ma anche a quanto sta accadendo in Ucraina. “Sono stati inviati numerosi aiuti alle persone rimaste in Ucraina – ha specificato il direttore della Caritas diocesana, don Marco Ferrini -. Con quanto raccolto, padre Vasyl Romaniuk (cappellano per la Comunità Ucraina di Faenza, Imola, Forlì, Cesena della Chiesa Greco-Cattolica dell’Esarcato Apostolico in Italia: n.d.r.) è riuscito a inviare un’autoambulanza nelle zone di guerra”.

Il vescovo Mario: “Alla base di questa accoglienza sta quell’unica dimensione della carità che rappresenta un elemento costitutivo dell’essere Chiesa”

ucraine faenza

“Si tratta di un impegno di accoglienza che richiede energie umane, sinergie con l’autorità pubblica, risorse economiche, strutture organizzative, ma che ha anche un profilo strettamente pastorale – ha detto il vescovo monsignor Mario Toso -. Coinvolge, infatti, la Chiesa nelle sue molteplici articolazioni, alla cui base sta quell’unica dimensione della carità che rappresenta un elemento costitutivo dell’essere Chiesa. Col profilo pastorale si accompagna sia un’esemplarità educativa sia una valenza di segno sociale emblematico, sebbene insufficiente rispetto all’ampiezza delle urgenze”.

“Un impegno di carità che portiamo avanti ogni giorno”

pizzata ucraina reda
La pizzata promossa dalla parrocchia di Reda a sostegno dell’accoglienza

Per il vescovo il conflitto in Ucraina non è un evento lontano. “E’ una guerra insensata che potrebbe farci precipitare in un baratro – ha sottolineato -. La situazione dei profughi ucraini è gravissima e potrebbe prolungarsi ben oltre l’estate. Questo impegno a favore di chi si trova nel bisogno non si manifesta solo in occasione della gravissima situazione che tutti insieme stiamo cercando di affrontare, ossia la situazione relativa ai profughi ucraini. È un impegno di carità che da tempo stiamo portando avanti ogni giorno, con il Centro d’ascolto diocesano e con i centri d’ascolto parrocchiali, prestando attenzione a un’umanità sofferente che purtroppo in questi anni, anche a causa del Covid, è aumentata sempre più, includendo migliaia di immigrati provenienti dall’Africa, dalla Siria e da Paesi orientali, ma anche non pochi italiani”.

La donazione del notaio Paolo Castellari

Il vescovo ha poi evidenziato l’ammirevole generosità e la fraternità concretamente solidale nata su tutto il territorio diocesano, e ha sottolineato come sia importante non far calare l’attenzione nei confronti di tanti fratelli e sorelle, specie bambini e donne, della loro situazione che purtroppo sembra debba continuare per tempi non brevi. Tra i privati che hanno voluto dare il proprio contributo per aiutare chi fugge dalla guerra, si segnala anche il notaio faentino Paolo Castellari, che ha donato 30mila euro complessivi ripartiti tra la Diocesi e l’Asp, l’altro ente che ha dato vita a dei Cas di accoglienza.