Non servono parole, basta un abbraccio. Il linguaggio dei bambini riesce a essere spontaneo e autentico senza bisogno di una traduzione istantanea o di trattati geopolitici. Ed è così, tra abbracci, sorrisi e giochi assieme, che le classi delle scuole della Fondazione Marri-Sant’Umiltà di Faenza hanno accolto i primi bambini ucraini fuggiti dalla guerra. Grazie alla Caritas, le prime mamme attualmente ospiti nelle varie strutture della Diocesi (casa Bersana, monastero Santa Chiara, parrocchie…) hanno completato la procedura di iscrizione nelle varie scuole del territorio. Un modo per far respirare ai bambini fuggiti dalle bombe un clima di gioco e socialità assieme ai coetanei, fondamentale a quella età. La Fondazione ha così accolto a Sant’Antonino un bimbo al Nido e uno alla Materna, mentre a Sant’Umiltà sono arrivati due bambini alla Materna e due alle Elementari. Altri ne arriveranno nei prossimi giorni, come segnalato dal direttore Caritas don Marco Ferrini.

In tutto 7 bambini ucraini nelle scuole di Sant’Umiltà di Faenza

«L’accoglienza da parte degli altri bambini è stata straordinaria – commenta Giuseppe Dalle Fabbriche, coordinatore pedagogico 0-6 anni delle Scuole Sant’Umiltà – ed è la base più importante sulla quale vogliamo costruire il loro percorso educativo in questi mesi». Un percorso che ha visto subito la partecipazione attiva delle mamme ucraine, consce dell’importanza di inserire i propri figli nel contesto educativo locale. «Fortunatamente la Caritas ci ha messo a disposizione una volontaria madrelingua che ci dà una grande mano nel dialogo con loro, dato che parlano poco inglese – prosegue Dalle Fabbriche -. Nei giorni scorsi abbiamo visitato con loro gli spazi delle nostre scuole. Un bambino, dopo che siamo stati a vedere la mensa, era subito pronto il giorno stesso a mettersi a tavola, segno che c’è tanta voglia di incontrare e conoscere altri bambini». Già nei giorni precedenti le Scuole di Sant’Umiltà hanno dato vita, assieme ai genitori, a una raccolta fondi che ha portato ben 1.700 euro a sostegno dei profughi e dell’invio di viveri.

Giuseppe Dalle Fabbriche: “Il linguaggio delle favole permette ai bambini di approcciarsi alla guerra in maniera educativa”

Prima dell’accoglienza, sono state raccontate alle classi delle favole per fornire ai bambini un primo approccio su quello che sta accadendo in Ucraina, tarato sulla loro età. «Abbiamo letto per esempio la favola della Strabomba di Mario Lodi, per far capire loro che sarebbero arrivati bambini fuggiti dalla guerra che hanno bisogno del nostro sostegno. Il linguaggio delle favole è molto importante per parlare di questi temi con i bambini. Permette di non generare ansia, ma al tempo stesso consente di trovare con loro delle risposte su quello che sta accadendo e che, inevitabilmente, assimilano dall’esterno, per esempio dalla televisione. Dopo la favola abbiamo così parlato con loro del fatto che questi bimbi ucraini hanno dovuto abbandonare in fretta i loro giochi a casa e che i loro babbi erano lontani. Da parte dei bambini sono arrivate tante domande e tanta voglia di accogliere».

Le flashcard per aiutare nella comunicazione con le maestre

Il problema della lingua c’è, ma è un ostacolo che può essere superato. Diversi gli strumenti messi in campo nelle scuole per facilitare la comunicazione con le maestre. «Abbiamo realizzato delle carte, chiamate flashcard, con dei disegni molto basilari che indicano un’azione o un’esigenza che il bambino può facilmente riconoscere – spiega il coordinatore -. Esibendo questi disegni il bambino può comunicare in maniera facile e diretta con le maestre, e viceversa, sentendosi così in un ambiente accogliente». E col tempo, usando le flashcard, arriveranno anche altre parole oltre a “Ciao”, che i bimbi ucraini hanno già imparato per bene. Più complesso, per certi versi, l’inserimento dei bambini in quinta elementare, ma anche in questo ambito i docenti delle Scuole di Sant’Umiltà stanno facendo squadra per trovare le migliori strategie educative.

L’accoglienza a supporto di famiglie bisognose non si è limitata in questo periodo all’emergenza Ucraina. Da qualche mese sono stati accolti tre bimbi nigeriani, tramite segnalazione del Cefal che segue le loro famiglie per i corsi d’italiano. «Cerchiamo di far capire, tanto agli altri bambini quanto a tutte le famiglie, che questo tipo di accoglienza rappresenta un dono per tutti che ci permette di crescere a livello educativo e di competenze» conclude Dalle Fabbriche.

Samuele Marchi