L’esperimento di Donald Trump per portare l’America alla “Golden Age” (l’Età dell’Oro) promessa il giorno del suo insediamento, sta procedendo con una tale forza e con così poca opposizione, che la maggior parte del resto del mondo riesce a malapena a stare al passo con gli annunci, che di solito arrivano sotto forma di tweet mattutini.
La decisione del Congresso di approvare la “Big Beautiful Bill” (si tratta della legge di bilancio e politica interna, “grande e bellissima” come è stata definita con la solita enfasi comunicativa), un massiccio taglio delle tasse ai più ricchi e la riduzione dell’assistenza sanitaria a milioni di americani più poveri, ha messo il presidente in una posizione difficile: ora i democratici hanno un sogno concreto, le elezioni di medio termine.
Molti americani che non condividono le scelte dell’amministrazione Trump, puntano tutto sulle elezioni che si terranno a novembre del prossimo anno, quando gli elettori voteranno un nuovo Congresso: la speranza di molti è che diano abbastanza potere ai democratici e agli indipendenti da mettere sotto controllo il presidente.
Trump ha descritto il disegno di legge usando la sua consueta tecnica di inversione della realtà: “È il disegno di legge più popolare mai firmato nella storia del nostro Paese”, ha detto, nonostante i sondaggi di Fox News, solitamente favorevoli al presidente, mostrassero che quasi il sessanta per cento degli elettori registrati era contrario alla legge.
Zohran Mamdani, ha scosso l’establishment democratico con la sua campagna elettorale alle primarie di New York, diventando il candidato del partito alla carica di sindaco della più grande città americana.
Mamdani incarna tutto ciò che Trump e i suoi sostenitori MAGA (Make America Great Again) non sopportano dell’America che professano di amare. È molto vicino alle istanze più sentite dalla fascia marginale della popolazione, non è bianco, è un cittadino americano musulmano nato in Uganda da genitori indiani, professore universitario e imprenditrice nel mondo del cinema, che osa dire ad alta voce: “Non credo che dovremmo avere miliardari”.
A dimostrazione di quanto la notizia del giovane democratico abbia colpito il presidente, Trump ha fatto ricorso a un’altra tecnica a cui ha spesso fatto affidamento: intimidazioni, diffamazione e insulti violenti per demonizzarlo.
“Come presidente degli Stati Uniti, non permetterò a questo pazzo comunista di distruggere New York. State tranquilli, ho tutte le carte in mano”, ha scritto sul suo social Truth nei giorni scorsi. “Salverò New York City proprio come ho fatto con la buona vecchia America!”.
Mamdani ha negato di avere ambizioni politiche nazionali e ha battuto con un ampio margine l’ex sindaco Andrew Cuomo, membro di una importante famiglia Democratica, concentrandosi su ciò che avrebbe fatto per New York e i suoi cittadini.
Ha indicato una strategia vincente ai democratici che si presenteranno alle elezioni congressuali e potrebbe dare a un partito diviso l’indicazione per come riconquistare il Congresso, che ora è in mano ai Repubblicani, sia la Camera dei Rappresentanti che il Senato; il suo potere risiede in ciò che rappresenta nella lotta contro il trumpismo.
Il presidente, dal canto suo, mira a utilizzare Mamdani per convincere gli elettori che lui e il Partito Democratico sono estremisti e fuori dal mondo.
Su queste due visioni si giocheranno i prossimi passaggi del futuro americano.
Tiziano Conti














