Il 29 giugno 2007, diciotto anni fa: il primo iPhone arrivò negli Apple Store USA, grazie al genio di Steve Jobs e del suo team di lavoro. Il mondo cambiò e fortunatamente è una data che possiamo ricordare come un passaggio in avanti della tecnologia e non per l’inizio di molti drammi, come purtroppo è capitato in tante occasioni negli anni successivi. L’avvento dell’iPhone fu l’inizio della rivoluzione della telefonia. Fino ad allora, infatti, il mercato della telefonia mobile era dominato da dispositivi con tastiere fisiche e sistemi operativi frammentati. I leader del settore erano Nokia, BlackBerry e Motorola, che offrivano telefoni con funzionalità limitate rispetto agli standard odierni.

Il concetto di smartphone come lo conosciamo oggi era ancora in fase embrionale. I dispositivi touch screen erano rari e spesso avevano esperienze utente macchinose. L’iPhone, invece, rappresentò la grande novità. Ma la scintilla di questa rivoluzione si era accesa decenni prima a Ivrea, dove Adriano Olivetti immaginò macchine come strumenti di libertà, non di controllo. Steve Jobs, che si ispirò dichiaratamente all’approccio umanistico e al design di Olivetti, era affascinato dall’idea di creare “un computer che possa vivere con la persona e aiutarla”, come diceva lo stesso Adriano Olivetti. E fu proprio la programmazione di videogiochi, in gioventù, a far capire a Jobs che un computer non doveva essere solo uno strumento tecnico, ma un compagno di vita.

I frequenti viaggi di Jobs a Ivrea e in Italia tra gli anni ’80 e ’90 testimoniano un legame forte, un cordone ombelicale mai reciso tra l’azienda piemontese e quella californiana. Nel 1985, Ettore Sottsass Jr., designer storico di Olivetti, divenne uno dei curatori dello stile del primo Macintosh, il PC che consacrò la Apple al mondo intero, trasformando il “Mac” nel computer per eccellenza. E ci sono anche coincidenze che ti fanno pensare come la vita sia un cerchio che, prima o poi, si chiude. Già nel 1954, quando Jobs non era ancora nato, Olivetti incaricò i propri uomini di valutare un immobile a McLean, in Virginia, nei pressi di Washington. L’idea di Adriano Olivetti era chiara: creare un punto vendita e un luogo di esposizione per diffondere su larga scala la cultura informatica, un obiettivo che la sua morte rese irraggiungibile, ma che ispirò i posteri, Jobs in primis. Proprio a McLean nel 1976, anno di nascita del primo computer Apple, fu organizzata una mostra sull’informatica.

E poi c’è Federico Faggin, il genio italiano che inventò il microchip. Senza la miniaturizzazione resa possibile dal suo lavoro, l’iPhone non sarebbe mai potuto esistere. Bill Gates disse: “Senza di lui, la Silicon Valley sarebbe solo valley”. L’Italia “terra di santi, poeti, navigatori” porta con sé il germe della genialità: ricordarcelo ci aiuta e tenere dritta la barra nel mare in tempesta di oggi.

Tiziano Conti
Foto Wikipedia di Matthew Yohe