Una grande gioia per tutta la Diocesi: don Stefano Lega, 33 anni, è stato ordinato sacerdote dal vescovo Mario Toso sabato scorso in una Cattedrale gremita di persone. Di seguito riportiamo l’omelia del vescovo.

L’omelia del vescovo

Cari presbiteri e diaconi, fratelli e sorelle in Cristo, «celebrando il memoriale della passione redentrice del Figlio, della sua mirabile risurrezione e ascensione al cielo» (III preghiera eucaristica), oggi la Chiesa di Faenza-Modigliana gioisce per il dono di un nuovo presbitero, il diacono Stefano Lega. È un giorno di festa per l’ordinando presbitero, insieme ai familiari, ai formatori, ad amici e compagni di cammino negli anni della formazione.

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Con l’Ascensione, celebriamo il mistero di Cristo, che, avendo assunto il nostro essere umano, dopo la sua morte e risurrezione, fa ritorno al Padre. Con l’ascesa al cielo, Gesù termina la sua missione terrena e ha inizio quella della Chiesa. Il Signore sceglie di separarsi, in certo modo, dagli esseri umani – non è più visibile come prima – per essere presente nella Chiesa e nel mondo, in modo nuovo, più intimo. Cristo si pone in una dimensione nuova. Noi possiamo cercarlo e trovarlo nella Chiesa, nella comunione con il suo Corpo e il suo Sangue, nell’amore che abbiamo gli uni verso gli altri, nella carità verso quanti hanno bisogno. Questa è la «via nuova e vivente» in cui lo possiamo incontrare ed entrare in un santuario non fatto da mani di uomo. Come entriamo in tale santuario o, meglio, nell’Uomo celeste, che è Gesù? Vi possiamo entrare se ci uniamo al suo «sangue, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne» (Eb 10,20). Detto altrimenti, noi possiamo partecipare al sacerdozio di Gesù, vivere e abitare Cristo stesso, l’Uomo celeste, vivendo il suo amore, donando totalmente la nostra vita, facendo della nostra vita un dono pieno a Dio, sino a dare tutto di noi stessi in particolare nell’Eucaristia.

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La nuova situazioneinaugurata dall’Ascensione, fonda la Chiesa come «segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (LG 1). Con l’Ascensione, Gesù non ci lascia soli. Ci educa alla sua presenza invisibile, e a ricercarlo mediante i segni sacramentali. Senza i fratelli e le sorelle che camminano con noi, senza la Chiesa, non riusciamo ad entrare in una relazione vitale e profonda con Lui. Cristo che ascende al cielo fa spazio alla sua Chiesa, a tutte le componenti del popolo di Dio. Tocca a loro, nella comunione con Lui e con la sua missione, celebrarlo, annunciarlo, testimoniarlo. Tutti insieme, camminando uniti, cresciamo come famiglia di Dio. Nell’unico Cristo noi siamo uno. Questa è la strada da fare insieme, ci ha detto papa Leone XIV all’inizio del suo ministero (Leone XIV, Omelia inizio ministero petrino, 18 maggio 2025).

Don Stefano, “segno di un Dio che non ci abbandona”

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Caro Stefano, con l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del vescovo, la tua vita verrà trasformata dall’amore increato del Risorto. Sarai modellato come persona che è chiamata ad essere tutta per Cristo e per i fratelli, per il mondo. Mediante lo Spirito che Lui ci ha promesso, la tua vita diventerà segno vivo della presenza di Cristo, il vero pastore della Chiesa. Sarai invitato ad essere tu stesso pastore sulle orme del Grande ed unico Pastore, Gesù.

Diventerai fedele collaboratore del Vescovo nel servizio del popolo di Dio, nella predicazione del Vangelo e nell’insegnamento della fede cattolica, nella celebrazione dei misteri di Cristo secondo la tradizione della Chiesa, specialmente nel sacrificio eucaristico, nel sacramento della riconciliazione, nell’assidua preghiera. Queste sono le promesse che fra poco pronuncerai davanti a tutto il popolo di Dio qui convocato. Riceverai, dunque, forza dallo Spirito Santo che scenderà su di te e sarai testimone del Risorto (cf At 1,8) nel ministero che la Chiesa ti affiderà, nei confronti dei giovani, in parrocchia, nel servizio come Economo per la Curia diocesana.

Nel dire il tuo «sì», nel dono completo della tua vita, noi vediamo e sentiamo in maniera particolare la presenza viva ed incoraggiante del Signore. Tu sei il segno che Dio non abbandona le sue comunità. Egli non smette di chiamare i giovani alla vita presbiterale, oltre che familiare e di vita consacrata. Egli suscita ancora operai generosi, missionari entusiasti. Tocca a noi vederli, avvicinarci a loro, compiere il viaggio con loro, aiutarli a riconoscere Gesù che spezza il pane per noi, che ci aiuta a farci pane per i nostri fratelli.

Il tuo ministero avrà anche un compito di educazione spirituale: testimoniare, comunicare, soprattutto ai giovani, il tuo affetto fedele e tenero per Gesù, che nasce in una relazione di cuore a cuore. La vita con Lui colma il cuore di gioia, consola nelle nostre fragilità. Quanto è bello incontrare sacerdoti dal volto gioioso che, innamorati di Gesù, sanno trasmettere la tenerezza di Dio, la sua incondizionata empatia per tutti, giovani ed anziani, piccoli e grandi. Egli ci ama sempre, perdutamente: quando ci sentiamo portati da Lui in braccio, quando ci chiniamo per lavarci i piedi gli uni gli altri e ci rendiamo samaritani di chi è maltrattato, derubato ed è umiliato. Il cuore del pastore, che conosce le sue pecore, sa leggere i drammi, i silenzi, le disperazioni delle persone abbandonate. Sa scorgere in mezzo alle solitudini la luce dello Spirito che grida e geme in ogni cuore. Anche se non ne è consapevole, anche se non sa dargli un nome, come ha scritto sant’Agostino, «il nostro cuore non ha posa finché non riposa nel Signore». «Egli ci ha fatti perché ritornassimo a Lui» (Agostino, Confessioni, 1.1). Ci ha amato fino alla morte di croce, colmandoci di un amore infinito, mai appagato se non in Lui.

“Siate vicini ai sacerdoti”

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Caro Stefano, non dimenticare che, a volte, il rifiuto di Dio nella nostra gente, nei nostri giovani, nasconde una ferita, un incontro sbagliato, un’esperienza distorta della Chiesa. Sono situazioni che sei chiamato a comprendere, contribuendo, soprattutto con l’aiuto del Signore, a sanare. Esci dalle logiche del mero consenso e dell’abitudine. Mostra l’umanità bella del Vangelo per intercettare la ricerca di speranza, di senso e di futuro di ogni persona. Riempi il tuo cuore di Cristo per essere sempre più libero. Lo Spirito santo ti costituisce custode, non padrone dei tuoi fratelli. Nessuno di noi, nemmeno il vescovo, è chiamato a sostituire la missione di Gesù. Vescovo e presbiteri ne sono, in modo diverso, servi nell’umiltà. Vivi con quella bontà che attrae, crea ponti, rinfranca chi è scoraggiato. Proponi senza stancarti la fede, anche quando ti rende scomodo.

Infine, un invito a voi cari giovani qui presenti: siate vicini ai vostri sacerdoti, a coloro che, accogliendovi col cuore aperto, possono divenire vostri padri e amici nella fede, compagni di viaggio nella crescita spirituale e nell’impegno missionario. Gesù, che è in voi, con il suo Spirito d’amore, vi farà entrare in sintonia con loro. Insieme diventerete una comunità che potrà godere la gioia spirituale di essere popolofamiglia di fratelli e sorelle che si amano vicendevolmente e condividono processi e fatiche nel portare il Vangelo ovunque. È bello rispondere di sì a Gesù! Non abbiate paura di quello che potrà chiedervi. Lui conosce ciò che colma il vostro cuore.

Che la Madonna delle Grazie vi accompagni a Gesù e vi renda capaci di rispondere con slancio: eccomi!

Mario Toso, vescovo

Foto G. Zampaglione