Record di ascolti per l’inno all’Europa di Roberto Benigni: sfiorati i 4 milioni e 400mila telespettatori. “Mentre intorno c’erano rovine, morti, cadaveri” c’era chi progettava un’Europa di “giustizia sociale che non lascia indietro nessuno”. L’altra sera, su RaiUno, Roberto Benigni ha fatto quello che gli riesce meglio. Ha preso un’idea, l’ha smontata e rimontata con il fuoco della parola, trasformandola in un evento che resterà negli annali della televisione: l’Europa.

Un continente che ha smesso di combattersi per provare a capirsi. E mentre la sua voce volava tra passato e presente, sembrava di sentire il suono della Storia che trattiene il fiato. Perché è questa la verità: l’Europa non è solo una geografia, è un’idea che cammina, fragile e gigantesca, sempre sul filo dell’impossibile. Chi ha possibilità vada a rivedersi su YouTube il discorso di David Sassoli il giorno della sua elezioni a Presidente del Parlamento Europeo: la sola differenza nell’intensità tra i due interventi è dovuta ai luoghi in cui sono stati fatti: uno istituzionale e uno televisivo.

Benigni l’ha fatto con l’ironia di chi sa che la memoria è l’unica cosa che ci separa dal baratro. Ha tirato fuori nomi e luoghi che dovrebbero essere incisi a fuoco nella nostra coscienza collettiva: Ventotene, Spinelli, Colorni, Rossi. E soprattutto un concetto “esplosivo”: il nazionalismo non è amore per la patria, è paura del resto del mondo. Ha raccontato un’Europa nata dal coraggio di chi sapeva che il sangue versato non doveva essere statoinutile.

Ha parlato di un continente che ha smesso di contare i cadaveri e ha iniziato a contare i sogni. Di un posto che è diventato il primo senza pena di morte, il primo dove il welfare e la democrazia sono collegati, il primo dove i giovani volano da un Paese all’altro senza vedere confini. Eppure, oggi queste certezze sono messe fortemente in discussione: oggi qualcuno comincia a instillare il concetto che la democrazia sia un freno allo sviluppo economico e che servano degli oligarchi che ci indichino la strada. Ecco perché Benigni ci ha regalato qualcosa che va oltre monologo: ci ha parlato del nostro futuro possibile. L’Europa è questo: un’idea più grande delle nostre paure. ‘Make Europa great again’ o costruiamo insieme l’Europa?

Tiziano Conti

Foto Wikipedia di Silviapitt – Opera propria