Venerdì 21 marzo, alle 18, nell’Aula Magna della Biblioteca Manfrediana di Faenza, l’architetto Giorgio Gualdrini terrà una conferenza dedicata alle modalità di ricostruzione delle città devastate da guerre e calamità naturali. L’evento offrirà un’ampia panoramica storica e urbanistica, con un focus su casi emblematici come Dresda, Varsavia, Londra e Berlino, fino alle attuali prospettive per la ricostruzione della Striscia di Gaza.
Ricostruire dopo la distruzione: il dilemma tra ripristino del passato ed innovazione
Dopo ogni conflitto o catastrofe naturale, la questione della ricostruzione degli edifici e delle città distrutte emerge con forza nel dibattito pubblico e culturale. Ripristinare il passato o innovare radicalmente? È una domanda che ha segnato molte epoche storiche e che sarà al centro dell’incontro con Giorgio Gualdrini, architetto e studioso faentino, in programma venerdì 21 marzo nella Biblioteca Manfrediana di Faenza (via Manfredi 14) alle ore 18, intitolato “Com’era e dov’era? Modalità di ricostruzione delle città distrutte: i casi di Faenza, Dresda, Varsavia, Londra, Berlino…Gaza”.
La conferenza, organizzata in collaborazione con la Società Torricelliana di Scienze e Lettere, sarà arricchita dalla proiezione di immagini che documentano le diverse modalità di ricostruzione adottate in numerosi contesti storici.
Dal campanile di San Marco a Gaza: un viaggio nella storia urbanistica
Nel suo libro “Appunti per un’urbanistica raccontata ai ragazzi” Giorgio Gualdrini citò un passo del romanzo Memorie di Adriano diMarguerite Yourcenar in cui è scritto: «Ricostruire significa collaborare con il tempo nel suo aspetto di “passato”, coglierne lo spirito o modificarlo, protenderlo, quasi, verso un più lungo avvenire».
Quando, rimosse le macerie, si sceglie di praticare la via della radicale innovazione “lo spirito del passato” tende inevitabilmente a svanire. Così capitò, tra le tante, alle città siciliana di Noto dopo il terremoto del 1693 e alla città di Lisbona dopo il devastante sisma del 1755.
Pochissimi, a quel tempo, proposero un rifacimento di ogni edificio “com’era e dov’era”. Questo motto venne coniato per la prima volta a Venezia in seguito al crollo, per collasso strutturale, del campanile di San Marco il 14 luglio del 1902.
La sua ricostruzione, condotta con una discreta fedeltà alla forma originale, ebbe termine dieci anni più tardi. Una sorte analoga toccò alla Torre dell’orologio di Faenza che, nel novembre del 1944, era stata fatta saltare in aria dalle truppe tedesche in ritirata.


Nell’incontro pubblico del prossimo 21 marzo, dopo un’introduzione dedicata alla Faenza post-bellica, l’architetto Gualdrini presenterà i celebri casi delle città di Dresda, Varsavia, Londra, Berlino, devastate dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, per finire con uno sguardo su alcune ipotesi di ricostruzione nella striscia di Gaza, oggi distrutta e purtroppo ancora priva di una vera pace.
Tra i vari progetti è meritevole di menzione quello elaborato da un’equipe di studiosi italiani e palestinesi coordinata dall’architetto Benno Albrecht, rettore dell’Università Iuav di Venezia.