A quasi novanta anni dalla precedente “Conferenza di Monaco” del 29 e 30 settembre 1938, si è tenuta in questi giorni, nella stessa città bavarese, la “Conferenza sulla Sicurezza”, con la presenza dei leader di tutto il mondo, o dei loro principali collaboratori.
Nella giornata di venerdì 14 febbraio è intervenuto il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance. Nel suo discorso ha affermato che In Gran Bretagna e in tutta Europa la libertà di parola è sotto scacco. La minaccia più concreta nei confronti dell’Europa non è la Russia, non è la Cina, non è nessun altro attore esterno: quello che Vance trova preoccupante è la minaccia dall’interno, l’allontanamento dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali, valori condivisi con gli Stati Uniti d’America. Ricordato da un esponente che fa parte della corrente di pensiero che ha ispirato l’assalto fisico al Campidoglio a Washington nel gennaio di quattro anni fa, qualche riflessione sarebbe molto utile ai dirigenti europei. L’elezione di J.D. Vance alla vicepresidenza degli Stati Uniti è l’ultimo elemento che ha consolidato e radicalizzato una tendenza già presente nel panorama politico americano: lo scivolamento verso le autocrazie come elemento centrale della nuova amministrazione. Il collante politico fra le liberaldemocrazie, l’idea stessa di Occidente come di una civiltà legata da un patrimonio di valori, è abbastanza estranea all’amministrazione Trump. Il disprezzo per quello che l’Europa può ancora rappresentare come luogo della democrazia condivisa non è un fenomeno isolato, ma il risultato di un lungo processo di costruzione ideologica che affonda le sue radici nella diffidenza verso le élite culturali, nella critica al ruolo delle università come centri di potere e nella volontà di ridimensionare l’autonomia della ricerca scientifica.
A proposito di libertà di espressione, è interessante rileggere alcuni passi di un discorso di Vance di qualche anno fa, rivolto al mondo scientifico quando dichiarava che “le università non trasmettono conoscenza e verità, ma inganni e menzogne” e che occorreva “attaccarle onestamente e aggressivamente”: è stata l’anticipazione più esplicita della strategia che oggi è divenuta politica governativa. Verrebbe da dire, non proprio un paladino della società che abbiamo sempre immaginato noi, dove ciascuno porta il proprio contributo alla crescita del proprio paese, collaborando alla coesione sociale. Per chiudere il cerchio con le sue dichiarazioni, al termine della “Conferenza sulla sicurezza” Il vicepresidente Vance ha incontrato la leader del partito tedesco di estrema destra tedesca AfD, Alice Weidel, giusto per far capire gli auspici della amministrazione americana in vista delle elezioni di domenica 23 febbraio in Germania. E’ tempo per l’Europa di riprendere la strada indicati dai padri fondatori: “Consapevole del suo patrimonio spirituale e morale, l’Unione si fonda sui valori indivisibili e universali della dignità umana, della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà; essa si basa sul principio della democrazia e sul principio dello Stato di diritto. Pone la persona al centro della sua azione istituendo la cittadinanza dell’Unione e creando uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia”. (Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea)
Tiziano Conti