Per chi questa notte ha avuto la forza e la pazienza di alzarsi decisamente presto per vedere il dibattito in diretta dall’America dei due candidati presidenti, Donald Trump e Kamala Harris ora può dire che ne è valsa la pena. Kamala Harris ha parlato del futuro, Donald Trump del passato: la principale differenza nel dibattito è stata questa. Harris ha presentato una visione per migliorare l’America, dall’economia alla politica estera, mentre Trump ha ripetuto le sua teoria sulle elezioni rubate nel 2020 e gli attacchi per gli errori dell’amministrazione Biden. A un certo punto è finito a parlare pure degli immigrati illegali in Ohio che rubano gli animali domestici per mangiarli, non proprio una verità storica, smentita anche dalle autorità locali.
La candidata democratica ha iniziato il dibattito con un gesto empatico, raro di questi tempi, andando verso l’avversario per tendergli la mano: “Piacere, Kamala Harris”. Da quel momento in poi però lo ha messo sulla difensiva, costringendolo quasi sempre a reagire. Lui ha evitato di dare il peggio di sé, tipo gli insulti, ma non è riuscito a nascondere la propria rabbia. Disinvolta e aggressiva rispetto ad altre volte, Kamala ha messo a frutto la strategia studiata dal suo team: ricordare al pubblico i passi falsi di Trump, le sue debolezze, i momenti di confusione mentale, le incomprensibili citazione di Hannibal Lecter, la promessa di governare in modo autoritario. Ancora: l’uomo d’affari di successo che, in realtà, è andato quattro volte in bancarotta, il presidente che, da capo delle forze armate, è stato sprezzante con i caduti per la Patria.
Col gran finale dei duecento esponenti repubblicani che hanno avuto un ruolo di primo piano nell’amministrazione Trump (2017–2020), compreso Dick Cheney, che fu il vice di George W. Bush alla Casa Bianca, che hanno deciso di votare per la Harris. Trump dopo il dibattito è comparso nella “spin room”, dove in genere vanno i collaboratori per sostenere i candidati di fronte ai giornalisti. Ha detto che “è stato il miglior dibattito della mia vita”, ma la sua apparizione è stata un chiaro segno delle difficoltà, perché si è reso conto che il dibattito è andato male e ha sentito la necessità di correggere e rafforzare il proprio messaggio.
La sensazione che Harris sia andata meglio rispetto a Trump è stata confermata dal sondaggio realizzato dalla Cnn immediatamente dopo la fine del dibattito: per il 63 per cento degli intervistati è stata lei a prevalere, contro un 37 per cento che ha dato la vittoria al candidato repubblicano. Prima del dibattito, le aspettative per l’esito della sfida erano significativamente diverse, con il pubblico diviso esattamente a metà, 50 a 50, alla domanda su chi pensavano che sarebbe andato meglio. La strada verso il 5 novembre è ancora lunga, ma in ballo ci sono buona parte dei destini del mondo.
Tiziano Conti