La nostra unità pastorale di Bagnacavallo è abbastanza vasta e complessa, coinvolge sette parrocchie (San Michele, Traversara, Boncellino, Villanova, Glorie , Villa Prati, San Potito) con un totale di circa 16mila abitanti. I membri dei consigli pastorali hanno preparato una relazione sulla traccia del testo Desidero incontrarvi ed è stata un’occasione di verifica e discernimento condivisa col vescovo Mario nell’assemblea iniziale dell’11 dicembre. Da quest’analisi emerge che ogni parrocchia, piccola o grande che sia, ha una sua specificità, una sua originalità, un suo carisma frutto dei parroci e dei laici che hanno partecipato attivamente negli anni, meglio dire nei secoli. Cito solo tre figure per fare qualche esempio: la venerabile Nilde Guerra a San Potito, Alberto Longanesi a Bagnacavallo, don Domenico Monti a Villanova.
La ripresa dopo l’alluvione
Il vescovo visitando alcune delle realtà presenti nelle parrocchie e nel territorio si è stupito delle grandi potenzialità di queste comunità capaci, ad esempio, di ripartire con determinazione dopo la doppia alluvione del maggio scorso attraverso la solidarietà di tanti che si sono rimboccati le maniche. Siamo stati incoraggiati a fare discernimento affinché nelle parrocchie ci siano iniziative di qualità capaci di proporre un’esperienza profonda con Gesù risorto, vivo e presente che cammina con noi. Il vescovo ci ha esortato perché tante volte rischiamo di non riconoscere il Maestro come i discepoli di Emmaus sulla strada, una volta riconosciuto e accolto ci lasciamo riempire dal suo Amore, allora tutto viene illuminato e purificato, le relazioni diventano profonde e sincere, si costruisce insieme il Regno di Dio. Un’attenzione particolare dobbiamo averla sui ragazzi e sui giovani che vanno accompagnati e formati. Ringraziamo monsignor Toso per il clima di dialogo e ascolto che abbiamo vissuto in questi giorni, abbiamo camminato insieme, ci siamo sentiti chiesa in cammino, chiesa in sinodo, sentiamo ora il bisogno di una maggiore collaborazione fra le parrocchie e con la diocesi.
don Marco Farolfi
Le parole del vescovo Mario
«Continuiamo a vivere il fervore dei primi cristiani, l’esempio di coloro che hanno innalzato questa antica pieve di san Pietro in Sylvis»: questo l’invito del vescovo Mario nell’omelia della messa conclusiva alla visita pastorale. E qui ha supportato la comunità nella ripartenza post-alluvione. «La vita nella carità eucaristica – ha specificato – non è altro che la partecipazione al dono del Signore, un’espressione dell’amore di Dio che ci avvolge e anima. Ci pervada nella rinascita, dopo le ferite della duplice alluvione. Come Chiesa ci sollecita ad accompagnare culturalmente e spiritualmente il mondo delle Confcooperative, della Coldiretti, delle imprese artigianali e agricole nel loro impegno di rinascita e di rinnovamento, perché non prevalga lo scoramento nel servire la società e il bene comune. Discepoli di Colui che moltiplica i pani per sfamare le folle, siamo chiamati a sostenere chi con la propria attività non specula ma crea lavoro e si impegna ad integrare coloro che ne hanno bisogno». Nonostante i danni subiti, al di là dei ritardi e della farraginosità delle istituzioni, «mi ha confortato percepire la forza della solidarietà – ha detto -, il desiderio del riscatto. Agli amministratori, agli artigiani, agli industriali, agli agricoltori, ai commercianti, alle famiglie, agli alluvionati, la Chiesa ricorda che Gesù è sempre presente. Non occorre fare domande come per i ristori ed essere sottoporsi a pratiche burocratiche infinite per incontrarLo e per ricevere gratuitamente la sua forza di amare e di servire. Egli è sempre accanto a noi».

Dalla visita pastorale, «le comunità ecclesiali e civili che ho incontrato – ringrazio per la grande cordialità e bontà, specie per l’accoglienza gioiosa dei nostri nonni e dei nostri bambini – mi sono parse fortemente desiderose di Dio, ricche di importanti potenzialità, seppur assottigliantesi per l’invecchiamento e per la carenza di vocazioni forti, comprese quelle presbiterali. Credo che siamo chiamati a coltivare in particolare le famiglie, specie quelle giovani, soprattutto incrementando quella meravigliosa pastorale famigliare che è già impegnata nel territorio e nella Diocesi, ma merita di essere più conosciuta e diffusa». «Durante questi anni – ricorda il vescovo – l’amministrazione del sacramento della cresima mi ha fatto, capire che qui abbiamo ancora non pochi giovani che gravitano attorno alle nostre comunità ecclesiali. Forse, c’è bisogno di un laicato maggiormente formato che accompagni seriamente e con generosità la crescita delle nuove generazioni, per innamorale di Gesù, perché diventino capaci di costruire il Corpo di Cristo e una società più fraterna e pacifica. Credo, pertanto, che sia fondamentale potenziare la formazione di ogni laico perché ognuno si riconosca appieno sacerdote, re e profeta in Cristo mediante il Battesimo. Abbiamo bisogno di adulti nella fede, capaci di vivere una spiritualità incarnata come seppe fare la venerabile Nilde Guerra, capaci di essere lievito in questa società piuttosto indifferente nei confronti di Dio, per far fermentare la Parola di vita di Cristo in ogni ambito». «Coinvolgendo adulti, famiglie, associazioni, è più facile rinnovare un impegno vocazionale ampio – invita infine il vescovo – occorre, però, progettare nuove iniziative, strutturare luoghi e tempi per vivere la fraternità sul modello di quanto è già in atto, ad esempio, nella fraternità Beata Sabattini del Seminario diocesano. Per questo vanno ripresi gli orientamenti emersi nel Sinodo dei Giovani. Preghiamo perché il Signore mandi operai nella sua vigna».














