Un cesto con i prodotti dell’agricoltura romagnola salvati dall’alluvione, dall’insalata all’ aglio, dai ravanelli ai carciofi, dai cetrioli agli asparagi è stato consegnato dagli agricoltori della Coldiretti in Piazza Saffi a Forli al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha dimostrato di gradire assaggiando una fava 100% romagnola.

Un ringraziamento per la sensibilità mostrata dal Presidente con la sua visita nei territori alluvionati ma anche un segno – sottolinea la Coldiretti – della voglia delle imprese romagnole di ripartire nonostante i mille gravissimi problemi che si trovano ad affrontare, tra campi allagati, aziende franate e la chiusura degli stabilimenti di trasformazione e dei punti vendita aziendali.

Acquistare prodotti agricoli e alimentari provenienti dalle zone alluvionate – precisa Coldiretti – è il miglior modo per aiutare concretamente la popolazione facendo ripartire l’economia e l’occupazione dei territori colpiti.

50mila i posti di lavoro a rischio dopo l’alluvione

La ripresa delle attività di vendita dei prodotti agroalimentari romagnoli è infatti importante per salvare secondo la Coldiretti i circa 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione messi a rischio dall’alluvione.

Si tratta di far tornare a vivere – sottolinea la Coldiretti – un territorio di circa 300mila ettari di superficie agricola dei quali oltre 25mila ettari di frutteti con nell’ordine pesche e nettarine, kiwi, albicocche, susine, pere, kaki, ciliegi e castagni mentre in altri sono 25mila ettari sono piantati vigneti ma ci sono anche migliaia di ettari coltivati ad orticole come patate, pomodoro, cipolla e altro anche per la produzione di sementi.

Oltre 60mila ettari sono coltivati a grano duro per la pasta, grano tenero per il pane, orzo, sorgo e mais. Su altri 7mila ettari si estendono le coltivazioni di girasole, colza e soia mentre oltre 40mila ettari sono coltivati ad erba medica per l’alimentazione animale. E’ infatti preoccupante – continua la Coldiretti – la situazione anche degli allevamenti con 250mila fra bovini, maiali, pecore, capre, polli, galline da uova e tacchini e migliaia di animali morti e affogati.

L’alluvione – ricorda Coldiretti – ha devastato aziende agricole e allevamenti in una delle aree più agricole del Paese con una produzione lorda vendibile della Romagna pari a circa 1,5 miliardi di euro all’anno che moltiplica lungo la filiera grazie ad un indotto di avanguardia, privato e cooperativo, nella trasformazione e distribuzione alimentare che è stato fortemente compromesso.

Ai danni sulla produzione agricola – evidenzia Coldiretti – si aggiungono quelli alle strutture come gli impianti dei frutteti, le serre, gli edifici rurali, le stalle, i macchinari e le attrezzature perse senza contare la necessità di bonificare i terreni e ripristinare la viabilità nelle aree rurali con frane nelle aziende e lungo le strade.

30mila le persone e 2mila imprese vivono in aree a rischio per il pericolo di frane

Ma a pesare c’è anche il fenomeno del dissesto idrogeologico – riferisce la Coldiretti – con oltre 30mila persone che vivono in aree a rischio per pericolo di frane tra Ravenna, Rimini e Forli Cesena, assieme a più di duemila unità locali di imprese secondo l’ultimo rapporto Ispra. Sono centinaia le aziende agricole che rischiano di scomparire con terreni letteralmente ingoiati da frane, voragini e smottamenti ma a preoccupare – sottolinea la Coldiretti – sono anche i danni alle infrastrutture con strade interrotte e ponti abbattuti con difficoltà a garantire cura agli animali isolati per le interruzioni nel sistema viario ma anche la commercializzazione dei prodotti scampati al disastro.

Nelle aree collinari – precisa la Coldiretti – sono crollati terreni coltivati a seminativo, erba medica, intere vigne e boschi di castagno ma preoccupa anche la situazione degli allevamenti con gli animali, ai quali va garantita acqua e alimentazione ma anche la quotidiana mungitura del latte e il suo trasporto. 

In pericolo è – continua la Coldiretti – l’importante azione di recupero delle razze storiche da parte degli allevatori, dalle pecore alle capre, dal maiale di Mora Romagnola ai bovini di razza Romagnola, che nel passato avevano rischiato l’estinzione.

Solidarietà da tutta Italia per gli allevatori di Casola e Brisighella

Le centinaia di frane e smottamenti generati dall’ondata di maltempo abbattutasi sulle colline e le zone di montagna del Faentino continuano a rendere difficilissimi gli approvvigionamenti di mangimi e foraggi per fattorie e allevamenti, mettendo di fatto a repentaglio la tenuta occupazionale di un territorio già di per sé fragile.

In molte località dell’Appennino, in particolare tra Casola Valsenio e Brisighella, le frane hanno infatti interrotto le strade rurali cancellando completamente ettari di coltivazioni di foraggio per l’alimentazione degli animali allevati, dai bovini agli ovini sino ai cavalli.

Nella difficoltà generale si segnala, però, la grande solidarietà degli agricoltori che dalle province limitrofe e anche dalla Lombardia hanno fatto pervenire carichi di foraggio e mangimi per i colleghi allevatori ravennati.

Nella giornata di ieri, l’azienda L’Erba del Persico, imprese all’avanguardia nel campo della produzione di erba medica associata a Coldiretti Ferrara che si è occupata di organizzare il trasferimento logistico, ha consegnato un importante carico di foraggio a Casola Valsenio, mentre da Varese un pool di allevatori è giunto sulle colline romagnole donando 15 quintali di materie prime, in particolare erba medica e mangimi, per gli allevamenti delle zone alluvionate.

Consegna foraggio Casola

La situazione della collina è ancora oggi drammatica – commenta Nicola Grementieri, allevatore di Casola a lungo isolato dalle frane nonché responsabile Coldiretti per l’alta collina faentina – la grande solidarietà del mondo agricolo ci aiuta ad andare avanti ed infonde in tutti noi nuova forza per resistere e reagire. Non possiamo che ringraziare con tutto il cuore, dunque, i tantissimi colleghi della nostra regione e delle regioni limitrofe che ci stanno aiutando in questo momento difficilissimo.

Alle istituzioni, invece – prosegue – vogliamo ribadire la necessità, dopo questa prima fase di ripristino dei collegamenti, di ristabilire la sicurezza idrogeologica del territorio investendo in prevenzione altrimenti rischiamo di perdere per sempre un ecosistema già fragile e il patrimonio rappresentato dai suoi custodi, ossia i tanti imprenditori agricoli che hanno salvato queste terre dallo spopolamento e dall’abbandono”.