Un tavolo di rete, a Faenza, per favorire il sostegno delle cure primarie alle persone bisognose e più deboli. In questo modo si è superata positivamente una gravidanza a rischio. Beauty (il nome è di fantasia) è una signora nigeriana, sposata e con già cinque figlie, che vive in condizione di fragilità. La situazione era già a conoscenza della Caritas di Faenza, che ha invitato Beauty a rivolgersi ai Servizi sociali, che l’hanno poi presa in carico. Un mese fa ha partorito il sesto figlio, un maschio. Sulla situazione del nucleo e soprattutto di Beauty c’è stato un confronto periodico durante ogni Crac, il tavolo di coordinamento sui casi multiproblematici a cui partecipano enti come Caritas e Servizi sociali. La condivisione è stata fruttuosa, soprattutto durante il periodo della gravidanza e a seguito del parto.

Si trattava di una gravidanza a rischio: la madre è diabetica, in sovrappeso e, durante un’ecografia, è stato scoperto anche un fibroma. La signora è seguita da un’assistente sociale della tutela minori, dal Cav (Centro aiuto alla vita), che la aiuta periodicamente sia con colloqui che materialmente, dalla Caritas diocesana e dalla Caritas parrocchiale di riferimento, mentre della situazione era al corrente anche la Comunità Papa Giovanni XXIII, che partecipa a ogni tavolo Crac.

Le paure prima del parto: “Stanno facendo magia nera contro di me”

Durante i colloqui svolti alla Caritas è emerso un rapporto complicato e ambivalente di Beauty con la gravidanza in corso: Beauty era convinta che la seconda famiglia del marito, in Nigeria, avesse praticato magia nera contro di lei e il bambino e che questo avrebbe portato alla morte di Beauty a seguito del parto. Ciò le causava estrema ansia e malessere. Durante i tavoli si è condiviso questa informazione con il Cav e con l’assistente sociale, che non ne erano al corrente. Beauty ha condiviso in Caritas anche il rapporto problematico con il marito. L’assistente sociale ha tenuto conto delle informazioni per organizzare un colloquio con lui e per effettuare delle visite domiciliari prima e, soprattutto, dopo il parto, alla presenza di educatori.

Poco dopo il parto, avvenuto a Ravenna, un volontario dell’Apg23 che conosceva Beauty da tempo, ha comunicato alla Caritas che la donna, non sentendosi bene, si era recata al Pronto Soccorso di Faenza, portando con sé la figlia più piccola e il neonato, e che sarebbe stata ricoverata e operata la mattina seguente in urgenza per il fibroma. Il marito si trovava in Nigeria, così Beauty voleva che il neonato fosse ricoverato insieme a lei e che le figlie trovassero un luogo in cui stare durante la sua degenza. Grazie alla mediazione del volontario tutte le figlie sono state inizialmente accolte, in emergenza, da un’amica di Beauty. Inoltre, l’ospedale richiedeva una sola persona che si presentasse per assistere Beauty 24h su 24. Tali richieste sono state condivise dalla Caritas con l’assistente sociale, che si è attivata per occuparsi delle minori e della situazione. Grazie a un contatto con il Cav, un’ospite dell’accoglienza femminile della Caritas diocesana, che ha sempre lavorato come badante, venuta a conoscenza della situazione si è resa disponibile, nei giorni successivi, per l’assistenza in ospedale del neonato insieme alla madre. Tutto ciò è stato ovviamente comunicato all’assistente sociale.

Il confronto nel tavolo Crac: un’esperienza positiva

Qualche settimana dopo, durante un Crac, l’assistente sociale ha informati la Caritas che Beauty e i tre figli più piccoli erano accolti presso una casa-famiglia, mentre le tre figlie maggiori presso un avvocato di sua conoscenza. La madre è stata molto contenta dell’aiuto ricevuto. In seguito, Beauty è rientrata al domicilio con le figlie, con il supporto concordato di un Oss, in quanto l’avvocato non poteva proseguire oltre l’accoglienza. Il Cav ha riferito inoltre che, grazie a un progetto interno rivolto alle donne che necessitano di una babysitter, daranno un compenso alla signora che si è occupata del bambino durante il ricovero. In queste settimane, il caso è passato a un’altra assistente sociale (che lo aveva già seguito), la quale ha partecipato, insieme alla collega precedente, all’ultimo Crac di aggiornamento. Grazie alla collaborazione, alla co-progettualità e alla condivisione che il tavolo Crac favorisce, i diversi servizi e attori del pubblico e del privato sociale sono riusciti a coordinarsi per mettere in campo le risposte più adeguate alla situazione, soprattutto nel momento dell’emergenza.

s.f.