In merito alla decisione dell’Azienda Sanitaria locale di sospendere temporaneamente l’operatività dell’auto medicalizzata dell’ospedale di Lugo e ricollocare la sede di partenza dell’automedica dall’ospedale di Faenza in una postazione a Cotignola intervengono i sindaci di Lugo e di Faenza, Davide Ranalli e Massimo Isola con la seguente dichiarazione congiunta.
“La notizia della sospensione dell’automedica -sottolineano i due primi cittadini- preoccupa giustamente le nostre comunità di cui intendiamo farci portavoce in modo attivo. Pur comprendendo la motivazione che sta alla base, ovvero la carenza di medici, chiediamo all’Ausl della Romagna un impegno affinché la sospensione sia la più breve possibile nell’interesse dei cittadini dei nostri territori.
Per questo chiederemo a breve alla direzione generale dell’Azienda sanitaria un confronto per ragionare sulle prospettive, immediate e future, delle attività di emergenza/urgenza, decisive per garantire il buon funzionamento complessivo dei nostri servizi sanitari”.
La notizia dello spostamento dell’auto medicalizzata da Faenza a Cotignola preoccupa anche i primi cittadini di Casola Valsenio, Modigliana e Tredozio perchè in caso di necessità, si allungano i tempi di intervento.
Con una nota congiunta i sindaci Simona Vietina (Tredozio), Giorgio Sagrini (Casola Valsenio) e Jader Dardi (Modigliana) affermano che “con questa scelta vengono penalizzate le aree collinari più distanti dai principali presidi sanitari.
Non condividiamo la scelta che non è stata oggetto di confronto preventivo con le istituzioni del territorio e i rappresentanti dei Comuni e, per questo, chiediamo che l’auto medicalizzata torni presso il Presidio Ospedaliero di Faenza.
Chiediamo al Presidente della Conferenza Sanitaria e al Direttore della Ausl Romagna, che si intervenga per modificare questa decisione.
Anche Ausl Romagna ha emesso una nota per motivare la rimodulazione delle postazioni di auto medica e replicare al sindacato Snami che aveva sollevato il problema della carenza di auto medicalizzate sul territorio faentino e lughese.
“Come professionisti del settore emergenza-urgenza e soccorso preospedaliero AUSL della Romagna rimaniamo sconcertati nel leggere le affermazioni del sindacato SNAMI regionale, che reputiamo altamente offensive nei nostri confronti, in quanto mettendo insieme argomenti distanti e distinti in modo pretestuoso , rischiano di creare inutili allarmismi nella popolazione.
Per rispetto dei cittadini a cui forniamo in scienza e coscienza il nostro operato, difficile e faticoso in tempi normali ed ancora di più oggi dopo le fasi più acute della pandemia, aggravato dalla carenza cronica di medici su tutto il territorio nazionale , ci sentiamo di rispondere alle infamanti accuse per sostenere la qualità della risposta fornita in AUSL della Romagna dalle reti di emergenza, pre- ed intraospedaliere.
- Il sistema 118 Romagna ha una caratteristica unica, di prevedere su tutte le ambulanze la presenza di infermieri , consentendo in questo modo, all’arrivo del primo mezzo, un intervento di soccorso sanitario.
- La distribuzione delle ambulanze con infermiere sul territorio romagnolo consente di assicurare l’arrivo di un mezzo di soccorso avanzato a leadership infermieristica ben al di sotto dei tempi richiesti dai livelli essenziali di assistenza per il sistema 118 a livello nazionale, dimostrando pertanto un corretto soddisfacimento del fabbisogno
- Il numero di automediche previsto con il nuovo riassetto, garantisce la medicalizzazione laddove necessaria, nei tempi consoni. E’ pertanto fuorviante il riferimento ad una indicazione di presenza riferita alla popolazione, contenuta nella nota Snami. La qualità di risposta è infatti determinata dai tempi di soccorso e dalla disponibilità di una rete policentrica ospedaliera , come quella presente in AUSL della Romagna, in grado di dare risposte in linea con le evidenze scientifiche. Dire che un “paese rimane senza ambulanza” è una vergognosa distorsione della realtà, che rischia di mettere in apprensione i cittadini, in nome di una difesa esclusivamente corporativa.
- Lo diciamo con forza: il sistema proposto con questa iniziale rimodulazione delle automediche che prevede una dinamicità dell’impiego delle risorse disponibili, assicura il necessario supporto medico alla rete delle ambulanze infermieristiche sul territorio. E’ da sottolineare che il numero delle auto mediche, considerando anche l’elisoccorso come mezzo medicalizzato, è in AUSL della Romagna superiore ad altre province della regione.
- L’affermazione “solo due automediche che rincorrono le ambulanze per soccorrere i malati” è degna di una comicità volgare e di bassa lega e non raffigura in alcun modo il grande impegno che tutti i professionisti ed i direttori delle strutture ai vari livelli mettono per garantire approiatezza, efficacia ed efficienza degli interventi
- Se poi entriamo nel dettaglio degli interventi delle automediche, in riferimento al territorio considerato, tale numero non supera i 3 interventi al giorno per ognuna di esse con un intervento medico ogni 8 ore in media, e spesso per interventi che non hanno caratteristiche di reale criticità clinica. Numeri che fanno pensare: i medici operanti in pronto soccorso sono oberati di casi, spesso di elevata complessità, mentre a pochi metri di distanza opera un medico che effettua un intervento ogni 8 ore in media, e soprattutto nelle ore notturne ha un numero di uscite non superiore ad una per notte. E’ del tutto evidente che già questi dati basterebbero a rivedere il modello, rafforzando la struttura ospedaliera di pronto soccorso dove il paziente trova la definitiva soddisfazione del suo bisogno di salute. La criticità delle risorse mediche con fuoriuscite mensili di professionisti ha portato a scegliere di comune accordo fra direttori di dipartimento di emergenza, di pronto soccorso e della centrale operativa e la direzione generale, la riduzione delle automediche garantendo la presenza di professionisti medici nei pronto soccorso, in primis quello di Lugo, che attualmente mostra le più evidenti criticità, in termini di carenza medica.
- Ridicolo appare il richiamo alla “disponibilità allo sforzo di medici di altre province” quando non vi è nemmeno la disponibilità a collaborare in punti di primo intervento in zone disagiate, ed in cui il medico dell’automedica ivi in postazione, esce poco più di una volta in media al giorno. Questo si traduce nella indisponibilità a trattare i casi che si presentano nel punto di primo intervento stesso, durante il loro turno in auto medica.
- In merito al supposto ritardo di attivazione dei corsi per medici si sottolinea che solamente 7 sono le iscrizioni formalizzate su un totale di 25 posti messi a disposizione da AUSL della Romagna, tanto che AUSL ha richiesto alle altre AUSL regionali i nominativi di eventuali medici che sono rimasti esclusi dai corsi ivi organizzati. Un altro esempio di affermazioni strumentali, non basate su dati oggettivi, che creano totale disinformazione
- Relativamente al “maltrattamento ed agli scontri” non vi è alcuna evidenza tanto che i medici in larghissima parte operano sui mezzi di soccorso in piena integrazione con i dirigenti dipendenti AUSL
- Sulle retribuzioni occorre una ulteriore trasparenza: a seguito dell’accordo regionale sottoscritto anche da SNAMI il riconoscimento economico dei medici di emergenza territoriale convenzionati hanno stipendi attualmente in linea con quelli dei dirigenti medici se non superiori in alcuni casi, a fronte di un carico lavorativo ben più ridotto rispetto ai medici di pronto soccorso
Nessuno di noi si è mai sottratto al confronto e le verità assolute non esistono: come professionisti del servizio sanitario pubblico stiamo operando al meglio delle possibilità, sempre disponibili a fornire tutte le risposte e le motivazioni alla base delle scelte che adottiamo.
Non possiamo pertanto tollerare oltre attacchi infamanti (essere definiti autori di scelta folle va oltre ogni ragionevole diritto di critica): continueremo a lavorare forti della nostra professionalità ma chiediamo rispetto da parte di colleghi medici che si fanno scudo di sigle sindacali e di platee senza contraddittorio per attaccare il sistema sanitario che rappresenta il loro datore di lavoro seppur con un rapporto convenzionale.”