Al Congresso Eucaristico nazionale 2022 di Matera sono state giornate intense, iniziate con la messa presieduta dal cardinale Zuppi e proseguite con relazioni, riflessioni e celebrazioni, fino alla chiusura del Congresso, domenica mattina, con la Messa presieduta dal Papa. Il tema del Congresso, Torniamo al gusto del pane. Per una Chiesa eucaristica e sinodale, è stato al centro dell’omelia del cardinale Zuppi che ha esortato a soffermarci ad annusare il profumo del pane che si diffonde e deve farci ritrovare il gusto di fare comunità. Ha detto che Matera “città del pane” ha dato l’impulso perché tutti i momenti vissuti durante queste quattro giornate, avessero al centro l’importanza del pane, come segno di condivisione. A cominciare dalle parole dell’Inno del Congresso, composte dall’Ufficio liturgico nazionale, che il maestro Francesco Meneghello (conosciuto anche nella nostra diocesi), ha magistralmente musicato, tenendo conto della effettiva cantabilità per un’Assemblea media e che i fedeli presenti cantavano tutti quanti assieme, uniti nelle diversità. È stato toccante pensare che le diverse diocesi si erano preparate col canto, e che in quei giorni e anche in seguito, il canto ci unirà come Chiesa.

Sia le omelie che le relazioni ci hanno fatto riflettere sul bisogno di fare comunità, di tessere relazioni, di farci carico delle sofferenze di chi è emarginato, di dividere il pane, di spezzarlo affinché diventi cibo per tutti. Il cardinale ha sottolineato che quando diciamo tutti, deve essere inteso proprio così: tutti! Non solo chi mi sta più vicino, chi la pensa come me, chi frequenta i luoghi che frequento io… ma proprio con tutti.

Al centro l’Eucaristia

Venerdì mattina il vescovo di Mantova, monsignor Gianmarco Busca, ci ha condotti lungo una riflessione sul pane, che si pone sulla tavola, e sulle tavole come cammino di vita. Ha schematizzato così: sulle tavole della Creazione, della casa, dell’Altare, della Chiesa, della città, del Regno. Ha iniziato leggendo alcuni versi del poeta armeno Daniel Varujan, ucciso a 31 anni durante il genocidio armeno, il quale vede nel pane il simbolo della vita.

Semina, contadino – in nome del pane della tua casa, / non conosca limiti il tuo braccio;
questi grani che spargi, si verseranno / domani sulle teste dei tuoi nipoti.
Semina, contadino – in nome del misero affamato / non esca dimezzato il tuo palmo dal grembiule; / un povero oggi nella lampada del tempio / versò il suo ultimo olio per il raccolto di domani.
Semina, contadino – in nome dell’ostia del Signore / germi di luce straripino dalle tue dita; / in ciascuna delle spighe bianche di latte / maturerà domani una parte del corpo di Gesù.

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Non possiamo qui dilungarci su tutti i punti della relazione, ma solo sottolineare come in Atti si dice: Rompevano il pane e prendevano insieme il cibo. La convivialità crea legami e fa attivare tutti i sensi; primo fra tutti, l’ascolto. A tavola si sperimenta il rispetto, l’accudimento, il servizio. Occorre reimparare a mangiare per imparare a celebrare e viceversa.

I giorni del Congresso sono stati vissuti come una sosta contemplativa del Cammino sinodale, infatti a più riprese è emerso il bisogno di mettere al centro di tale cammino l’Eucaristia e l’Adorazione eucaristica. Sabato pomeriggio, abbiamo vissuto una lunga processione lungo le strade della città, terminata con la Benedizione Eucaristica davanti alla chiesa di S. Francesco di Assisi in centro città.

L’omelia del Papa, alla Messa di domenica, è iniziata riprendendo alcune frasi dell’Inno del Congresso: “È il pane della festa sulla tavola dei figli… crea condivisione, rafforza i legami, ha gusto di comunione”. «Eppure, dice il Papa, il Vangelo di questa domenica non sempre emana il profumo di comunione». Si è soffermato sulle ingiustizie del mondo, sull’indifferenza verso le sofferenze dei poveri. Ci ha chiesto di lasciarci convertire dall’individualismo alla fraternità, di tornare al gusto del pane, di tornare all’Eucaristia, che rinnova la nostra vita.
Prima di iniziare la preghiera dell’Angelus, ha detto, a braccio: «Io oserei, oggi, chiedere per l’Italia più nascite, più figli». Questa immagine del Papa che chiede più bambini, ci ha lasciato un segno di speranza e di profumo di pane!

Vincenza Morini e Rosanna Savioli, delegate diocesane