La comunità religiosa del monastero di Sant’Umiltà di Faenza è in festa per i 50 anni di professione religiosa di suor Maria Mirella di San Michele Arcangelo. Dopo una celebrazione della Parola e un’Adorazione con veglia, domenica 9 ottobre l’abate generale della Congregazione benedettina vallombrosana, padre Giuseppe Casetta, ha celebrato l’Eucarestia. Nell’invito per l’occasione suor Mirella ha messo in evidenza la sua immensa gratitudine a Dio e a Sant’Umiltà, sottolineando come la fondatrice fosse contemplativa di Gesù crocifisso, mistica e maestra ispirata della vita comunitaria.

«Questa tappa della mia vita – ci dice – è occasione per una revisione! Perché davanti a Dio devo sempre chiedermi se mi sono mantenuta fedele. Faccio festa volentieri proprio per la grazia della fedeltà, che non è facile, neppure in convento».
Ciascuna religiosa sceglie la vita comunitaria, ma porta con sé il proprio carattere e i propri limiti. Questo fa capire come il monastero non possa essere il paradiso in terra. «Scegliendo la vita consacrata, Dio ci plasma attraverso la vita comunitaria con la sua grazia, la nostra preghiera e la nostra fede». Suor Mirella ci rammenta il pensiero di san Benedetto che paragonava la vita monastica a una palestra, con tutti gli attrezzi necessari a fortificare il proprio cammino.

“Leggendo la vita di san Benedetto mi dissi: come sarebbe bello vivere solo per il Signore!”

Mirella ha una sorella maggiore e un fratello più piccolo; da giovane viveva come le sue coetanee. Amante del ballo, non aveva assolutamente voglia di farsi monaca. «Ma una sera, leggendo la vita di un santo, mi dissi: come sarebbe bello vivere solo per il Signore!». Aveva in paese la presenza di una scuola condotta da una comunità di suore. Ma fu il confronto con un monaco a prospettarle la vita religiosa, sotto la guida di una badessa di Faenza. Parlando con amici ci fu chi le disse che si trattava di clausura. «Clausura? Ci va lui», sbottò, riferita al monaco. Cercò vie alternative, ma alla fine, venendo a Faenza scoprì che quello che le era stato indicato era il luogo giusto. Entrò a Sant’Umiltà nel 1970 e fece la 1^ professione il 29 settembre 1972. E per lei, che non aveva voglia di studiare, iniziò un percorso che la portò al diploma di maestra e poi alla laurea in Lettere. Dopo decenni di insegnamento, oggi è archivista ed economa del monastero. «Prego e parlo con il Signore Gesù!». In un mondo in continua evoluzione, suor Mirella ci rammenta l’invecchiamento della comunità, la chiusura della scuola e dopo il Covid, anche la fine del servizio di ospitalità. Ci sono tante incognite sul futuro. «Ringrazio il Signore perché sono qui e per il cammino fatto. La vita consacrata è bella – mi dice salutandomi – e va vissuta fino in fondo, fidandosi di Dio. Solo Lui sa anche quale sarà il nostro futuro».

Giulio Donati