Rafforzare le nostre Caritas locali e stimolare nei loro operatori l’attenzione alla mondialità. Con questa logica che da qualche mese si è attivato uno stretto collegamento Emilia Romagna – Filippine che dovrebbe portare a una sorta di gemellaggio fra le due realtà. Il direttore della Caritas diocesana di Faenza, don Emanuele Casadio, di recente si è recato nelle Filippine con una delegazione regionale della Caritas. Un gruppo di dodici persone con rappresentanti delle diocesi di Imola, Forlì, Cesena, Modena, Ferrara e naturalmente Faenza. Con loro anche Giuseppe Pedron, responsabile Caritas italiana per l’Asia meridionale. Obiettivo incontrare persone che in quel paese (grande come l’Italia, ma con il doppio della popolazione sparsa in un’infinita serie di isole) assistono i più bisognosi e conoscere le soluzioni applicate ai loro disagi.
Don Emanuele ha raccontato il suo viaggio nel corso di una serata organizzata in parrocchia a Russi. Il progetto di gemellaggio è tutto da costruire, ma a novembre è attesa qua una delegata di Caritas Filippine che avrà il compito di preparare il viaggio di una delegazione asiatica in Emilia Romagna per febbraio 2025.
Manila mostra i grattacieli di una capitale con i suoi 14 milioni di abitanti, ma presenta anche aree con casupole in lamiera. «Una povertà sempre presente e ritrovata anche nelle altre tappe, ma l’accoglienza della gente è davvero grande – commenta don Emanuele -. Espressione di ricchezza interiore di una grande fede. I cristiani sono l’80% della popolazione. E a Manila il nostro gruppo ha incontrato il vescovo Josè Colin, presidente della Caritas delle Filippine. Questi ha parlato del vivere la fede e del lavorare per la giustizia cercando di rendere possibili i programmi sociali, promuovere e rinforzare la mobilitazione delle risorse locali e dell’autonomia. A seguire, il direttore di Caritas ha illustrato i progetti attivati per le loro 86 diocesi. L’obiettivo è quello di ridurre la povertà a partire da un forte impegno nella formazione scolastica. A differenza nostra, le borse di studio non vengono date ai più meritevoli ma a chi è in difficoltà perché è facile che ciò derivi dall’essere malnutrito o da un disagio sociale».
Durante il soggiorno in alcune comunità filippine, diversi sono stati gli incontri con volontari e responsabili della Caritas locale. Tra questi anche un gruppetto di “caschi bianchi”, quattro ragazzi italiani che stanno svolgendo il servizio civile sempre per conto di Caritas.
«Abbiamo visto come sia importante la scuola per i ragazzi. Ma è molto importante anche la formazione degli operatori Caritas, uomini e donne chiamati a frequentare corsi per imparare a stare accanto alla gente e ad attivare progetti di sviluppo all’insegna dell’economia circolare. Senza dimenticare la fede nel Signore. Ogni giorno il lavoro in Caritas inizia con la celebrazione della messa. Monsignor Colin ad esempio, prima di ogni incontro con le autorità, non sempre facile, celebra messa e prega per irrobustire la sua azione. Ma tutti, pur rivendicando diritti e attenzioni, operano sempre con grande mitezza. Quattro le parole su cui cercano di operare: osservare, ascoltare, discernere e animare. Si apre un mondo di collaborazione in cui attivare progetti, ma c’è anche tanto da imparare sull’essere cristiani oggi».

Giulio Donati