Proseguono gli approfondimenti de il Piccolo sul tema energia e futuro di Faenza. Con Luca Laghi, direttore tecnico di Certimac, approfondiamo il tema dei materiali innovativi e della ricerca in ambito di efficientamento energetico Certimac è un laboratorio e organismo di ricerca fondato nel 2005 da Enea e Cnr e dalla sua origine presente a Faenza, per offrire competenze e strumenti della ricerca al servizio delle imprese nel campo dei materiali, dell’energia e dell’innovazione sostenibile. La missione di Certimac è “bimodale”: da un lato progetti di ricerca scientifica a livello nazionale ed europeo nel settore dell’efficienza energetica e della scienza dei materiali. In parallelo, realizza progetti di ricerca industriale nei medesimi ambiti per supportare l’attivazione di percorsi di crescita delle imprese.

Intervista a Luca Laghi, direttore tecnico di Certimac

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Ricercatrice Certimac al lavoro sui nuovi materiali

Luca, come sarà la casa del futuro? Quali materiali e come cambierà il modo di costruire?

La casa del futuro dovrà essere necessariamente efficiente, interconnessa e, soprattutto, a servizio della persona. Occorre infatti tener conto di quanto si stia procedendo lentamente a livello italiano ed europeo nella riqualificazione del patrimonio esistente. Gli indicatori parlano di un “tasso di riqualificazione” dell’1% sul totale del patrimonio e la Commissione Eu ha fissato per il 2030 il raggiungimento del 3%, davvero una bella sfida considerando la vastità di immobili che ci circondano e la numerosità di edifici storici e vincolati. L’efficienza è e sarà il driver del futuro, ossia riduzione dei consumi e bilancio di Co2 emessa a zero. Si parla sempre più insistentemente di “Positive Energy Building” e di “Neutral Cities”, ossia di edifici che passano dallo stato di “consumatori” alla condizione di “produttori” di energia e di città sostenibili con bilanci globali di emissioni di Co2 pari a zero.

Tutto ciò non è così lontano come sembra e si sta per questo lavorando molto gomito a gomito con le imprese nazionali ed Europee per sviluppare materiali innovativi ad elevate prestazioni e capacità di isolamento termico e tra questi vi sono: Materiali superisolanti, Aerogel, V.I.P, materiali a cambiamento di fase e molte altre tecnologie in via di definizione e di ottimizzazione. Oltre a questo si stanno ingegnerizzando soluzioni “smart” materiale-sensore per prevenire il degrado e cogliere anticipatamente (ossia prima che sia troppo tardi) la necessità di intervenire con interventi di manutenzione. Infine, sempre più si svilupperà una filiera che consentirà la costruzione “off-site” ossia si uscirà dalle attuali logiche di cantiere per concentrare la produzione in stabilimento ottimizzando la prefabbricazione, le prestazioni, i costi e la qualità globale delle nostre case.

Economia circolare: da scarti a materiali innovativi

Quali sono le sfide maggiori per il futuro, avendo come riferimento non solo il 2030, ma pensando anche oltre? 

Oggi non si tratta più di puntare a un componente specifico per isolare un edificio, ma ogni singolo elemento inserito nell’involucro viene caratterizzato e valorizzato anche dal punto di vista termico. Per questo, ad esempio, c’è stata una forte spinta verso i termo intonaci, i rasanti e si cura persino la capacità di scambio termico dei materiali di rivestimento come piastrelle o sistemi di finitura per ottimizzare il più possibile la capacità di efficientamento energetico. L’innovazione non sta però solo a connotare un materiale dal punto di vista delle prestazioni, ma anche della sostenibilità, combinando insieme le due proprietà. Si tratta di un vero e proprio cambio di paradigma». Altro elemento importante è ragionare in ottica di economia circolare: l’idea di riutilizzare materiali di scarto – da processi agricoli e industriali – per dare loro nuova vita e reimmetterli nel ciclo produttivo è una logica ormai consolidata. Gli esempi non mancano certo: abbiamo fatto parte e avviato progetti di vario tipo, finanziati sia con fondi pubblici che privati, che hanno avuto come oggetto i materiali più disparati: penso al polverino ceramico, prodotto in grande quantità dal taglio e rettifica di impianti industriali e che possono essere reimmessi nella produzione dei calcestruzzi.

Oppure il reimpiego di materiali naturali come gusci di mitili e conchiglie, nel progetto per la produzione di manufatti cementizi: questi gusci sono composti per lo più di carbonato di calcio, ingrediente ideale per i conglomerati cementizi. Sono poi stati avviati studi per il reimpiego degli scarti di fonderia per la produzione di massetti alto conduttivi, capaci di favorire la resa termica e l’ottimizzazione di pavimentazioni dotate di impianto radiante.

Quali sono le competenze su cui studenti e professionisti dovranno specializzarsi in futuro?

La rete delle università regionali e nazionali ha davvero molto da offrire così come gli istituti tecnici delle scuole secondarie ed in particolare a livello universitario è molta l’attività di ricerca che viene effettuata negli ambiti di cui parlavo e di cui, in seconda battuta, gli studenti possono e potranno beneficiare. A fronte di tale offerta, francamente, credo che la cosa su cui specializzarsi non sia tanto una o l’altra competenza in senso stretto (l’offerta è tanta così come le opportunità già presenti!), ma credo valga la pena lavorare portando con sé il desiderio di appassionarsi al proprio studio/lavoro e di mettersi in gioco appieno per dare un piccolo contributo al contesto in cui siamo. Stiamo parlando di temi strategici e imprescindibili quali la transizione energetica, l’economia circolare e più in generale la progettazione di luoghi, città e industrie più sostenibili e quindi, in ultima istanza, migliori…e credo ne valga davvero la pena.

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