Venerdì 8 agosto, al monastero domenicano Ara Crucis (via degli insorti, 27 – Faenza) sarà celebrata la Solennità di san Domenico. Alle 8 di mattina la celebrazione eucaristica sarà presieduta dal vescovo, monsignor Mario Toso.
“La perenne sorgente della speranza”
Nel contesto dell’anno giubilare ci viene spontaneo incrociare il tema della speranza con la figura di San Domenico. Ne scaturiscono molteplici scintille: ne lasciamo sfavillare alcune, riformulando liberamente qualche riflessione di fra Timothy Radcliffe, confratello domenicano già Maestro dell’Ordine e ora cardinale. Quando san Domenico percorreva la Francia meridionale, mentre la sua vita era in pericolo, era solito cantare con gioia. Come fare altrettanto oggi, in un mondo crocifisso dalla sofferenza, dalla violenza e dalla povertà? Come nutrire una speranza profonda, radicata nell’immutabile promessa di Dio, di vita e felicità per i suoi figli? La convinzione è che lo studio sia una strada per la santità, che apre i cuori e le menti verso gli altri, costruisce la comunità e ci forma come discepoli. Studiare, dando il primato alla Parola di Dio, è un atto di speranza, poiché esprime la fiducia che vi sia un significato nelle nostre vite e nelle sofferenze del nostro popolo. La creazione è l’opera della Sapienza che ha danzato davanti al trono di Dio. È l’opera di Cristo!
Lo studio non può essere solo l’addestramento della mente; è la trasformazione del cuore umano. Non è tanto questione di libri, ma di un atteggiamento rispettoso di tutti e di tutto nella quotidianità. È l’attitudine a rimanere mendicanti di verità, persone in ascolto, pensanti e riflessive sempre. Come san Domenico, spinto alle lacrime e quindi all’azione dall’affamato di Palencia, dal locandiere di Tolosa, dalla situazione penosa di alcune donne di Fanjeaux. Studiare fa parte della gioia di essere pienamente vivi. La verità è l’aria, per respirare la quale siamo fatti; è libertà dagli angusti confini della nostra esperienza e dei nostri pregiudizi. Occorre l’umiltà e il coraggio di prendere sul serio coloro con cui non siamo d’accordo. L’altro ha sempre qualcosa da insegnarci. Padre Marie Dominique Chenu è stato un maestro pronto a imparare da chiunque incontrasse. Spesso, la sera tardi, rientrava da qualche incontro con vescovi, studenti, sindacalisti, artisti, felice di raccontarti che cosa aveva imparato e di chiederti che cosa tu avessi imparato quel giorno. Questo è il frutto dello studio. Non si tratta di un sapere o conoscere da ‘conquistare’ o da preservare, ma piuttosto di una luce da accogliere, da riflettere come uno specchio, da condividere. Che sbriciola la voglia di stare sulla difensiva. Lo studio rende più bello il mondo anche perché fa diventare desiderosi e più capaci di lanciare ponti. Dentro ognuno di noi cova un piccolo teologo a cui lo studio regala la certezza che il mondo trabocchi della vibrante presenza di Dio. Ci siano dati occhi e cuore “radar” per riconoscerla; ci siano dati gesti, parole, silenzi disarmati per indicarla ad altri! San Domenico attraversava le campagne cantando, non solo perché era coraggioso e non solo perché aveva un temperamento lieto. Anni di studio gli avevano dato un cuore formato alla speranza. Studiamo quindi, per condividere la sua compassione e la sua gioia.
Le sorelle del monastero domenicano Ara Crucis














