Dopo la presentazione della bozza del progetto di messa in sicurezza dei bacini del fiume Lamone e del torrente Marzeno, avvenuta nell’assemblea pubblica del 25 giugno, diversi Comitati di cittadini alluvionati del territorio della Romagna Faentina hanno espresso osservazioni, perplessità e proposte, chiedendo alla Regione un approccio più partecipato e soluzioni meno impattanti per la popolazione.

Preoccupazioni per scelte ritenute affrettate e invasive

I Comitati degli Alluvionati della Romagna Faentina hanno preso posizione in merito alla bozza progettuale per la mitigazione del rischio idraulico illustrata dalla Regione Emilia-Romagna. Pur riconoscendo la volontà dell’ente regionale di affrontare con decisione il problema della sicurezza, i comitati evidenziano numerose criticità legate sia al merito delle scelte tecniche, sia al metodo adottato per la condivisione del progetto.

In particolare, lamentano che lo scenario presentato non sviluppi prioritariamente il “Progetto Brath” (che nel 2010 aveva messo nero su bianco la necessità di progettare 4 casse di espansione a monte, su Lamone e Marzeno) , lasciato ad approfondimenti successivi, e che si privilegi l’esecutività rapida delle soluzioni rispetto alla loro effettiva capacità protettiva per abitazioni e imprese.

Inoltre, osservano come la strategia adottata sembri trascurare le soluzioni a monte della città, già prospettate fin dal 2010.

Critiche alle casse di espansione nell’abitato e alle delocalizzazioni

Tra gli aspetti più contestati vi è la localizzazione di nuove casse di espansione all’interno dell’abitato di Faenza, invece che in aree più esterne o montane, misura che comporterebbe disagi e impatti significativi per la popolazione.

Altrettanto critica è la previsione di delocalizzazione di interi gruppi di abitazioni e l’ipotesi di una “tracimazione controllata” a valle, letta dai Comitati come una rinuncia preventiva a esplorare soluzioni meno invasive a monte.

Nonostante queste preoccupazioni, i Comitati affermano di voler mantenere uno spirito costruttivo e avanzano alcune proposte concrete per migliorare la sicurezza del territorio già da ora, in attesa dell’attuazione definitiva del progetto.

Le proposte operative: manutenzione, monitoraggi e gestione delle acque

Tra le proposte più urgenti, i Comitati indicano la necessità di:

dare priorità immediata alla valutazione del rischio degli argini e delle difese territoriali, con strumenti innovativi e aggiornati,

intervenire con decisione sulla manutenzione dei fiumi e sulla gestione della vegetazione, anche in riferimento ai vincoli ambientali che spesso limitano gli interventi,

potenziare la regimazione delle acque nelle zone collinari e montane, elemento ritenuto fondamentale per la protezione delle aree a valle.

Secondo i firmatari, il progetto non può essere oggetto di valutazioni affrettate, vista la sua importanza tecnica ed economica, nonché l’impatto che avrà sulla sicurezza di centinaia di migliaia di persone nei bacini del Lamone e del Marzeno.

Le richieste alla Regione Emilia-Romagna

I Comitati chiedono alla Regione Emilia-Romagna di:

attivare una pausa di riflessione sulla bozza attuale del progetto,

sviluppare soluzioni gestionali e organizzative più efficaci,

istituire un tavolo formale di confronto con i Comitati del territorio, come previsto,

approfondire le criticità evidenziate e quelle che emergeranno nel dibattito,

sviluppare nuove ipotesi progettuali che garantiscano massima sicurezza con minimi disagi per la cittadinanza.

Firmato da sei Comitati di diversa provenienza – Comitato Alluvionati Marzeno, Comitato Borgo 2, Comitato Borgotto, via della Valle, via Chiarini, Comitato Fluire, Comitato La Valle del Lamone – Brisighella e Comitato Orto Bertoni – il documento è stato diffuso il 20 luglio e si chiude con la disponibilità al confronto, nel solco della collaborazione richiesta anche dal Presidente della Regione durante l’assemblea del 25 giugno.