«Vorremmo che chi arriva qui si sentisse come a casa. Ti siedi, ti togli le scarpe, respiri la quiete. Questo è il nostro sogno». Con queste parole Cristina Anderlini, titolare del Matilde del Monticino street food, racconta l’inizio della nuova avventura intrapresa al Rifugio Cà Carnè, cuore del Parco della Vena del Gesso Romagnola. Un’avventura che ha preso il via in punta di piedi lo scorso weekend, tra il verde della natura e il profumo di taglieri romagnoli . Non è la prima volta che Cristina posa gli occhi su questo rifugio immerso nella natura. «Lo avevamo già notato dieci anni fa, quando ci siamo trasferiti a Brisighella — racconta — ma era appena cambiata la gestione. Ora, quando è uscito il nuovo bando, non pensavamo nemmeno di vincerlo. Invece è successo. E così, eccoci qua». Con alle spalle un’attività di street food itinerante ben avviata, la famiglia Anderlini ha deciso di fermarsi e radicarsi. «Abbiamo fatto scelte impegnative, lasciando da parte alcuni progetti per concentrarci qui. Ma ne vale la pena».

Il bando di gestione durerà ancora 2 anni e mezzo

rifugio carne

Nello scorso weekend tra fine maggio e inizio giugno tanti escursionisti hanno fatto tappa qua, i primi giorni sono stati frenetici senza un attimo di pausa. Il menù? È ancora in fase di esplorazione. «Non vogliamo stravolgere il luogo, ma portare un po’ della nostra identità. Ci sarà sempre cucina romagnola, con prodotti a km zero: mora romagnola, pasta fatta a mano, vino delle aziende agricole vicine». Accanto al ristorante, nascerà presto anche un angolo street food dedicato allo gnocco fritto e alle merende con piadina. In cucina lavorano 3-4 persone fisse, supportate da studenti dell’alberghiero e ragazzi volenterosi. «Ci siamo lanciati, al momento, senza grandi pubblicità, solo per dare servizio a chi già frequentava il parco. Ma c’è fermento, famiglie, ciclisti… anche escursionisti a cavallo! Ognuno trova il suo spazio».

Non solo cibi e bevande, ma anche eventi

Matilde del Monticino non è solo cibo. Si vuole fare del Carnè un centro vivo e creativo. In programma: passeggiate al chiaro di lucciola, notti sotto le stelle con gli astrofili, serate acustiche, incontri di yoga. «Ci piacerebbe organizzare giochi di ruolo per ragazzi, magari a tema Harry Potter o Signore degli Anelli. Questo luogo si presta alla magia». Altre collaborazioni sono già in cantiere: piccole rassegne gastronomiche in sinergia con cantine e birrifici del territorio. Il sogno? «Restare qui, diventare un punto fermo. Magari anche quando finirà questo bando, tra due anni e mezzo. Avere un luogo dove crescere, lavorare, creare comunità. Ho vissuto questo parco da bambina, poi con mia figlia. Ora spero che diventi il nostro futuro».

L’inizio è promettente. L’atmosfera è quella di una tavola condivisa, con oltre cento posti all’aperto, dove anche gli sconosciuti si siedono insieme. «Abbiamo in mente anche cestini da picnic, per chi vuole mangiare nel prato. Sempre nel rispetto dell’ambiente».
Lavori di ristrutturazione sono poi in corso per ripristinare le camere dei piani superiori, mentre la capanna scout al momento resta in gestione al custode del Parco, Ivano Fabbri. Il rifugio è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 18, con aperture serali nel weekend e, su prenotazione, anche durante la settimana per gruppi. L’estate porterà orari estesi, eventi, e nuove luci su questo luogo speciale.

Samuele Marchi