È partito lunedì 9 giugno, nel distretto di Faenza, il progetto sperimentale Cardio-Vis nelle Case della Comunità, promosso per rendere l’assistenza cardiologica più vicina, accessibile e personalizzata per i cittadini più fragili del territorio.

Ambulatori cardiologici nei presidi di Castel Bolognese, Riolo, Solarolo e Casola

In fase sperimentale, il progetto prevede l’attivazione di un ambulatorio cardiologico settimanale a rotazione presso le Case della Comunità di Castel Bolognese, Riolo Terme, Solarolo e Casola Valsenio.

L’obiettivo è avvicinare l’assistenza specialistica alle persone con maggiori difficoltà di accesso ai servizi, come anziani, disabili e pazienti cronici, riducendo tempi di attesa e disagi negli spostamenti.

Il progetto si inserisce all’interno della strategia di rafforzamento del legame tra ospedale e territorio, promossa dall’Azienda Usl della Romagna attraverso un modello di sanità integrata e di prossimità.

Una rete tra specialisti, medici di famiglia e Case della Comunità

Elemento centrale dell’iniziativa è la collaborazione tra cardiologi ospedalieri, medici di medicina generale e professionisti delle Case della Comunità, con l’obiettivo di creare una presa in carico più efficace e coordinata dei pazienti. Questo confronto diretto e continuo tra professionisti diversi permette di ottimizzare le cure, costruendo percorsi più personalizzati e tempestivi.

I medici di base potranno richiedere direttamente una visita cardiologica per i propri assistiti fragili, attivando la prenotazione tramite la segreteria della Cardiologia dell’Ospedale di Faenza, e indicando la Casa della Comunità più vicina al paziente.

Un nuovo passo verso una sanità davvero territoriale

Cardio-Vis rappresenta un passaggio concreto verso una sanità più umana e centrata sul paziente, che mira a portare i servizi nei luoghi familiari e quotidiani delle persone, piuttosto che costringerle a spostamenti complessi.

Un approccio che valorizza la prossimità, la continuità assistenziale e la collaborazione multidisciplinare, offrendo un modello sostenibile e replicabile anche in altri ambiti specialistici.

L’auspicio è che, al termine della fase sperimentale, il progetto possa essere esteso e stabilizzato, diventando parte integrante della rete dei servizi sanitari locali.