A Goma il conflitto ha lasciato una scia di distruzione e morte, ma ora i ribelli dell’M23 minacciano Bukavu. Il missionario brisighellese padre Giovanni Querzani racconta l’angoscia della popolazione e le speranze di pace.
“Mentre a Goma la vita riprende timidamente, Bukavu ora è nel mirino dei ribelli. Qui si respira un misto di paura e rassegnazione”, scrive padre Giovanni Querzani nel suo diario. “Sono quasi trent’anni che la gente vive in un clima di guerra e insicurezza. Molti sono stanchi e pensano solo a sopravvivere, ma i giovani si sentono umiliati dalle continue ingerenze del Ruanda, che continua a depredare le risorse minerarie del Kivu”. La minaccia su Bukavu si è intensificata con la presa della cittadina mineraria di Nyabibwe. “Se cade Kavumu, dove si trova l’aeroporto, i ribelli arriveranno inevitabilmente a Bukavu”, avverte Querzani. Il panico si diffonde tra la popolazione: “I commercianti stanno svuotando i mercati, le scuole hanno chiuso e le mogli dei soldati stanno abbandonando il campo militare con i figli”.
In mezzo alla disperazione, una flebile speranza arriva dalle Chiese cristiane, che stanno cercando di mediare un dialogo per la pace. “Abbiamo presentato al presidente Tshisekedi un patto sociale per la concordia nazionale. Il suo governo lo sta valutando”, spiega padre Querzani. Intanto, il premio Nobel per la pace Denis Mukwege ha lanciato un appello: “Fermate il massacro dei congolesi, la pace è possibile”. Ha chiesto alla comunità internazionale di imporre sanzioni economiche al Ruanda e di interrompere i finanziamenti che alimentano la guerra.
Un segnale imprevisto è arrivato dai ribelli dell’M23, che hanno dichiarato un “cessate il fuoco unilaterale per motivi umanitari”. “Forse temono l’arrivo di nuove truppe burundesi in aiuto all’esercito congolese”, ipotizza padre Querzani. Intanto, un rapporto Onu ha rivelato che il bilancio delle vittime a Goma è ancora più grave di quanto si pensasse: “I morti sono almeno 3.000, di cui 2.000 già sepolti in fosse comuni”.
Sul fronte politico, la tensione resta alta. Kinshasa ha emesso un mandato di arresto internazionale contro Corneille Nangaa, leader dell’M23, già condannato a morte in contumacia. Nonostante ciò, il movimento ribelle ha organizzato un grande meeting a Goma, obbligando la popolazione a partecipare sotto minaccia. “Nangaa ha cercato di convincere la gente che la ribellione è per il bene del paese, ma il suo vero obiettivo è chiaro: arrivare a Kinshasa e rovesciare il governo”, denuncia padre Querzani.

Ora tutta l’attenzione è rivolta al vertice straordinario che si sta svolgendo a Dar es Salaam, in Tanzania. “Speriamo che i leader africani riescano a fermare questa guerra prima che Bukavu subisca la stessa sorte di Goma”, conclude padre Querzani. Intanto, in città la paura cresce: “La popolazione teme il saccheggio e le violenze, come già avvenuto nel 2004 con la presa di Bukavu da parte del generale ribelle Nkunda”. L’ombra della guerra continua ad allungarsi sul Congo, ma la voce di padre Querzani e di altri testimoni sul campo resta un faro di verità in mezzo alla tempesta.