Il pendolarismo è una sfida quotidiana per molti studenti e lavoratori che vivono in Mugello e usano la linea ferroviaria Faentina. Tuttavia, negli ultimi mesi, questa sfida si è trasformata in un vero e proprio calvario per le famiglie della zona. Dopo l’alluvione che ha colpito la Romagna nel maggio 2023, i disservizi sulla tratta Firenze-Marradi-Faenza sono diventati insostenibili. Un gruppo di genitori di Marradi, esasperati e inascoltati, ha deciso di alzare la voce, inviando una lettera di protesta ai giornali e sui social. Nella missiva, intitolata simbolicamente “Ora basta!”, raccontano le difficoltà che vivono ogni giorno: treni in ritardo, cancellazioni improvvise, app poco affidabili e autobus sostitutivi insufficienti.

La giornata tipo di un genitore pendolare

La lettera dipinge una realtà fatta di incertezza e stress. La mattina inizia con un controllo compulsivo dell’app di Trenitalia per scoprire se il treno previsto sarà disponibile. Gli studenti, costretti ad alzarsi all’alba, affrontano l’ansia di non sapere se arriveranno in orario a scuola. Anche quando i treni circolano, la lentezza è esasperante: i convogli devono rallentare nei tratti a rischio frane, raddoppiando i tempi di percorrenza. Eppure, sottolineano i genitori, il problema non è solo la velocità: spesso il treno salta fermate, arriva con ritardi inaccettabili o, nei casi peggiori, viene cancellato.

Episodi emblematici di inefficienza

Tra i racconti dei genitori spiccano episodi che rasentano l’assurdo. Il 23 novembre, ad esempio, un treno ha saltato la fermata di Biforco, lasciando i passeggeri sbalorditi. In un altro caso, il 20 novembre, un treno è stato annullato per “scarsa aderenza sulle rotaie”, costringendo i ragazzi a un’odissea tra autobus tardivi e genitori che li recuperavano con le proprie auto. La frustrazione non si limita al tragitto mattutino: anche il ritorno è un’incognita. E mentre gli studenti lottano per arrivare in aula, i genitori vedono compromessa la propria giornata lavorativa.

Un appello alle istituzioni

“Stiamo pagando per un servizio che non c’è,” scrivono i genitori. La critica non si limita ai disagi causati dalle frane: i problemi esistevano già prima, ma ora hanno raggiunto livelli insostenibili. “Cosa possiamo chiedere a questi ragazzi, cosa possiamo pretendere?” si domandano nella lettera, che conclude con un accorato appello alle istituzioni affinché si prendano responsabilità e restituiscano un servizio dignitoso.

La protesta, che raccoglie le voci di un’intera comunità, chiede una soluzione concreta e immediata. “È troppo chiedere di poter studiare e lavorare?” domandano i genitori. Una domanda che, a Marradi, risuona forte e chiara.

(Il Piccolo di Faenza invita i lettori a condividere le loro esperienze e riflessioni su questo tema. La redazione resta a disposizione per eventuali aggiornamenti da parte delle autorità competenti.)