La città di Faenza si unisce alla rete regionale per celebrare la 58ª Giornata internazionale della pace, con una camminata simbolica e l’avvio di nuove iniziative per promuovere la nonviolenza
Faenza si mobilita per la pace
Il prossimo 1° gennaio 2025, in occasione della 58ª Giornata internazionale della pace, anche Faenza sarà protagonista di una mobilitazione regionale dedicata alla promozione della pace e della nonviolenza.
L’iniziativa, che coinvolge numerose città dell’Emilia-Romagna, prevede manifestazioni contemporanee e coordinate che uniranno simbolicamente l’intera regione sotto il segno della pace.
A Faenza, l’evento è organizzato da Overall Faenza Multiculturale e dal Centro di documentazione don Tonino Bello Faenza, in collaborazione con altre realtà locali impegnate nella costruzione del dialogo e della convivenza pacifica.
Il primo appuntamento è presso la Parrocchia di San Francesco, alle 15:30, per l’incontro “Rimetti a noi i nostri debiti: concedici la tua Pace“. Previste testimonianze e la distribuzione del messaggio del Papa.
A seguire, alle 17 partirà, con direzione piazza del Popolo, la Camminata per la Pace. All’arrivo, alle 17:30, lettura dell’appello per la pace e testimonianze.
Un cammino simbolico e un Coordinamento per la pace
La giornata non sarà solo un’occasione per riflettere sui valori della nonviolenza e del disarmo, ma segnerà anche l’avvio della costituzione di un Coordinamento regionale stabile per la pace.
Questa rete avrà il compito di promuovere azioni concrete, come la richiesta formale al nuovo governo regionale di istituire una Delega alla pace e alla nonviolenza, per fare dell’Emilia-Romagna una “Regione di Pace” a tutti gli effetti.
Una mobilitazione per il futuro
L’iniziativa regionale si inserisce in un contesto di impegno condiviso che da anni vede le comunità locali attive su più fronti: dalla sensibilizzazione al disarmo alla promozione dell’educazione alla pace, fino al sostegno agli obiettori di coscienza e ai Corpi civili di pace.
Matteo Zuppi, cardinale e figura di riferimento per il dialogo, ha recentemente sottolineato l’urgenza di un sistema politico più vicino ai cittadini: «La guerra rende urgente un sistema che eviti scelte disancorate dalla volontà popolare: bisogna che le classi dirigenti ascoltino i loro popoli».