Di fronte alle sfide di una società che cambia, la scuola deve essere lì, accanto agli studenti. Senza paura di innovare e, al tempo stesso, di restare fedele ai propri principi. Ed è questo uno degli obiettivi che si è data la Scuola Sant’Umiltà per il prossimo anno scolastico. Per approfondire questi temi abbiamo intervistato Luca Cavallari, coordinatore delle attività didattiche.

Intervista a Luca Cavallari

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Cavallari, quali sono le proposte formative su cui punterete per il prossimo anno?

Parto guardando al passato, al consolidamento di quanto proposto negli anni precedenti e su cui vogliamo continuare a puntare. In questi anni abbiamo cercato di portare sempre nuove proposte. Una di queste è il progetto bilinguismo alle elementari e medie. Un altro focus su cui lavoreremo quest’anno è ampliare il percorso legato al metodo Munari alla scuola d’Infanzia. Si tratta di un percorso pedagogico legato all’arte e alla musica come mezzi di espressione di sé e di relazione con gli altri e con il mondo. Il digitale non ci deve fare perdere la concretezza e l’abilità manuale, che hanno grande valore pedagogico. Per questo cerchiamo di unire le due cose, alle medie per esempio attraverso lo sviluppo delle materie Steam con un taglio laboratoriale. Abbiamo rinnovato i nostri laboratori con stampanti 3d, per esempio, proprio per far sì che i nostri ragazzi possano accrescere la propria intelligenza “anche attraverso le mani”. La strada tracciata in questi anni è quella giusta: quest’anno torniamo ad avere due classi di prima media, e questo per noi è una grande soddisfazione, consolidando al tempo stesso le iscrizioni alle elementari.

Ha parlato di digitale. Oggi uno dei temi al centro del dibattito è l’IA legata al mondo della scuola.

Si tratta di un cambiamento che influirà anche su docenti ed educatori, che devono farsi trovare pronti. Anche col supporto della Fidae porteremo avanti dei progetti specifici. L’obiettivo è non aver paura di questo mondo, ma aiutare i nostri alunni a sviluppare il proprio spirito critico di fronte a questi mezzi. Prima dell’IA c’è sempre l’uomo. È un tema che ci interroga molto come educatori. Sviluppare spirito critico saper formare i ragazzi… permettere all’uomo di essere prima dell’IA, arrivare prima dell’IA e non esserne succubi, interroga molto come educatori.

Su quali altri aspetti si formerà il corpo docente?

La prima giornata di formazione, il 2 settembre scorso, è stata dedicata al tema dell’accoglienza con il prof Francis Contessotto. Nella sua riflessione ci ha accompagnato su cosa significa essere accoglienti, ovvero non lasciare indietro nessuno, gettando lo sguardo su chi fa più fatica. E per fare questo, i docenti in primis devono essere formati e preparati. Poi abbiamo incontrato dieci associazioni e realtà faentine che si occupano di accoglienza, per esempio la Papa Giovanni, la Caritas, l’ass. Insieme a te, l’oratorio di strada cittadino… ci hanno raccontato la loro esperienza e lo spirito educativo con cui operano. Tutto questo serve anche per fare rete e spingere sempre di più verso una vera comunità educante sul territorio, in cui la scuola ha un ruolo in prima linea. E su questi temi legati all’inclusività continueremo a camminare.

Una scuola che non è chiusa in se stessa, ma che si apre all’esterno.

Cerchiamo di aiutare i nostri ragazzi a essere protagonisti nel territorio con vari progetti. Per due anni consecutivi alcune nostre classi hanno vinto il progetto regionale Siamo nati per camminare, con il quale alunni e famiglie si sono impegnati a ridurre l’impatto Co2 nei trasporti casa-scuola. Abbiamo poi relazioni continuative con Insieme a te, che gestisce la spiaggia per persone con disabilità a Punta Marina, i Lions e Rotary che ringraziamo per l’aiuto nell’anno della post-alluvione. Collaboriamo con la scuola Sarti, la Corelli, la scuola di Disegno Minardi, il Centro per le famiglie… collaboriamo con altre realtà educative, per incidere anche nella nostra città.

In questo cammino, protagonisti sono anche i genitori.

Da due anni è nata Educhiamo, associazione che coinvolge i genitori della scuola, anche su spinta del vescovo. Nasce dall’idea di co-progettare l’azione educativa con i genitori. La scuola rimane indipendente nella definizione delle sue strategie, ma i genitori non devono essere solo spettatori, si deve creare con loro un’alleanza educativa imprescindibile.

Su cosa puntare per il futuro?

La scuola non deve dimenticarsi di essere un’agenzia educativa. Deve avere un’identità forte e farsi promotrice di una proposta chiara su come aiutare bambini e ragazzi a diventare grandi nel mondo di oggi. Non nascondo diverse perplessità legate ad alcune proposte pedagogiche che arrivano dal Nord Europa e che puntano solo sull’autonomia dei ragazzi, dimenticando di far crescere in loro altri aspetti, come la dimensione relazionale. Si lascia, per esempio, che il bambino fin da piccolo scelga da solo determinate attività e laboratori, ma questo rischia di creare persone sole e isolate. Si deve puntare anche a favorire lo stare con il diverso, con le persone con cui facciamo più fatica, per sviluppare una competenza relazionale. L’antropologia cristiana, in questo, ha una visione integrale che è imprescindibile.

Samuele Marchi

Foto: Rita Baruzzi