Sono ancora pochi i rimborsi post alluvione richiesti da cittadini e imprese tramite la piattaforma Sfinge, il portale online su cui presentare le domande. Secondo gli ultimi dati dell’Unione della Romagna faentina, sono infatti 110 le richieste delle imprese e 264 le domande presentate dalle famiglie. Le cifre calano in modo netto se si guarda alle pratiche concluse con esito positivo, cioè con importi erogati: 24 per le imprese e 129 per le famiglie. «È trascorso oltre un anno e auspicavamo che si riuscisse a trovare una soluzione per accelerare le procedure per la presentazione delle perizie e le richieste dei contributi» ha tuonato il sindaco di Faenza Massimo Isola. In effetti, dati alla mano, è la burocrazia a spaventare i cittadini.
“Potrebbero essere circa 4 mila le domande potenziali sulla piattaforma”
«Se guardiamo alle richieste che sono pervenute per il Cis, il contributo immediato di sostegno alle famiglie – spiega Antonella Altini, responsabile servizio emergenza per la Romagna faentina – sono 7mila le domande giunte all’Unione. Facendo i conti della serva, ammesso anche che all’incirca la metà abbia avuto soddisfatta la richiesta danni, è legittimo pensare che potrebbero essere circa 4 mila le domande potenziali sulla piattaforma. È bene ricordare che le richieste su Sfinge riguardano la ricostruzione su tutte le pertinenze non comprese nel Cis. Anche chi ha avuto danni a garage o cantina può chiedere il contributo». Ma allora dove sta il problema? «Ci sono persone venute allo sportello che hanno candidamente dichiarato di non voler impazzire con la perizia del tecnico che certifichi i danni subiti». Nel frattempo è arrivata l’ordinanza del commissario Figliuolo per il rimborso dei beni mobili, con un tetto massimo di 6mila euro per unità immobiliare, suddivisi in capitolati di spesa. Da questi indennizzi vanno tolti i soldi del Cis già spesi. Se da un lato è la prima volta nella storia dei disastri del nostro Paese in cui vengono erogati fondi per i beni mobili, si tratta comunque di una cifra troppo bassa, rispetto ai danni subiti, tanto che il sindaco Isola ha già chiesto di alzare la soglia.
Un meccanismo lento, che tanta di snellirsi
Non solo, il dover ricorrere anche in questo caso alla piattaforma con tanto di perizie certificate da un tecnico, è un ulteriore deterrente. «Questo potrebbe indurre anziani o chi ha avuto danni minori a non tentare nemmeno. Invece è importante tenere conto del fatto che la ricostruzione prevede anche il rimborso di piccole quote» precisa Altini. A onor del vero, c’è da dire che, nonostante qualcuno abbia ritirato le domande perché scoraggiato dalla burocrazia, il numero di quelle finite sul tavolo dell’Unione è aumentato, complice anche il fatto, spiega, Altini che i «tempi delle istruttorie si stanno riducendo. Nonostante sia passato quasi un anno dall’uscita delle ordinanze, l’ingranaggio si sta ancora oliando». Un meccanismo lento, spesso farraginoso, che sta tentando di snellirsi, almeno secondo gli addetti ai lavori. «L’ordinanza di ricostruzione non ha un termine – precisa Altini –. Il Cis ancora si deve chiudere, perché c’è tempo fino al 30 settembre per rendicontare le spese». Insomma, burocrazia all’italiana a parte, i soldi ci sono: «noi li vediamo erogati» conclude Altini. Gli sportelli di via XX Settembre sono aperti tutte le mattine dalle 8 alle 12, mentre continuano gli incontri tra la struttura commissariale e i tecnici tutti i giovedì previo appuntamento.
Per informazioni: 0546-691313 attivo dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 13.
Barbara Fichera