“Da Modigliana sta arrivando un’onda improvvisa e di grande entità passando dalla frazione di Marzeno. Si chiede a tutti i residenti di via Moronico, via Moto delle Balze e via Molino Vecchio di evacuare le proprie abitazioni”. Con questo appello disperato il Comune di Brisighella aveva cercato di mettere in salvo dalla piena dell’omonimo torrente gli abitanti della piccola frazione nei pressi di Faenza, colpiti per la terza volta dall’alluvione in 16 mesi.

Una piena paurosa che ha scaricato sulle case alberi, fango e detriti

Un cataclisma senza precedenti per il piccolo borgo. Le immagini del Tramazzo (affluente del Marzeno) che, dopo aver ha superato gli argini a Modigliana, si era trasformato in una valanga di acqua e fango erano rimbalzate sui social in tempo reale la sera stessa dell’alluvione. Una piena paurosa, che nella notte tra il 18 e il 19 settembre ha scaricato tutta la sua violenza di alberi sradicati, fango e detriti di ogni sorta, direttamente sulle case. Il legname, in particolare, ha formato enormi dighe in prossimità dei piccoli ponticelli costruiti nell’immediato dopoguerra, generando una vera e propria esplosione di acqua e fango. Il livello dell’acqua è salito di botto e il corso del torrente è stato deviato dall’alveo nel centro abitato, esondando nella zona del cimitero. Strade che si sono trasformate in fiumi in piena con auto trasportate per decine di metri a valle.

Per Marzeno è la quarta alluvione, Valtieri: “Chiediamo risposte da 10 anni”

“È la quarta alluvione per noi: la prima nel 2014, poi le due del maggio 2023 e infine questa” racconta Lorenzo Valtieri che, oltre ad essere residente nella zona, è anche presidente del Comitato alluvionati Marzeno, una cinquantina tra famiglie e aziende colpite. “È da dieci anni che chiediamo risposte alle autorità competenti – precisa – e non abbiamo ottenuto niente”. Valtieri viveva fino a due settimane fa in una casa indipendente in via Del Palazzo con la moglie e le due figlie di 3 anni e 15 giorni, a fianco dei genitori. La loro casa è stata devastata dalla violenza della piena: porte e finestre divelte, alberi sradicati, persino l’asfalto si è staccato dalla strada. La piena ha scagliato dentro casa oltre due metri di acqua e fango con tutto quello che il fiume ha portato con sè, asfalto compreso. “In assenza di arginature importanti – precisa – il livello del fiume si alza e la corrente impetuosa si infila in strade e case”. E dire che all’alluvione gli abitanti di Marzeno erano arrivati preparati, ingegnandosi per scongiurare il peggio. Non è bastato. “Ovviamente i bambini erano al sicuro, ma noi siamo rimasti, cercando di lottare contro la furia dell’acqua. Avevamo appena finito di ricostruire tutto, cercando di salvare il salvabile con le contromisure che un comune cittadino può adottare: paratie e pompe idrovore”. Rimedi insufficienti per una violenza devastante e incontrollata. “Alla fine – ricorda – siamo stati evacuati con l’elicottero”.  E adesso? “La casa non è agibile, il cortile non esiste più, le cantine sono pericolanti.  Non sappiamo se torneremo a ripristinarla – afferma Valtieri con amarezza -. Essendo la quarta volta e non avendo ottenuto risposte a criticità che segnaliamo da dieci anni, potremmo essere costretti ad abbandonare la zona. La resilienza può arrivare fino a un certo punto. Se veniamo lasciati soli, il territorio andrà inevitabilmente spopolandosi. Abito lì da trent’anni – aggiunge – oggi nel ho 35 e lasciare quella casa sarebbe un enorme dispiacere per me e per i miei genitori. Sono i ricordi e i sacrifici di tanti anni. Senza contare che ogni volta rischiamo la vita. E poi lo shock di mia moglie, appena rientrata a casa dopo il parto e di nostra figlia piccola, che già lo scorso anno ha visto la sua casa distrutta dal fiume”. Come tanti, Valtieri ha avuto danni importanti dalle passate alluvioni “ma ho ricevuto solo i 5mila euro del Cis” precisa.

“Ponti nuovi, uno studio sull’asta fluviale e argini e muri a protezione delle case”

La frazione di Marzeno, cinquecento abitanti in tutto, è divisa a metà tra il comune di Faenza e quello di Brisighella. “Abbiamo individuato e segnalato le criticità agli enti competenti – ricorda Valtieri – l’Agenzia regionale per la Sicurezza sul territorio e i due Comuni di Faenza e Brisighella. I ponticelli realizzati nella zona sono stati costruiti nel secondo dopoguerra e hanno caratteristiche non idonee a sopportare queste piene così impetuose. Sono bassi e hanno i pilastri nell’alveo del fiume”. Come nel caso di Boncellino, l’effetto-tappo è garantito. “Abbiamo purtroppo assistito al rimpallo delle responsabilità, senza contare che i Comuni ci hanno più volte detto che mancano i fondi per realizzare queste opere”. Con i soldi degli interventi di somma urgenza sono stati ripristinati i vecchi ponti, semidistrutti dalle alluvioni. Il punto però è che “bisognerebbe abbatterli – precisa Valtieri – e ricostruirli con caratteristiche idonee. Bisogna assolutamente evitare i tappi. Si tratta senza dubbio di un elemento chiave – spiega Valtieri -, se fossero fatti diversamente, i danni sarebbero meno impattanti”. Ma da soli non bastano per evitare inondazioni. “Va fatto uno studio dell’intera asta fluviale – aggiunge – e questo compete alla Regione. Bisogna individuare gli interventi da fare affinché il Marzeno possa sopportare questi livelli di piena, che ormai non sono più un fattore eccezionale. È dal 2014 che mandiamo Pec alla Regione ma, al momento, non siamo stati ascoltati”. 

C’è poi il problema della messa in sicurezza della cittadinanza. “Nessuno vuole fare argini e muri a protezione delle case – afferma Valtieri – intervento scaricato sui privati. Il problema è così si possono realizzare solo mini-opere e nelle case di proprietà. Se ci fosse la volontà di proteggere l’intero abitato, si potrebbero valutare interventi di protezione complessivi e poi fare accordi con i privati. In questo anno e mezzo non è stato fatto niente se non una pulizia del fiume. Nonostante questo non ci spieghiamo le enormi cataste di legna. Bisognerebbe capire se chi doveva fare i lavori li ha fatti e se chi doveva controllare ha verificato, ma l’evidenza è sotto gli occhi di tutti”. Intanto il comitato di cittadini di Marzeno si sta allargando. “Stiamo unendo le forze per cercare di portare all’attenzione degli enti e autorità competenti le criticità, perché le dinamiche sono sempre le stesse. È questo che fa rabbia. Ringrazio i volontari venuti ad aiutarci che ci fanno sentire meno soli – conclude Valtieri –  l’unico raggio di sole in questo disastro”.

Barbara Fichera