Nelle prime tre settimane di luglio 2024, in Emilia Romagna, non è stata registrata alcuna temperatura record, ma le giornate con temperature massime sopra i 35 gradi sono state dieci. Questo dato indica che le ondate di calore sono oggi più frequenti, più estese, più durature e spesso anche più intense, rispetto al passato. «Il mese di luglio si è distinto per la lunga durata dell’ondata di caldo, iniziata il 6 e proseguita fino al 21: quindi 16 giorni di cui 12 con valori massimi sopra i 35 gradi – spiega Pierluigi Randi, noto meteorologo e presidente di Ampro, associazione di Meteo professionisti –. Considerando che la media “normale” sarebbe di quattro giorni, è evidente come nel corso dell’ultimo decennio, il numero di giorni sopra i 35 gradi sia aumentato in modo sensibile».

C’è caldo e caldo: “oggi si amplificano gli estremi”


D’estate è normale che faccia caldo, ma c’è caldo e caldo. «I dati delle serie storiche indicano che il caldo di oggi è diverso da quello del passato: in Emilia Romagna, in 30 anni, la temperatura media estiva è aumentata di 1,5 gradi. Questo significa che, a livello di temperatura media, si amplificano gli estremi: un esempio sono i 41 gradi toccati nel 2022 e i 43 del 2021. Sono valori che in passato non si erano mai verificati ed è qui che si annida il segnale del profondo cambiamento», prosegue Randi.
L’esperto sottolinea: «Luglio 2024 è stato un mese caratterizzato da caldo costante e sarà ricordato nelle statistiche come uno dei tre più caldi della nostra storia meteorologica. Ad oggi, l’anomalia di temperatura è di circa 2 gradi e mezzo rispetto alla normalità». Possiamo già considerare l’estate 2024 molto calda. «Gli ultimi giorni di luglio avranno temperatura nella norma, ma per agosto abbiamo segnali di un ritorno del caldo – spiega Randi –. La previsione climatologica indica un agosto simile a luglio, ma al momento non possiamo ancora stabilire se avremo nuove ondate estreme».

Il caldo aumenterà: “Potremmo avere estati invivibili”

I modelli di clima indicano il rischio che in futuro le temperature continuino ad aumentare. «Potremmo avere estati invivibili. Gli scenari che descrivono i decenni futuri vedono un trend che prosegue con la stessa velocità di quello registrato negli ultimi anni, quindi è possibile che le temperature del luglio 2022, mese considerato il più caldo in assoluto, tra qualche decennio saranno considerate nella norma».

Le pratiche di adattamento: “Città ombra” e “città spugna”

Cosa fare? Randi spiega che è necessario mettere in atto pratiche di adattamento. «Vi sono vari esempi, sia negli Stati Uniti che in Europa: “la città ombra” e “la città spugna“. Nel primo caso, si tratta di aumentare la presenza di aree verdi: più alberi, meno caldo. Sono stati fatti esperimenti in cui si è visto che durante le ondate di caldo, nelle zone densamente alberate la temperatura è più bassa di quattro gradi rispetto a dove non ci sono alberi. Bisogna investire nel verde urbano, creare vere e proprie oasi, per limitare gli effetti del caldo estremo. Un altro esempio di adattamento è “la città spugna” per rispondere alle precipitazioni estreme e ai temporali violenti che fanno cadere in pochi minuti decine di millimetri di pioggia. Oggi, la rete scolante non è adatta alle attuali forti piogge e non riesce a smaltire la mole di acqua che precipita durante un temporale – prosegue Randi -. Per questi motivi si pensa a città caratterizzate da una nuova rete scolante adattata e con bacini di raccolta che possono essere privati, pubblici o domestici, in grado di conservare l’acqua ed evitare che finisca nelle strade, così da poter essere conservata e riciclata. L’acqua potrebbe essere raccolta sul tetto ed essere riutilizzata per annaffiare, pulire l’auto». Randi conclude: «Questi sono solo alcuni esempi di pratiche di adattamento. In futuro, la cura del territorio dovrà essere indirizzata verso una maggiore resilienza agli eventi meteorologici di tipo estremo, ma per raggiungere questo obiettivo servono la volontà e molti investimenti. Non sarà facile, ma credo che gli scenari che vedremo sul lungo tempo costringeranno la politica a fare scelte più incisive».

Sara Pietracci