E’ trascorso un anno da quei giorni di pioggia, fango e paura. Tra le tante realtà colpite, c’è la Comunità Terapeutica di Sant’Antonio ad Albereto (Faenza) della Cooperativa Comunità Papa Giovanni XXIII. La struttura è stata inagibile per quasi un anno e solo da poco ha ripreso ad essere popolata. Luxia, operatrice presso la struttura, ci racconta quei momenti: «Sono state ore lunghissime. Prima dovevano venire i soccorsi in canoa, poi in elicottero: l’acqua continuava a salire, i cellulari iniziavano a scaricarsi, il cibo, già razionato, cominciava a scarseggiare. Quando è arrivato l’elicottero che ha portato via le prime persone era già l’una di notte, l’acqua era all’ultimo piano, a tre metri da terra. Nel frattempo non si poteva andare in bagno, si usavano dei secchi e poi si gettava tutto fuori dalla finestra, non si sapeva se il cibo razionato sarebbe stato sufficiente. Tutto al buio, perché le luci ovviamente non andavano. Dalla finestra si vedevano decine di maiali galleggiare: qui vicino alla struttura c’è un allevamento di più di 800 maiali che, a causa delle forti piogge, venivano trasportati, morti, dall’acqua e dal fango proprio sotto i nostri occhi». Scene che hanno segnato profondamente le persone accolte nella struttura terapeutica, tanto che per molte di loro, ancora oggi a un anno dall’alluvione, è difficile parlarne. «Nei giorni successivi all’evacuazione molti continuavano ad avere incubi e attacchi di panico – racconta Luxia- tutti hanno fatto dei cicli con una psicologa, ma molti ancora fanno fatica a raccontare quel giorno e mezzo di paura ed attesa». E poi c’è la vita comunitaria della struttura ad essere stata profondamente toccata, tanto che quattro persone delle nove ospitate hanno deciso di abbandonare il percorso terapeutico. La metà degli utenti, quindi, dopo quella sera, lascia la Comunità e il programma. Ma c’è anche chi, come Valerio, sceglie di restare. «Il primo pensiero è stato di poter essere d’aiuto a tutti i ragazzi che sarebbero venuti dopo di me – racconta – , portarli all’interno di questa Comunità che mi aveva accolto». Valerio insieme ad altri utenti e volontari aiuta nei lavori per la ricostruzione della struttura per mesi; hanno sistemato tutto loro, ad eccezione di qualche lavoro all’impianto idraulico ed elettrico. Sono arrivate donazioni tramite crowdfunding hanno permesso, a un anno dall’alluvione, di riaprire le porte di Sant’Antonio.

Emanuela Frisoni