Una mostra in cui si intrecciano sofferenza umana e divina, con uno sguardo sui vinti, che riacquistano nuova dignità attraverso l’arte. È quello che vuole raccontare la seconda mostra in omaggio al Guercino, allestita dall’architetto faentino Franco Bertoni al museo Ugonia di Brisighella. «Da dicembre scorso, il museo civico di piazzetta Porta Gabolo ospita la grande pala brisighellese commissionata dalla famiglia Naldi all’artista Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino», ricorda Bertoni. Nel 1618, infatti, il capitano Francesco Naldi e il fratello decisero di rievocare la memoria del padre Ludovico commissionando al Guercino la grande tela da collocare sull’altare di famiglia. La pala raffigura San Francesco e San Ludovico di Francia, che alludono ai due committenti, in adorazione di un’immagine sacra. Collocata in origine al secondo piano della Colleggiata di San Michele Arcangelo di Brisighella, la pala è stata spostata e messa in sicurezza a causa dei problemi strutturali che tuttora intessano la chiesa. «La tela resterà al museo Ugonia fino al termine dei lavori alla Colleggiata – aggiunge Bertoni –. Per questo abbiamo deciso di omaggiare il Guercino con artisti romagnoli contemporanei che abbiano attinenza con il tema religioso».

Prosegue il ciclo “Omaggio al Guercino” con le crocifissioni di Ruffini

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È nato così il ciclo Omaggio al Guercino, in dialogo con artisti romagnoli contemporanei. Il primo a misurarsi con l’opera barocca è stato l’incisore, pittore e maestro d’arte Pietro Lenzini, la cui mostra si è recentemente chiusa per lasciare il posto alla selezione di opere religiose di Giulio Ruffini, uno dei pittori dell’area ravennate fra i più amati del XX secolo. La mostra presenta una ventina di opere realizzate fra gli anni Cinquanta e Sessanta, con varie tecniche, fa cui olio, acquarello e china. In quel periodo della sua vita, Ruffini indagò e sviluppò temi religiosi. L’artista bagnacavallese puntò a quell’epoca principalmente sulle crocifissioni, grazie alle quali vinse premi prestigiosi come il Domira e il premio Campigna. Giulio Ruffini, nacque a Glorie di Bagnacavallo nel 1921 e morì nel 2011 all’età di 90 anni. « Durante la sua lunga vita – spiega ancora Bertoni – Ruffini è stato particolarmente prolifico. Pittore dalle molte stagioni – aggiunge – tutte caratterizzate da un forte impegno sociale e dal tentativo di salvaguardare valori e principi morali». Di umili origini, figlio di un operaio e di una bracciante agricola, divenne protagonista del clima di ascendenza neorealista degli anni Cinquanta, raccontando poi per tutta la vita le storie degli ultimi attraverso la sua arte.
L’artista bagnacavallese ha sempre avuto molto a cuore la civiltà contadina, che ha visto lentamente sfaldarsi.
La sofferenza che emerge in particolare nelle tele esposte al museo Ugonia, viene spesso gridata attraverso le sue tele, come spiega Bertoni, che aggiunge «Ruffini ha voluto urlare al mondo le sofferenze dei vinti, passando da critiche alla società consumistica a nostalgie di un passato contadino – precisa – in cui, tra sogno e realtà, emerge il rimpianto di un mondo etico che sta scomparendo. La figura del Cristo crocifisso diventa qui il simbolo non solo di speranza, salvezza e vita, ma anche del dolore inflitto agli umiliati di tutti i tempi».
Un messaggio universale dunque, come quello di cui si è fatto portatore il Cristo stesso « oggi purtroppo ancora in gran parte inascoltato» precisa il curatore della mostra. «Per queste mostre brisighellesi – conclude Bertoni – abbiamo scelto artisti figurativi, per il persistere in loro di una vocazione umanistica, capace di affrontare il destino dell’uomo, senza formalismi e autoreferenzialità. I contenuti culturali del progetto – conclude –non sono solo per i cultori dell’arte, ma si rivolgono a tutti».
La mostra resterà aperta fino al primo settembre, tutti i festivi e prefestivi dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.

Per info, visite e prenotazioni: Museo Ugonia 054685777
Ufficio Cultura 0546994405.

Barbara Fichera