Nessuno vorrebbe mai rivivere momenti tremendi, né vederli vivere agli altri. L’allerta meteo della scorsa settimana e le immagini della Toscana colpita dall’alluvione hanno inevitabilmente riportato la nostra mente al maggio scorso a Faenza. Certi ricordi non si dimenticano. E non li dimenticano neanche i bambini che a ogni pioggia si spaventano. Una delle scuole con più bambini e ragazzi colpiti è sicuramente l’Istituto comprensivo Carchidio-Strocchi, in Borgo, seppur fortunatamente priva di danni alle strutture. Così è nata l’idea di dare modo anche ai più piccolini di superare il trauma e di contribuire alla ripresa attraverso un lavoretto presentato alla festa della scuola lo scorso 7 ottobre. Una colomba di legno da costruire e colorare: un piccolo kit per riprendere il volo.
La maestra Carcioffi: “E’ passato del tempo, ma la pioggia fa ancora paura”
A idearlo è stata Luigia Carcioffi, maestra della scuola materna Charlot, in via Riccione. «Tutto è nato dalla storia di Mosè, del diluvio universale che si chiude con il volo di una colomba – ci spiega l’insegnante –. L’idea è nata durante l’estate per raccogliere fondi per i nostri ragazzi, molto colpiti. Così abbiamo fatto realizzare 1.500 colombine su legno. I bimbi avevano un kit con le colombe da colorare e decorare che poi poteva essere regalato e l’offerta libera è stata poi destinata agli alluvionati». Un simbolo di rinascita di cui si ha bisogno e che permette di avere ancora cura delle fatiche dei più piccoli. «All’interno della nostra scuola ci sono varie fasce d’età, dall’infanzia alla preadolescenza. Anche i più piccoli sono stati molto colpiti e ancora oggi quando piove i bimbi vanno in crisi. La parola alluvione alla fine emerge sempre e scoperchia i ricordi di tutti. Loro ne parlano con naturalezza ma questo racconto esprime sempre una loro ansia. Adesso è passato più tempo e ma la pioggia fa ancora paura». Come fare allora per dar loro una mano? «Vanno ascoltati. Poi la vita riprende e si fa presto a farsi prendere da altro, ma non dobbiamo perdere di vista il centro del nostro lavoro di insegnanti: i bambini, i ragazzi».
Letizia Di Deco