Cinque anni fa, era l’inizio di novembre del 2018, scrissi su questa pagina dei vari animali selvatici, a due e a quattro zampe, un tempo del tutto sconosciuti nel nostro ambiente e oggi invece sempre più presenti tanto da creare pure dei problemi. Penso che sia capitato a molti di provare una piacevole sorpresa nel vedersi attorno porcospini, scoiattoli, merli o colombacci che vivono tranquillamente in mezzo a noi e mettono anche su famiglia. Meno piacevole e, sicuramente, più problematica la convivenza con altre specie, sia di volatili (cornacchie, gazze e picchi), sia di mammiferi (nutrie, istrici, tassi, volpi, lupi e cinghiali) che stanno causando danni all’ambiente e alle attività dell’uomo.
Sarna
Senza andare troppo lontano voglio parlare di quello che sta succedendo a Sarna e che è poi quanto sta capitando un po’ in tutta la Romagna e in tante altre parti dell’Italia. Sarna, lo dico per chi non fosse pratico della zona, si trova immediatamente a sud di Faenza in quella fascia che dalla riva destra del Lamone arriva in cima alla collina che si affaccia sulla vallata del Marzeno. È un paesaggio particolare, quello di Sarna, in cui ad ampi terreni coltivati a frutta o a viti, si alternano varie zone boschive presenti sui pendii della fascia alta da cui scendono alcuni “re” (quei torrentelli che per diversi mesi all’anno portano al Lamone l’acqua delle risorgive) e in particolare lungo i Canalacci. I Canalëz, percorrendo la via Sarna verso Brisighella, ve li trovate a destra fra il pilastrino con l’immagine della Madonna e la strada che va verso la chiusa di Errano. Si tratta di una specie di “solco” largo e profondo scavato dalle acque (forse dal Lamone stesso) nel corso dei millenni che negli ultimi decenni si è andato via via ricoprendo di vegetazione fitta, rigogliosa e intricata. Appartenevano un tempo ai proprietari della vicina Villa Gessi che, tenendoli in perfetto ordine e utilizzando l’allora abbondante acqua de re de Spade˜, ne avevano fatto un piacevole luogo di riposo e di svago durante la villeggiatura estiva in villa. La vicinanza con Faenza, da cui distano circa 4 chilometri, in tempi più recenti (e almeno fino agli anni Cinquanta del ‘900) ne avevano poi fatto una delle mete preferite dai fidanzati faentini per le loro gite domenicali, a piedi o in bicicletta per ritirarvisi al riparo da occhi indiscreti.
I cinghiali nei Canalacci
Ammesso che uno oggi riuscisse a penetrae int i Canalëz, in quell’intrico di vegetazione che ci è cresciuta, gli occhi puntati su di lui sarebbero veramente tanti, in particolare quelli dei cinghiali che vi si sono accasati e vi prolificano a tutto spiano. Rintanati in grande tranquillità durante il giorno, verso sera e per tutta la notte sono in giro per le loro scorribande mangerecce. Ritrovarseli all’improvviso sulla strada con il rischio di rimetterci la carrozzeria della macchina, come è già capitato a tanti, non è certo piacevole, come non è piacevole incontrarli mentre si passeggia o ritrovarsi al mattino con i campi e i raccolti rovinati. I cinghiali, una trentina quelli attualmente presenti nei soli Canalacci, hanno pure da riempire la pancia e in una notte ne fanno di lavoro! Ne sanno qualcosa i Valgimigli che abitano alla Riva, il podere che costeggia i Canalëz. Loro sono i primi a trovarseli nel campo e attorno a casa, specie adesso che è in corso la raccolta delle noci di cui quegli animali sono particolarmente ghiotti. Andati a vuoto tutti i tentativi fatti per allontanarli, quelli della Riva sono stati costretti, con una spesa non indifferente, a stendere tutto attorno al loro campo, piantato a noci, alcuni chilometri di filo che conduce corrente a bassa tensione. L’essersi così imprigionati in casa loro servirà a tener lontani i cinghiali? I Valgimigli lo sperano, ma il problema resta perché quel branco di famelici suini andrà a riempire la pancia qua e là per Sarna divorando tutto quello che di commestibile riescono a trovare. Come fare allora per risolverlo? Fra le tante proposte che circolano per Sarna la più quotata è questa: «Cun chi trenta zingeˉl u s’putreb fê tóta zuzeza!». E sarà pure saporita, aggiungo io, con tutto quel ben di Dio che si son mangiati!
P.S. Vi ricordo che durante questo fine settimana (venerdì 13, sabato 14 e domenica 15 alle ore 21) nel Teatro dei Folodrammatici L.A. Mazzoni la Bertòn darà inizio alla stagione teatrale 2023-2024 con E’ Bota sò 2023. I biglietti li potete prenotare telefonando al 377 3626110, su Whatsapp attivo tutti i giorni, oppure acquistare direttamente nelle serate di spettacolo.
Mario Gurioli