«Fare qualcosa di gratuito per gli altri fa bene anche a chi dona e a tutto il territorio. È uno scambio di emozioni e di punti di vista fortissimo». A dirlo è Vanda Cattani, volontaria dell’associazione Genitori ragazzi con disabilità (Grd). È lei la vincitrice del premio Mariposa 2023: il riconoscimento dato dalla Consulta del Volontariato della Romagna faentina a una volontaria che si è distinta negli anni per la sua passione e per il suo impegno. Il premio di mille euro, che le è stato consegnato a Faenza domenica scorsa durante la Festa delle associazioni, sarà devoluto all’associazione di cui fa parte. Vanda è la vice presidente di Grd e ha visto nascere questa realtà fin dagli albori, all’inizio degli anni 2000 e che oggi raggruppa una trentina di famiglie. Con tanta soddisfazione guarda ora il cammino che è stato fatto verso l’autonomia da tutti quei ragazzi accompagnati dalle loro famiglie, tracciando strade nuove, impensabili forse senza l’aiuto dell’associazione. Un cammino lungo che ha portato tanti giovani a crescere nell’autostima e nelle competenze acquisendo ruolo da protagonisti nella società: tra di loro anche il figlio di Vanda, Luigi, che ha deciso di avviare un percorso verso l’autonomia abitativa grazie all’associazione e alle abitazioni messe a disposizione dalla Comunità Papa Giovanni XXIII.

Vanda Cattani: “La sfida più difficile oggi? L’inserimento lavorativo dei nostri ragazzi. Si può fare di più”
Vanda, come è partita questa avventura?
Da molto lontano. Sui temi legati all’autonomia dei nostri figli facevo riferimento a Bologna, poi ho capito che era importante appoggiarsi a una realtà del territorio. Il tutto è nato all’inizio in maniera molto informale: ci si incontrava con le altre famiglie in un’ottica di mutuo aiuto e condivisione. Poi si è sentita l’esigenza di strutturarci: avere una sede, essere riconosciuti dal territorio e dalle istituzioni. E così agli inizi degli anni 2000 siamo nati come associazione, crescendo di anno in anno e promuovendo progetti che hanno una ricaduta concreta non solo sui nostri figli, ma su tutto il territorio.
Uno dei progetti a cui sei più legata?
Tra i tanti, direi La Bottega della loggetta, che abbiamo aperto dieci anni fa. Con essa è partito anche un percorso di formazione delle famiglie con l’università di Bologna: siamo noi i primi a dover accompagnare i nostri figli verso l’autonomia e a dover avere gli strumenti giusti. E questa formazione ci ha aiutato molto a credere e avere fiducia che nostro figlio potesse cavarsela da solo: il “dopo di noi” infatti si costruisce “durante noi”. Ed è una grande soddisfazione vedere i nostri giovani per esempio abitare da soli, fare la lavatrice, gestire la spesa quotidiana… Il 14 ottobre inaugureremo un nuovo step di questo progetto: Le Botteghe in via Pistocchi, nato in collaborazione con Ceff che sviluppa il precedente progetto della Loggetta. Sarà un vero e proprio laboratorio.
Qual è la sfida maggiore oggi?
Trovare lavoro per i nostri ragazzi. Gli inserimenti lavorativi ci sono, ma sono ancora pochi. Avere un lavoro porta tante cose ai nostri ragazzi: non solo lo stipendio, ma anche autonomia, autostima, ti dà un ruolo sociale. Chiaramente la mansione deve essere a seconda delle capacità della singola persona e a quanto può fare. Non deve essere un fatto pietistico: deve essere un lavoro vero e proprio. Inoltre, questo tipo di inserimenti rappresentano un valore per tutta la collettività, perché una persona passa dall’essere assistita a portare invece valore nella società, a dare il proprio contributo attivo. Questo porta anche risparmi da parte dello Stato che possono essere utilizzati per sostenere invece altre situazioni di bisogno. Anche per l’azienda stessa, poi, inserimenti di questo tipo rappresentano un arricchimento, anche dal punto di vista sociale e culturale.

Sulla disabilità ci sono ancora pregiudizi?
C’è una sfida culturale da superare, in ambito disabilità, e in questo l’associazionismo può fare moltissimo nel superare i pregiudizi. Ancora oggi, si dà per scontato che una persona con disabilità cognitiva non possa prendere decisioni autonome o debba essere sempre trattata con i guanti di velluto in ogni occasione. E questo non va bene, perché come detto, si scade nel pietismo e non favorisce la crescita dei ragazzi stessi. Ogni progetto che come Grd portiamo a compimento con successo è un passo in più per dare maggiore consapevolezza a tutto il territorio su questi temi.
Gli eventi alluvionali hanno colpito la vostra realtà?
Alcune nostre famiglie sono state direttamente alluvionate. Fortunatamente invece gli appartamenti dei progetti di autonomia abitativa e la bottega non sono stati colpiti. Sicuramente, l’impatto emotivo per i nostri figli c’è stato. Hanno avuto paura. In questi mesi, abbiamo cercato di far vedere loro, però, come la città stia ripartendo, rimboccandosi le maniche. Bisogna credere nel futuro e impegnarsi.
Che emozioni hai provato nel ricevere il premio Mariposa?
Una grande soddisfazione, ma è un riconoscimento con tutta l’associazione per tutto il cammino fatto in questi anni. Chi fa volontariato poi sa benissimo che si riceve più di quanto si dà. E’ una cosa bellissima.
Samuele Marchi