Con Umberto Boschi ci conosciamo fin dai primi anni Novanta del secolo scorso, da quando cioè lo ebbi come collega durante un suo rapido passaggio nella Scuola Media Strocchi in Borgo (dove già insegnava suo fratello Franco) prima che si accasasse definitivamente alla Scuola Media Europa. Qualche tempo fa mi ha fatto avere due sue pubblicazioni che mi hanno letteralmente sorpreso; pur conoscendone le già notevoli doti eclettiche che gli hanno consentito di spaziare dal campo matematico-scientifico a quello artistico, dove ha conseguito importanti risultati, ero lontano dal pensare di ritrovarmelo pure come un abile scrittore che sa unire il racconto di sé a una minuziosa ricostruzione storica di eventi locali, nazionali o mondiali che fin dal suo primo vagito hanno accompagnato poi la sua esistenza. In ognuna delle sue due fatiche, “Ricordo con leggerezza dal 1940 al 1961 tra Faenza e Brisighella” e “Diario di uno studente lavoratore dal 1962 al 1972, tra Brisighella, Faenza e Bologna”, appare evidente infatti il lungo e paziente lavoro di consultazione di riviste, giornali nazionali o locali (Corriere Padano, Giornale dell’Emilia, Il Resto del Carlino, Echi di Val d’Amone, Il Piccolo) alla ricerca di fatti di cronaca, di eventi storici, sociali, culturali e sportivi che seguono giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno per anno le varie tappe della vita del giovane Umberto. Ne viene fuori un amarcord personale che si intreccia con tutto quel che è successo nei primi trent’anni di Umberto e che si snoda fra tre località: Faenza, Brisighella, Bologna.

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Brisighella, Festa della Beata Vergine del Monticino 1983, i tre fratelli Boschi: da sinistra Pier Franco, Giovanni e Umberto.

A Faenza, dove nasce il 24 febbraio 1941 nella casa d’angolo fra via Oriani e via Salvolini, terzogenito (preceduto dai fratelli Giovanni e Pier Franco) di Giacomo (Mino) Boschi e di Alide (Alida) Carroli, inizia la sua avventura, che gli viene raccontata dai suoi famigliari, interrotta dopo un paio d’anni dalla catastrofe del passaggio del fronte. Brisighella , città natale della mamma Alida e della nonna paterna Clementina, sorella di monsignor Giuseppe Tondini, dove i Boschi si trasferiscono per evitare le bombe che cadono su Faenza, sarà la seconda tappa. Lì, nella casa dei nonni Luigi (Palì) e Teresina Carroli, Umberto trascorrerà gli anni cruciali della guerra protetto dall’affetto di chi gli sta vicino e i suoi ricordi, prima piuttosto vaghi, si faranno poi sempre più nitidi e ricchi di fatti e di nomi. A Brisighella, dove la famiglia ritornerà per qualche tempo nell’immediato dopoguerra, inizierà l’avventura della scuola, terminata a Faenza prima in via Castellani, poi in via Santa Maria dell’Angelo durante il periodo delle medie e del liceo classico. Quelli della scuola saranno anche gli anni in cui Umberto viene coinvolto in tante e forti amicizie, condivise ancora oggi, con un incredibile numero di coetanei. E per ultima c’è Bologna, dove fra alti e bassi, ma sempre circondato da un’infinità di amici, Umberto, ormai uomo maturo, concluderà gli studi che lo lanceranno verso nuove avventure.

L’avvincente racconto dei suoi primi trent’anni costituisce un intreccio fra una miriade di personaggi con cui è cresciuto e ha interagito condividendo avventure, emozioni, sensazioni e pure disagi. L’amarcord che ci propone Umberto raccontando tutto di sè in modo piacevole e scorrevole, potrebbe benissimo essere quello di ciascuno di noi che, più o meno nello stesso periodo segnato da grandi trasformazioni in campo sociale, politico ed economico, abbiamo vissuto esperienze simili alle sue. Leggendo i suoi scritti riaffiorano i ricordi di un modo di vivere la gioventù in una maniera tanto diversa da quella dei giovani d’oggi, sia nel modo di divertirsi che in quello di rapportarsi con il mondo degli adulti, in famiglia, a scuola , nel lavoro e nei momenti di aggregazione.

Ho accennato all’inizio alla naturale vena artistica di Umberto; ebbene riemerge anche nel suo modo di scrivere dove si ritrovano i toni pacati e soffusi che danno alle descrizioni la leggerezza e la serenità dei suoi tanti paesaggi. Quando gli ho fatto notare che alle sue indubbie capacità artistiche si sommano pure quelle letterarie lui ha sorriso dicendo “Beh, non per niente ho fatto il liceo classico!”.
Prima di lasciarci mi ha confessato che sta già lavorando da tempo a una nuova pubblicazione in cui parlerà di tante altre sue avventure.
Chi fosse interessato a conoscere quelle di cui vi ho parlato può rivolgersi alla Bottega Bertaccini in corso Garibaldi 4.

Nella foto di copertina: Brisighella, Festa della Beata Vergine del Monticino 1987, da sinistra: Federica e Michela (figlie di Pier Franco), Gian Luigi (figlio di Giovanni), Francesca (figlia di Umberto), Maria Angela Montanari (moglie di Umberto), Umberto, Alida Carroli, Concetta Marcucci Patuelli, Alda Raggi (moglie di Franco), Giovanni e Pier Franco.
Foto di Franca Patuelli (moglie di Giovanni).