Animazione è sinonimo di vivacità ma anche espressione dello spirito dei ragazzi di Foore animation, uno studio di animazione nato dal percorso del pre-incubatore Contamination Lab. Il fondatore è il faentino Giona Dapporto, 25 anni, che ci racconta come è nata questa realtà, quali passi ha già mosso e quali sogni ha per il futuro. «Lavoravo già nel cinema di animazione – dice Giona – e avevo intenzione di aprire uno studio mio, così mi sono messo all’opera. Ho iniziato a lavorare a questo progetto da casa e poi sono arrivato, a marzo dell’anno scorso, al bando del Contamination Lab. Ho subito pensato che avere uno spazio mi permettesse di organizzare e creare un punto di riferimento per gli artisti che lavoravano con me sarebbe stata un’occasione preziosa. Ci hanno selezionato aiutandoci molto a mettere a fuoco cosa significa doversi occupare anche dell’aspetto imprenditoriale e a cosa bisogna fare attenzione».
Il progetto è nato all’interno del Contamination lab di Faenza
Oltre a Giona ci sono altre quindici persone dietro i lavori di Foore animation: «A seconda dei progetti contatto il team, che attualmente vede cinque persone in studio in presenza, e altre dieci persone da remoto». Si tratta di un team che coinvolge artisti da tutta Italia, da Bari ad Asti, da Alessandria a Monza, in un settore, quello dell’animazione, che spesso viene erroneamente considerato cinema di serie b. Non è così: «C’è mercato – spiega Giona – anche se adesso il cinema di animazione vive un momento di transizione. Durante la pandemia abbiamo avuto il boom soprattutto sulle piattaforme streaming. Adesso ci sono difficoltà che portano a licenziamenti e chiusure di studi cinematografici, quindi c’è un periodo di stallo, ma c’è comunque fermento».
Tra le collaborazioni, quella con Rai Ragazzi
Tanti sono infatti i progetti che vogliono realizzare i ragazzi di Foore. Attualmente lavorano aiutando come service altre produzioni, tra le quali anche Rai Ragazzi. «Il nostro obiettivo è creare anche storie nostre, partendo da zero per arrivare alle piattaforme – dice Giona – questo significa andare ai mercati, incontrare i broadcaster ovvero i responsabili delle piattaforme come Rai o Netflix, creare un pitch, cioè un corto, un trailer o un libro illustrato che riassuma l’idea della storia. Quindi si deve presentare ai vari broadcaster o partner il progetto e poi avute le approvazioni si parte con la produzione e stando attenti a rispettare la deadline, la scadenza».
Letizia Di Deco